Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

IL LADRO IN CASA (Scene della vita borghese).

ATTO TERZO.

Scena settima. Marco Lonelli e detti.

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Scena settima. Marco Lonelli e detti.

 

MARCO.  Buon .

FORTUNATA.  Buon giorno.

CARLO.  Signor Lonelli!

MARCO.  Non c'è qui mio nipote?

CARLO.  No, c'era però un quarto d'ora fa.

MARCO.  Meno male.

CARLO.  Perché meno male?

MARCO  (ridendo). Ah, niente, niente… per una mia idea particolare. Ma non sapeva ch'era in procinto di cambiare di abitazione.

CARLO.  Ignazio cambia di casa? Chi l'ha detto?

MARCO.  Nessuno. Nella loro casa abita altra gente. Si capisce che loro non vi stanno più.

FORTUNATA.  Impossibile! Ce ne avrebbero pur detto qualche cosa!…

MARCO.  Allora sono fuggiti. Loro non sanno davvero dove abitino ora?

CARLO.  Se non sapevamo neppure che volesse cambiar casa

MARCO.  Ah, il brigante! Me l'ha fatta o me la vuol fare!

CARLO.  Che cosa intende?

MARCO.  Mi risponda prima lei! Ho scontato ieri ad Ignazio un suo «Pagherò». Eccolo. È suo? (Gli mostra una cambiale.)

CARLO.  Ma sì; è la mia firma. (Guarda con più attenzione.) Ma questa cambiale è falsa!

MARCO  (correndo verso l'uscita). Allora so cosa mi rimane a fare!…

CARLO  (trattenendolo). Un momento, signor Lonelli! Se questa cambiale fu falsificata da Ignazio, con l'intenzione di danneggiare lei, suo zio

FORTUNATA  (interrompendolo).… A te deve sempre ancora ventimila franchi?

CARLO  (agitatissimo). Che c'entra questo? Egli mi deve questo ed anche di più. Ma pagherà, pagherà di certo!

MARCO.  Ma possibile che non abbiate ancora compreso di che si tratta?

CARLO  (risoluto). No, non l'ho compreso, e sono anzi certo che voi v'ingannate! Vi dico che non può essere

EMILIO  (scoraggiato). Ma non sarebbe neanche impossibile.

MARCO.  Ho capito che voi ci perdete più di me e toccherebbe a voi sporgere denunzia. Se volete farlo, vi do la cambiale con la firma falsificata.

CARLO.  No. Non ancora! Da qui ad un'ora Ignazio sarà qui.

MARCO.  Un'ora? Volete attendere un'ora? Datemi la cambiale. (La prende e la intasca.) Attendetelo con calma. Vi garantisco che ve lo conduco. (Via.)

EMILIO.  Capisco che i miei cinquemila franchi se ne sono iti. Voi perdete molto di più.

CARLO  (cade seduto piangendo e nascondendosi la faccia). Oh, s'è vero, povera la mia famiglia!

FORTUNATA  (vicina a lui). Senz'avvisarmene avevi dato dell'altro denaro ad Ignazio.

CARLO  (prendendole la mano e tenendosi ancora la faccia coperta). Sì, Fortunata, perdonami! Ho fatto male. Ho fatto male, perché nel mio stato attuale non avevo diritto di affidare tanto ad un sol uomo. Ma egli mi diceva sempre che per salvare i primi danari datigli, gliene occorrevano degli altri, e mi sono lasciato abbindolare.

FORTUNATA.  E quanto in tutto?

EMILIO  (imbarazzato è andato verso la porta). Dato che lei non crede ancora che il signor Ignazio sia fuggito, c'è sempre tempo a disperarsi. Per i miei cinquemila franchi io non farò alcun passo. Attenderò ciò che lei vorrà comunicarmi in proposito. Coraggio! Si ricordi, ad ogni modo che lei ha dei buoni amici!

CARLO.  Mille grazie, signor Emilio! (Emilio via.)

FORTUNATA.  Tu non esci? Non vai ad accertarti del fatto? Eventualmente a provvedere.

CARLO.  Sì, andrò subito, ma non farti vane lusinghe, povera moglie mia! Provvedere? e a che? Se il marito di mia sorella è fuggito, vuol dire che non poteva provvedere ai suoi impegni, neppure a quelli contratti con me. Ma forse non è fuggito. Chissà!!

 


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