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TARELLI. Che hai?
MARIA. Oh, zio, peccato che non sei venuto qualche istante prima! Mi avresti impedito di fare una sciocchezza.
TARELLI. Quale? Hai gettato fuori di casa Maineri, perché ha sbagliato qualche nota?
MARIA. Peggio, molto peggio. Mi son fatta licenziare da questa casa.
TARELLI. Come sei giunta a tanto?
MARIA. Ho raccontato a Giulia che suo marito era innamorato di me.
TARELLI (stupefatto). Davvero?!
TARELLI. Ah, è uno scherzo, non ci credo.
MARIA. Così inaudita è la mia azione da sorprendere persino te?
TARELLI (serio). Inaudita! La parola è precisa. Ma perché? Scherzando, forse, per leggerezza?
MARIA. No, con la massima serietà di questo mondo. Ella voleva farsi invidiare da me. Diceva che io non poteva essere interamente felice, perché non possedevo la stessa felicità di cui essa gode… Allora non ho saputo più trattenermi. Egli venne, parlò seriamente…
TARELLI. Chi egli?
TARELLI. Ah, così. «Egli» è il signor Alberto…
MARIA (di nuovo esitante). Sì. (Poi.) Si comportò come fosse il miglior marito di questo mondo e Giulia mi guardava ironicamente. Mi dispiace, sai, oh, mi dispiace tanto! Anche verso il signor Alberto ho mancato, perché avevo promesso, espressamente, di non far parola del suo affetto… del suo capriccio per me. Non ti pare che potrei andare da Giulia a dirle che ho mentito, che in quanto le ho detto non c'è una parola di vero? No; questo no. Oh, zio, andiamo via subito da questa casa, da questa città! Lasciamo ch'essi sbrighino le loro faccende come possono… Così non si riparerebbe a tutto? (Piangendo gli getta le braccia al collo.) Oh, zio mio, sono tanto disgraziata!
TARELLI (accarezzandola commosso). Così fai sempre quando vuoi farti perdonare qualche scappata… Povera zingara!
MARIA. Oh, zio, questa volta non mi capisci neppure tu! E come potrebbe essere altrimenti? Non mi capisco neppure io stessa…
TARELLI. Attenta, Maria! Ecco la signora Giulia. Almeno adesso procura di contenerti bene!