Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

CON LA PENNA D’ORO (Commedia in quattro atti).

ATTO QUARTO.

Scena quarta. Alice e detti.

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Scena quarta. Alice e detti.

 

ALICE  (appoggiata allo stipite della porta). Vedete che sto in piedi abbastanza bene da sola. Ora posso andare a casa.

ALBERTA.  Ma perché? Perché tanta fretta?

ALICE.  Lasciami andare. Ho da fare tante cose.

ALBERTA.  Vuoi lavorare nello stato in cui ti trovi?

ALICE.  Non si tratta di lavorare. Devo disporre di tante cose. La zia me lo disse che io trascuro i nostri bambini. Con un coraggio di cui né io né tu l'avremmo creduta capace. Non voglio più trascurarli. Ora che le mie cose… in grazia tua… si trovano regolate, non voglio che si possa più dire di me una cosa simile. Il mio primo pensiero dev'essere per i miei figliuoli. (Commovendosi, poi.) Me ne dispiace per mio marito… Abbiamo stabilito di chiamarlo subito così, nevvero?

ALBERTA  (è andata a prenderla e l'appoggia per condurla al tavolo.) Sarà subito qui. Noi due vi lasceremo soli, vi spiegherete e tu avrai intera la tua serenità. È una cosa tanto semplice!

ALICE  (guardandola con curiosità). Ti pare? Anche a me parve, allora… In fondo quali doveri avevo io? Verso me stessa! Ma se a me stessa non ci tenevo! In complesso, debbo dirlo, ho avuto fortuna, grande fortuna. (Abbattutissima.)

ALBERTA.  Non sembri abbastanza felice.

ALICE.  È che sto male! Eppoi le cose sono messe in modo che mi vergogno un poco dinanzi a voi.

CARLO.  Neppure agli occhi di un negoziante come son io un amore come il vostro non rappresenta una vergogna.

ALICE.  Vi ringrazio, Carlo. Ma non è di ciò che io mi vergogno. È di apparire quale una bambina cattiva e debole. Sì! Cattiva! E debole! Una bambina che si ribella! Che si ribella! Che si sottomette! E trovo voi, buoni come dei genitori. Mi accogliete come… come… il figliuolo prodigo. (Ad Alberta a bassa voce.) Tu hai pagato quell'uomo?

ALBERTA.  Sì!

ALICE.  Ma gli hai dato tutto, tutto quello che gli avevo accordato e che a te pareva troppo?

ALBERTA.  Certo, tutto!

ALICE.  E quanto ti debbo?

ALBERTA  (un momento resta stupita). Non c'è premura. Te lo dirò poi.

CARLO.  Capisco che avete da parlare insieme e vi lascio. Io spero che queste spiegazioni faranno bene ad ambedue. ! Di qui a mezz'ora sarò di ritorno e spero di ritrovarvi, signora Alice. (Le bacia la mano.)

ALBERTA  (lo accompagna alla porta). E ti sono passate le rane?

CARLO.  Bada che quella signora m'appare alquanto fosca. È a lei che devi levare le rane. (La bacia in fronte e via.)

 


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