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Scena terza. Penini poi Elena.
PENINI (da sé). Il signor Adolfo! (Pensieroso.)
ELENA. Volevi dirmi ancora qualche gentilezza.
PENINI (con voce dolce). Ti avevo pregata di non togliere altri fiori dal giardino! Ne hai i più belli sempre fra' capelli.
ELENA. Me li ha donati il signor Adolfo.
PENINI. Ah! il signor Adolfo! (Dopo una piccola pausa, esitante.) Non so se è proprio necessario che io sorta questa sera. (Ridendo.) A proposito del signor Adolfo. Come ti piace la sua commedia?
ELENA. Non ne ho letti che due atti e non leggerò gli altri due. Non mi piace.
PENINI (contento). Vedi povera moglie mia che impicci che ti prendi. Ad onta della noia ti toccherà sorbirtela tutta e poi dirne bene.
ELENA. No! il signor Adolfo è un giovane di tanto spirito che senza esitazioni gli dirò la mia opinione.
PENINI. Lui è spiritoso e la commedia è cattiva? Non è una contraddizione?
ELENA. Anche i più grandi hanno sbagliato.
PENINI (affettando indifferenza). Il signor Adolfo ha la fronte molto bassa… schiacciata. (Elena alza le spalle.) Io sorto anzi! Puoi essere tranquilla che prima della mezzanotte non ritorno.
ELENA (con tutta tranquillità mette un lume sul davanzale). Come, tranquilla?
PENINI (guarda, comprendendo, il lume sul davanzale). Voglio dire che se anche non ritornassi prima della mezzanotte non devi inquietarti. Addio. (La bacia in fronte e via.)
ELENA. Addio, Rosa! (Chiamando.)
ELENA. Accompagna prima col lume mio marito e chiudi bene la porta. Poi sta attenta se qualcuno suona di andare ad aprire. (Si sente chiudere il portone della campagna.) To'! mio marito è sortito da solo. Se venisse qualcuno… se venisse qui il signor Adolfo introducilo qui. (Si guarda nello specchio.) Io vado in camera mia e ritorno subito.