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Scena prima. Silvio Arcetri e Luigi.
SILVIO (seduto al tavolo pensieroso, la testa poggiata su una mano). Mi disturbi, te ne avverto.
LUIGI (che si dà da fare nella stanza). Oggi dovrei spazzolare bene questi mobili.
SILVIO. Lascia stare te ne prego finché sono qui. È stato nessuno a domandare di me?
LUIGI. Sì, signore. Una persona della quale però il signor padrone m'ha proibito di parlare.
SILVIO. La piccola Elena? Nessun altro?
LUIGI. Come nessun altro? La piccola Elena!
SILVIO. Hai capito sì o no che se mi parli ancora una volta di lei ti scaccio sul momento? Non ti vergogni di aver fatto e di voler fare eternamente quel mestiere?
LUIGI (risentito). È stato il signore che me l'ha imposto e insegnato.
SILVIO. E adesso ti dico di abbandonarlo. Io non so più se fosti tu ad offrirti d'ajutarmi o se io te l'imposi… La storia data da tanto tempo. Ma ora t'impongo di ritornare con me alla virtù.
LUIGI (dopo un breve istante di riflessione). Signore! Mi dispiace ma io non posso accompagnarla in questo lungo viaggio alla virtù perché da lungo tempo ho risolto di avviarmi da solo… abbandonando naturalmente questa casa.
SILVIO. Oh! Oh! La mia metamorfosi non ti va?
LUIGI. Non mi va infatti. Pareva una brutta nube di passaggio e invece ora sono convinto che il sole non si vedrà più. Sono otto giorni che la signora ha abbandonata questa casa. Nel frattempo avvisate Dio sa da chi della sua assenza si presentarono qui la piccola Elena, la grande Maria, la rossa… Come si chiama?
LUIGI. A tutte la porta fu chiusa in faccia e Lei continua a fare questa bella vita, là a quel tavolo mentre la signora non si risolve a venire. Del resto ho perduta anche la fiducia nel Suo spirito. Come può immaginare che la signora Fanny perdoni dopo tutto quello che ha visto?
SILVIO. Visto? Non ha visto niente.
LUIGI. La povera signora lo gridava per la casa di aver visto tutto. Tutti potevano sentirlo.
SILVIO (borbotta). Non basta mica vedere… Del resto non te ne incaricare tu.
LUIGI. Capirà! Noi poveri non possiamo mica passare con tanta disinvoltura dal vizio alla virtù! Ci si abitua a varie comodità cui è doloroso rinunziare e che non si potrebbero soddisfare se si fosse obbligati di non far altro che spazzolare dei mobili.
SILVIO. Ah! Se si tratta di solo denaro io sono disposto ad aumentare la tua paga anche di venti franchi mensili.
LUIGI (con amarezza). Oh! Signore! Neppure Lei sa quanto mi rendevano quei Suoi magnifici slanci giovanili che ora chiama vizio. Ella ormai è veramente virtuoso. Lo vedo anche dalla Sua offerta.
SILVIO. Ebbene! Quanto ti rendevano?
LUIGI. Su per giù cento franchi al mese e talvolta anche molto di più.
SILVIO (con ammirazione). Possibile! (Fuori suona un campanello.) Vai a vedere chi è. Se fosse mia moglie fischia per avvisarmene. Eccoti… dieci franchi per dimostrarti che anche la virtù sa pagare.
LUIGI. Grazie! (Borbotta.) Trattandosi della moglie non è pagata male. (Esce e subito si ode un fischio leggero.)