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Scena seconda. Federico e detti.
FEDERICO. Bice! (Vede Reali ed ha un lieve moto di sorpresa non gradita.) Reali! Tu qui!
REALI. Sono rimasto ad attenderti. Mi sono immaginato - forse a torto - che un mio segno d'affetto in tale istante potesse giungerti gradito.
FEDERICO (gli stringe esitante la mano e guarda Bice con aria di rimprovero). Tu gli hai raccontato la strana scena che t'ho fatta? Già tu Reali avrai capito che stavo poco bene. Tutto mi agita, ma in che modo! Figuratevi che poco fa ho quasi picchiato Augusto! Povero uomo! Dovrò domandargli scusa. (Reali e Bice lo guardano stupiti; egli cerca di rompere tale silenzio che lo turba.) Tu hai ragione, Reali…
REALI (rasserenato e con qualche impeto). Ah! io ho ragione? (La sorpresa di Federico lo arresta.)
FEDERICO (rude). Ma di che cosa credevi ch'io parlassi? Volevo dire che tu hai ragione quando dici ch'io lavoro troppo. Non altro! Indovino quello che tu pensavi al sentirti dare ragione. Tu mi vedevi abbattuto dai rimorsi e disposto di rifiutare quella tal difesa.
REALI. Sì! Sì!, Questo pensavo.
FEDERICO. E tutto ciò in seguito a quanto ti raccontò Bice? Oh! Bice! E tu mi hai creduto? Ma se fosse vero tutto ciò che ti dissi, a noi non resterebbe di far altro che di dividerci! Ti dissi che non ti amavo perché non ti potevo amare e mille altre sciocchezze. Devo essere malato! Adesso, dopo poche ore, vedo dinanzi a me quel breve intervallo di tempo passato con te (ne rabbrividisce) riempito da un dolore irragionevole e più da una follia completa. Io non ti domando perdono, Bice, perché anche tu hai fallato. Io l'ho già dimenticato! Hai raccontato tutto a Reali?
BICE. Sì.
REALI. Io so tutto ossia credevo di saper tutto.
FEDERICO. Naturalmente tutto non puoi sapere. Non puoi sapere come io ora sia grato a mia moglie d'avermi risparmiato tanto dolore e tanto delitto. Vedi dove sta la verità, Reali. Io ora amo mia moglie; l'amo più che non il primo giorno. (Attira a sé Bice, la quale dubbiosa e sconvolta si lascia fare.) E sono felice, felicissimo.
REALI (freddo ma non ironico). Non ne ho mai dubitato io.
FEDERICO (guarda fisso Reali cercando d'indovinarne il pensiero, poi vi rinunzia, freddo). È vero! Ti dico delle cose che a te non importano.
REALI. Non importano? Importano moltissimo. Sai però come io son fatto. Preferisco gli uomini sereni ai felici.
FEDERICO (stizzito). Ma io sono anche sereno.
REALI. Insomma… (Con lieve impazienza) mi fa piacere.
FEDERICO. E puoi dire a chi incaricò d'invitarmi a non assumere la difesa di… di…
FEDERICO. Sì! Cerigni! Che io assumerò tale difesa con gioia ed orgoglio. Diglielo, diglielo subito.
REALI (alzandosi, stanco). Io preferisco lasciarti il tempo di pensarci su.
FEDERICO. Non abbisogno di ciò, io.
REALI. Farai come vorrai. Vado a fare in fretta alcune ultime visite. Spero di poter essere qui per l'ora di cena, ma non aspettatemi. Addio, Federico.
FEDERICO (seduto sul sofà gli porge la mano in ritardo come se avesse voluto dirgli ancora qualche cosa).
REALI (s'accosta a Bice, a bassa voce). Io spero che la commedia esisterà per me soltanto e ch'egli non desideri altro che di restar solo con te. (Via.)