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Scena undicesima. Giorgio e detti.
GIORGIO. Fate pure! Io non posso impedirvelo. Oh, le donne, le donne!… Questo ella chiama dignità.
TARELLI. Che cosa le è accaduto, professore? Si sono ammazzati e di marito e moglie non rimangono più che le code?
GIORGIO. Ma che! Cominciarono col baciare ed abbracciare il figliolo e finirono col piangere ed abbracciarsi fra di loro, pacificati. Senza dire una parola, senza porre alcuna condizione. Facciano pure, ma io non rimetto più piede in questa casa! (Via.)
TARELLI (a Maria). Vedi che non abbiamo da sentire rimorsi, poiché a questa gente non abbiamo fatto che del bene… Che te ne pare? Possiamo andarcene? (Le offre il braccio.) Diremo ad Amelia che c'invii i bauli con un servo alla stazione. Io davvero non me la sento di andare a ringraziare per l'ospitalità ricevuta in questa casa. Approfitteremo di questi due biglietti, giacché tanto ci tieni a vedere l'America. Ma, aspetta. Dobbiamo prima andare a salutare Maineri! Sai che neppur in questo luogo il tuo successo non è stato poi disprezzabile? Trovare una persona come Maineri, pronta ad abbandonare tutto e tutti per seguirci, perché egli dichiara che senza il tuo violino non può più vivere, e vorrebbe accompagnarti attraverso il mondo, che ne dici, è mica poco?
MARIA. Fa come vuoi.
TARELLI. Ti rammarichi davvero che l'avventura debba finire così? Ah, non lo credo! Non capisci che non appena vorrai ricominciarla potrai farlo sotto auspici più favorevoli. Anzitutto tu non avrai bisogno di abbandonare l'arte per maritarti. Sposerai un girovago come te. Moglie, marito e buoi dei paesi tuoi! Compreremo un casotto ambulante e così avrai anche la tua casa…
MARIA. Non scherzare, te ne prego! Non scherzare per giunta!
TARELLI. Allora presto presto andiamocene! Quando non vuoi scherzare c'è sempre da aver paura…
MARIA. No, così non parto. Voglio salutare…
TARELLI (spaventato). Chi?
TARELLI. L'idea non mi dispiace. (Va alla porta.) Signora Giulia, scusi, un momento solo!