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Scena seconda. Giovanni, Il barone Squatti e il conte Alberghi.
Entrano il barone SQUATTI e il conte ALBERIGHI. Ambedue in marsina e soprabito. Il primo di circa 40 anni, tozzo e panciuto, apparisce alquanto preso dal vino; il secondo di circa 25 anni, sportsman agile e forte.
GIOVANNI (con sorpresa attenuata dal rispetto). Lor signori!? Il mio padrone…
ALBERIGHI. Lo sappiamo. Non c'è. Siamo stati con lui fino a poco fa. Veniamo a far visita proprio a te. Ci offrirai almeno da sedere? (Si getta sull'ottomana più vicina intanto che Giovanni ne offre un'altra al barone Squatti.)
SQUATTI (ridendo). Non hai nulla da offrirci?
ALBERIGHI. Lascia stare. Hai bevuto abbastanza.
SQUATTI. Ma perché? Vediamo quello che Alfredo beve in casa sua.
GIOVANNI (risoluto). Sono certo che il signor Picchi non avrebbe nulla in contrario che io offra loro - se loro aggrada - un certo liquore ch'egli predilige. Francese,… credo. Buonissimo, sanno.
SQUATTI (lieto e sorridente). Ben risposto, ben risposto. Vediamo, dunque, questo liquore prelibato che, a quanto pare, tu conosci tanto bene.
GIOVANNI (serio). Il mio padrone mi permette spesso di prenderne. (Esce dalla porta di fondo a sinistra dello spettatore.)