Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

IL LADRO IN CASA (Scene della vita borghese).

ATTO QUARTO.

Scena quarta. Fortunata, detti, poi Catina.

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Scena quarta. Fortunata, detti, poi Catina.

 

FORTUNATA.  La signora Elena! Ieri sera

ELENA.  Lo so signora. Fu un malinteso. Mio marito mi aveva compreso male.

FORTUNATA.  Così? Me l'ero immaginato.

ELENA.  Le distrazioni di Emilio producono spesso tali malintesi. Adesso l'ho reso avvertito che mi trovo qui, ma chissà che lui non mandi a cercarmi? È meglio che scenda un istante; poi ritornerò a fare un po' di compagnia a Carla. Addio, Carla! (La bacia.) Buon giorno. (Via.)

FORTUNATA.  Ha l'aria di una fuga. Ieri a sera la signora scomparve tutto ad un tratto senza lasciare notizie di sé, neppure al marito. Poco prima s'era fatto prestare da me un cofanetto che può servire anche per viaggio. Chissà quale mistero si cela qui sotto! qualche appuntamento andato a male! Dev'essere stato proprio un malinteso; ce lo ha detto ella stessa. Intanto ecco una cosa che in te mi dispiaceva… quest'amica che ci fece tanto del male… Intanto, facendoti fare quel brutto matrimonio.

CATINA  (in orecchio a Carla). In quello stanzino c'è qualcuno che l'attende.

CARLA.  Chi mi attende?

CATINA  (strizzando l'occhio verso Fortunata). St! Suo marito.

CARLA  (minaccia di cadere). Mio marito… qui?

FORTUNATA.  Tuo marito?

CARLA.  Ignazio, qui? Ma dunque non è salvo? Ignazio! Ignazio! (Apre la porta, si vede Ignazio nel mezzo del camerino che beve da una tazza.) Tu, qui! tu qui! Quale imprudenza! Se ti prendono! Perché non sei fuggito? Qui ti cercano, sai! Oh, se ti trovano! Io ne morrei!

IGNAZIO.  Calma, calma, mio tesoruccio! Non sono preso ancora! (Nel sortire vede Fortunata.) Ma Carla, tu mi tradisci… Io non voleva esser veduto!

FORTUNATA  (ironicamente). E questo desiderio era molto fondato.

IGNAZIO.  Sfido io! Mi si cerca e tanto minor numero di occhi che mi vedono, tanto minore è il pericolo di venir preso! Non mica ch'io diffidi di lei, signora cognata, ma una parola imprudente è detta presto!

FORTUNATA.  Potrebbe deporre quella tazza! (Additando la tazza che Ignazio tiene in mano.)

IGNAZIO.  È vero! (La vuota e la depone sul tavolo.) Scusi, se bevevo il suo latte senza chiedergliene il permesso. Ma avevo molta fame. Sono più di dodici ore che non mangio con calma!

CARLA.  Ma perché, perché non sei fuggito?

IGNAZIO.  Io voleva fuggire, ma… non mi si lasciò. Alla stazione mi accorsi d'essere sorvegliato, e già sul punto di partire trovai più prudente rimanere.

FORTUNATA.  Così, lei, dopo fatti tutti i preparativi, ha dovuto abbandonare tutto?

IGNAZIO  (con dispiacere). Tutto, sì, tutto.

FORTUNATA  (con intenzione). Tutto? Tutto?

IGNAZIO  (sorpreso). Se glielo dico. Tutto, si, tutto.

FORTUNATA.  E la signora Elena?

CARLA.  Che dici?

IGNAZIO.  La signora Elena non è in casa sua?

FORTUNATA.  Sì, ci è ritornata poco fa. Quasi contemporaneamente a voi. Son cose che non mi concernono. Sentite! Se volete rimanere nascosto qui, rimanete pure. Naturalmente quando Carlo verrà a casa, io lo avvertirò che ci siete. Del resto non abbiate timore; egli non è uomo che si vendichi, che vi accusi. (Via.)

IGNAZIO  (irritato). Vedi, tuttociò è molto noioso. Avrei preferito di non aver più a parlare con Carlo.

CARLA  (turbata). Che cosa diceva Fortunata di Elena?

IGNAZIO  (ridendo). Che ne so io? Pare che anche la signora Elena abbia tentato contemporaneamente a me una specie di fuga e col medesimo esito. Ma noi adesso tenteremo la fuga insieme, sai, mio tesoruccio; e se ci riesce, potremo essere ancora felici in lidi più ospitali. Vedi questa piccola saccoccia? Contiene la somma di trentamila franchi. È quanto ci basta pei nostri gusti modesti.

 


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