Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

UN MARITO (Commedia in tre atti).

ATTO PRIMO.

Scena prima. Augusto occupato a metter ordine sul tavolo dell'avvocato, poi Arianna.

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Scena prima. Augusto occupato a metter ordine sul tavolo dell'avvocato, poi Arianna.

 

ARIANNA  (una vecchia dama sofferente vestita in lutto profondo). C’è il signor avvocato Arcetri?

AUGUSTO  (aspetto di vecchio impiegato; giubba d'ufficio consunta ma pulita. Guarda Arianna lungamente prima di riconoscerla). Lei qui, signora Arianna? (Sorpreso e non piacevolmente.)

ARIANNA  (spazientita). C'è il signor avvocato?

AUGUSTO  (umile). No, signora! Non c'è; mi dispiace. Se vuole accomodarsi intanto. È uscito poco fa con suo cognato. Credo sieno insieme con la signora Bice. (Poi aggiunge.) Ritorneranno insiemecredo.

ARIANNA  (borbotta). Allora me ne vado. (S'avvia.) Quando crede che potrò trovarlo solo?

AUGUSTO.  Non lo so. Le assicuro che non lo so. La signora o il cognato sono qui di spesso. Il signor Reali si ferma a scrivere su quel tavolo per delle ore intere.

ARIANNA.  Ciò che mi dite è vero oppure avete ricevuti degli ordini speciali che mi riguardino?

AUGUSTO.  Come può credere una cosa simile oh signora! Il signor Federico le ha portato sempre il massimo rispetto.

ARIANNA  (subito adirata). Pare ch'Ella, caro Augusto, abbia perduto il senno. (Dopo lieve pausa.) Posso sperare di trovarlo solo a mezzodì?

AUGUSTO.  È possibile.

ARIANNA.  E non prima?

AUGUSTO.  Non credo.

ARIANNA  (avviandosi). Dio mio! Che cosa farò sino a mezzodì? (Si ferma dinanzi al ritratto di donna e un urlo di sorpresa.) Il ritratto di Clara qui! Vedo bene? È il ritratto di Clara.

AUGUSTO  (con precipitazione). Sì, signora! È il ritratto della signora Clara! Il signor Federico non ha mai voluto separarsene.

ARIANNA  (stupita). Lui? Lui non ha mai voluto separarsene?

AUGUSTO.  Sì! signora! (Poi, timido.) Il signor Federico dice che quel ritratto gli ricorda non una persona, ma bensì un'epoca… (Più franco.) L'epoca più felice della sua vita.

ARIANNA  (grida). Ma è un'irrisione cotesta!

AUGUSTO.  Come può crederlo? Il signor Federico irridere…? (Accenna al ritratto.) Se lo vedesse talvolta solo dinanzi a quel ritratto, pensare, serio e triste, non direbbe così!

ARIANNA.  E che cosa ne dice la sua seconda moglie di quel ritratto?

AUGUSTO  (pensando). Nulla! Dinanzi a me non ne ha mai parlato. Pare sia d'accordo che resti .

ARIANNA  (sempre contemplando il ritratto). Guardate, guardate, Augusto! Non c'è in quegli occhi il presentimento, la tristezza della sua fine? (In contemplazione.) Assassino! Assassino!

AUGUSTO.  Signora! Si dia pace, la prego!

ARIANNA.  Oh! avessi potuto prevedere! Come sarebbe stato facile fuggire! (Ad Augusto.) Ma egli mi baciò, mi baciò due ore prima. Oh, Giuda! (Di nuovo in contemplazione mormora dinanzi al quadro.) Sì! Sì! Cara! Sì! Sì! (Promettendo). È bene l'abbia trovata qui! Come mi sento forte, rinfrancata! Posso attendere fino a mezzodì ed oltre! Gli parlerò qui, nevvero? Dinanzi a lei! Lei in questo luogo? Oh! mi parve imbattermi in lei viva.

AUGUSTO.  Vuole dica qualche cosa al signor Federico?

ARIANNA.  No! Niente! Anzi, caro Augusto, mi faccia il piacere di non dirgli ch'io sono stata qui.

AUGUSTO.  Ecco una cosa che non posso fare.

ARIANNA.  Perché?

AUGUSTO.  Perché credo, mi scusi, che questa sua visita, così di sorpresa, non debba avere un motivo gradevole per lui.

ARIANNA  (ironica). Ah! lo sapete anche voi?

AUGUSTO  (serio). E chi non lo sa? Oh! signora! Perché non dimenticare, perdonare? Quella povera anima non invoca certo vendette! Ricorda quando avevamo lo studio unito al suo quartiere? Io mi permettevo di darle qualche consiglio e lei talvolta m'ascoltava. Purtroppo non m'ha ascoltato quando avevo visto il male e consigliavo di chiudere la porta in faccia a qualcuno.

ARIANNA  (torbida). Come siete ingenuo! Niente sarebbe giovato a niente! Colui voleva sangue e l'ha avuto; Dio sa che l'avrebbe preso in qualunque caso.

 

 


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