IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Scena ottava. Federico e Augusto.
FEDERICO (vuole seguirla con impeto). Mi deride!
AUGUSTO (timidamente). Signor padrone!
FEDERICO (furibondo). Ah! Osi arrestarmi ancora! Per la seconda volta! E le facevi dei cenni per avvertirla del pericolo che correva! Credi che non me ne sia avvisto?
AUGUSTO. Ma crede Lei, signor Federico, che la signora stessa non s'avvedeva del pericolo che correva?
FEDERICO (forsennato). Tu menti! Tu menti! Via di qua! Lasciami passare! (Lo atterra.)
AUGUSTO (piangendo). Signor padrone, signor padrone.
FEDERICO (che sta per andare oltre, si ravvede; esita ancora un istante e va ad Augusto). T'ho fatto male?
AUGUSTO (si capisce che esagera ad arte il male). Sì! sì! molto male. La mia vecchia gamba!
FEDERICO. Oh! t'ho fatto male; perdonami! (Lo aiuta a rizzarsi.)
AUGUSTO (barcollante). Nulla, nulla, signor padrone.
FEDERICO (gli pulisce le vesti; s'avvede che sta male in piedi e lo accompagna ad una sedia). Come ti senti?
AUGUSTO. Non è nulla, signor Federico. Non sarei caduto se non avessi questa mia gamba reumatizzata. Che sia rotta? Io non sento dolori ma il male è che la gamba era sempre alquanto insensibile.
FEDERICO (spaventato). Rotta? Oh! prova di alzarti, te ne prego!
AUGUSTO (con sforzo s'alza in piedi). Oh! non è nulla. Non c'è nulla di rotto. La carcassa è intera. (Siede di nuovo.)
FEDERICO. E allora perché rimani seduto? Hai preso spavento? (Vede il fiasco d'acqua e corre a versarne un bicchiere che offre ad Augusto.) Prendi!
AUGUSTO. Ma non ne ho bisogno, signor Federico. Se le fa piacere, però… (Beve.) Non ho preso paura! Io già sapevo che Lei non m'avrebbe fatto del male.
FEDERICO. Io non ne ero tanto sicuro. Hai fatto male, tu, di metterti fra la mia ira e quella donna. Capisci che se in luogo di te ci fosse stata lei, là, a terra, l'avrei uccisa. Prova ancora di alzarti, te ne prego!
AUGUSTO. Mi lasci perché io sto benissimo! Ma come? È dunque proprio vero che Lei è tanto adirato con la signora Bice? Ma Lei, signor Federico, non ha capito niente di tutto quello che ho capito io, di tutto quello che m'è saltato agli occhi, ai miei poveri occhi a mezzo ciechi? Quale fortuna ch'Ella m'abbia permesso di restare là ad ascoltare! Non s'avvede che tutto ciò non è altro che una commedia montata per agitarla?
FEDERICO (fosco). Sarebbe un'infamia!
AUGUSTO (giocondamente). Infamia? Tutt'altro! È l'amore, è la vecchia storia dell'amore che si crede negletto e che tenta di rifarsi suscitando gelosie.
FEDERICO (c.s.) E perché credi ciò?
AUGUSTO. Ma via! Ancora non se ne accorge? Cerchi di ricordare le parole dette dalla signora Bice! A me che stavo a sentire e che non so niente dei fatti loro appariva infatti che fra loro due ci fosse un colpevole. Ma questi, in fede mia, non era la signora Bice.
FEDERICO (c.s.) Dunque il colpevole sarei io? Ma di che?
AUGUSTO (sempre bonario). Oh! non Le saprei dire un tanto. Per l'innocenza della signora Bice io garantisco; per la Sua, no! (Commosso.) La nostra buona padrona, la signora Bice! È la prima volta ch'io l'amo tanto. Adesso, signor Federico, la chiami di nuovo, le dichiari ch'essa ha torto di dubitare del Suo amore e poi vedremo. Ma io me ne vado, sa! Vedo dinanzi ai miei occhi la scena che immancabilmente va a succedere fra loro due e non vorrei rappresentarvi la parte di pubblicità.
FEDERICO (distratto). In quanto a me puoi rimanere!
AUGUSTO (lo guarda lungamente). E se a quest'ora io dovessi riconoscere che la signora Bice ha ragione?
FEDERICO (amaramente). Ragione di deridermi in tale modo?
AUGUSTO. Ragione di credersi poco amata e anche ragione di ricorrere a tutte le arti che il suo ingegno le suggerisce per attirare la Sua attenzione. Oh! la brava, l'ammirabile signora! Non ha visto che pur di riuscire a scuoterla si sarebbe fatta uccidere?
FEDERICO. Io temo che tu ti fidi troppo del tuo spirito d'osservazione!
AUGUSTO. Oh! signor Federico! Son cose tanto evidenti che ci vuole aver l'occhio offuscato dalla passione per non vederle.
FEDERICO (senz'ironia, quasi con curiosità). Perciò tu trovi che io sono un marito felicissimo?
AUGUSTO. Oh! come può avvenire che tocchi a me, un povero vecchio, che l'amore ricorda solo perché gli altri di tempo in tempo gliene parlano, di spiegarle certe cose?
FEDERICO (dopo un istante di riflessione). Sta bene! Parlerò con Bice, ma non oggi. Voglio prima calmarmi e lasciare che anch'essa si calmi. Anzi giacché è sicuro, come tu hai capito benissimo, ch'essa è innocente, pregherò mio cognato d'assistere alle nostre spiegazioni. Ci comprenderemo meglio in sua presenza.
AUGUSTO. Povera la signora Bice! Faccia Lei come vuole! In tutti i casi io qui sono superfluo! Spero che Lei troverà parole per spiegare alla signora la mia presenza qui! Già, io, la prima volta che m'imbatterò nella signora Bice le bacerò umilmente la mano. Essa intenderà quanto rispetto e quanta ammirazione io le porti. Buona sera signor Federico. (Via.)