Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

IL LADRO IN CASA (Scene della vita borghese).

ATTO QUARTO.

Scena terza. Elena e detti, poi Carla.

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Scena terza. Elena e detti, poi Carla.

 

ELENA.  Si può?

CARLO.  Entri, signora. Ieri suo marito mandò a vedere se lei era qui.

ELENA.  Fu un malinteso.

CARLA  (entrando). Oh, Elena (Le getta le braccia al collo e si mette a piangere.)

CARLO  (a Marco). Si ricordi di non dire nulla a mia sorella di quanto lei disse or ora!

MARCO.  Come vuole. Ma a sua volta - n'è sicuro? - sua sorella non saprà nulla di nuovo sul conto del marito? Questa era la domanda che ancora avevo da farle.

CARLO.  Carla è da ieri sera con mia moglie. Non la lasciò un minuto.

MARCO  (dopo un po' di esitazione). Ebbene, mi do per vinto. (Rivolto a Carla.) Nipote mia, devi darti pace! Sono cose che accadono tutti i giorni, anche più volte al giorno

CARLA.  E non avete sue nuove?

MARCO.  Nessuna. Fu visto alla stazione… (Un movimento di Carlo lo interrompe.) Fu visto, insomma, partire e poi più nulla… Sai tu qualche cosa di più preciso?

CARLA  (giungendo le mani con gioia). Allora è in salvo!

MARCO  (alzando le spalle). Se ciò ti fa piacere! Buon giorno! (Via.)

CARLO  (a Carla). Adesso spero di vederti più tranquilla. Come vedi io sopporto molto bene le mie disgrazie. Fa tu lo stesso. (Avviandosi.) Di' a Fortunata che a mezzodì sarò a casa. (Ad Elena.) Buon giorno, signora! (Via.)

ELENA  (a Carla). Oh, finalmente! Carla! Dov'è Ignazio? A me lo puoi confidare

CARLA.  A quest'ora in Svizzera. A meno che non gli sia toccato una disgrazia.

ELENA.  Davvero? E non ne sai di più?

CARLA.  No, assolutamente. Null'altro.

ELENA  (disperandosi). Povera me! Come fare, allora?

CARLA  (allarmata). Che c'entri tu?

ELENA.  Non per lui, non per lui! Ha con sé tutte le mie gioie, oro e pietre preziose per ventimila franchi

CARLA.  Di questo né Ignazio né tu mi diceste mai una parola!

ELENA.  Da quando ti sei sposata per i miei gioielli mi servivo da lui…

CARLA.  Ma tutte le tue gioie?

ELENA  (disperata). Oh, sì, tutte. Non mi rimangono che questi orecchini che non gli diedi, perché volevo tenerli addosso. Come farò? Come farò, mio Dio? Cosa dirò a mio marito?

CARLA  (calma con sforzo). Ma perché desti?

ELENA.  Non ti dissi ch'era il mio gioielliere?

CARLA.  Ma tutte. Tutte?

ELENA.  Ma sì. Alcune volevo far rilegare, altre soltanto pulire, ad altre infine occorrevano delle riparazioni.

CARLA.  Tu dirai a tuo marito la verità, ecco tutto. Cosa c'è da disperarsi?

ELENA.  Ma mio marito non sapeva che io le aveva date ad Ignazio.

 


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