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Scena seconda. Tarelli e Maria.
TARELLI (guardando dietro ad Alberto). Povero diavolo! Pare non possa uscire da casa senza vedermi! Perché… Attende me, nevvero? (Ridendo a Maria.)
MARIA (seccata). Attenda chi vuole…
TARELLI. Ma dunque, se neppure l'amore di questo negoziante lusinga il tuo amor proprio, perché ti contieni in modo da aizzarlo sempre più?
MARIA (meravigliata). Io?!
TARELLI. Ma sì. Proprio tu! Lo tratti ruvidamente. Non gli rispondi che a monosillabi ed anche questi poco gentili. C'è di che far perdere la testa anche alla persona meno disposta. Figurati poi costui non domanda di meglio!
MARIA. Davvero? Sarò così pericolosa? Già tu conosci il cuore umano, e se lo dici, dev'essere. D'ora innanzi vedrai come sarò gentile! Non ho mica l'intenzione di portar via il marito a Giulia!… Voglio colmarlo di gentilezze, acciocch'egli cessi di seccarmi.
TARELLI. Bada, non occorre mica esagerare adesso! Da qualche giorno però ti vedo molto seria, preoccupata. È forse l'insuccesso che ti duole o l'articolo sciocco che ti dedicò Valzini?
TARELLI. E allora sei innamorata.
MARIA (stupefatta). Quale idea! (Poi.) Francamente non mi sento bene in questa casa. Ci ero venuta con le migliori intenzioni di questo mondo… Volevo passare con Giulia otto giorni di fanciullezza. Invece ella è seria, mummificata nella sua dignità matronale, una donna impossibile che non capisce niente all'infuori del suo bimbo e del suo adorato marito, della sua bella casa. Il professore mi secca con dotte dichiarazioni d'amore e dalla sua parte mi minaccia una formale richiesta di matrimonio (facendo atto di bastonare) che accoglierò, vedrai, con l'arco del violino. L'unico allegro sarebbe il piccolo Piero, quando lo lasciano giuocare in pace, ma è proprio lui che di me non ne vuol sapere. Ieri ero là per mettermi a giuocare con lui. Immediatamente egli cessò meravigliato e seccato.
TARELLI. Eppure con te mi paiono gentili.
MARIA (molto contenta). Con te no? Ecco una buona ragione per abbandonare questa casa.
TARELLI. Oibò! Io non c'entro nelle decisioni che hai da prendere tu. Eppoi non mi maltrattano mica. Mi trattano soltanto alquanto superficialmente. Pare che si sieno rassegnati di fare la relazione dell'artista, ma non ancora quella dell'impresario. Non hanno torto, in fondo. Per questi borghesi io non sono altro che uno speculatore che per suo interesse t'induce a fare questa vita nomade.
TARELLI. Ma che povero! A chi può importare il parere di costoro? Io voglio che tu rimanga in questa casa, perché la buona fama borghese di cui gode è una buona reclame per te. Se finora in questa città non abbiamo potuto sentirne gli effetti, è colpa di troppi elementi contrari che vi abbiamo. Intanto, l'indifferenza assoluta per la musica. Non mi servì né di farti dir nevrotica, né di far raccontar da Valzini che soffrivi di un'affezione polmonare per cui pochissima vita ancora ti era concessa. È bene corazzata questa gente. Pochi vennero al concerto. Non ne compresero nulla e ne dissero male. Le tue note mi facevano pietà al vederle sprecate a quel modo.
MARIA. Dalla critica si capisce però che anche Valzini si è annoiato. Lui che ama tanto la musica!
TARELLI. Ha compreso meno degli altri. Si trovò obbligato a scriverne bene per rispetto ai critici che lo avevano preceduto e poi anche in riguardo nostro che lo avevamo trattato molto bene. È abile, però. Ha saputo far capire a tutti che il suo entusiasmo era preso a prestito. Non si espone mica al pericolo di perdere, e, cara mia, bisogna rassegnarsi a riconoscerlo. In questa città verrebbe considerato poco intelligente chiunque avesse il coraggio di dir bene di te. (Scherzosamente.) Già, per consolarti tu hai quel tuo signor Alberto…
MARIA. Bella consolazione! Non hai capito che vorrei abbandonare questa casa?
TARELLI. Incomincio a credere che diffidi di te, perché non vorrai darmi ad intendere che tale fuga sia meditata per un riguardo alla tua amica. Che male sarà, se il signor Galli si riscalderà ancora un poco e se la signora Galli diventerà dal canto suo un po' gelosa? Avremmo apportato nella loro sciocca vita borghese un po' di animazione.
MARIA. Dubito però che abbiano a serbarcene gratitudine.