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Scena ottava. Anna, Enrico e Guido.
ANNA. Bisogna scusarla. Vive tanto nel suo dolore che perde la pazienza non appena qualcuno non è della sua opinione.
GUIDO. Vedrà, zia. Quando lo zio sarà ringiovanito, sarà meno attaccato agli orologi. I giovani hanno tutt'altri pensieri. Veda me, per esempio. Il mio orologio, quello magnifico che lo zio mi regalò per la prima comunione, fu dapprima trasformato in un comunissimo orologio di metallo eppoi anche questo andò a respirare l'aria alpina… al Monte di pietà.
ANNA. Birichino! E così sei senza orologio?
GUIDO. Quando m'occorre di saper l'ora, fermo il primo passante e gliela domando. Chi non ha un orologio oggidì?
ANNA. Un dottore senz'orologio! E come fai a misurare un polso?
GUIDO. Lo confronto col mio ch'è come un orologio.
ANNA. Eppure lo zio ti passa un mensile sufficiente.
GUIDO. Se non ci fossero quei maledetti libri che costano tanto il mensile mi basterebbe. Ma per tenersi a giorno nella nostra scienza occorrono libri, riviste e giornali. È così ch'io riseppi del processo di ringiovanimento prima del Giannottini. Fui io che gli portai l'affare.
ANNA. Un affare? Non dicevi ch'è un'operazione?
GUIDO. Sbagliai, zia. È un'operazione.
ANNA. E quanto ti occorrerebbe per riscattare l'orologio di metallo?
GUIDO. Fu impegnato per 25 lire.
ANNA (prende dal portamonete le lire e gliele dà). Ecco qui le lire. Non ne dirò niente a Giovanni perché s'inquieterebbe.
ANNA. Ma domani voglio vedere l'orologio.
GUIDO. Domani lo vedrà zia. Proprio quello che impegnai.
GUIDO. È un orologio come quello dei ferrovieri, comunissimo.
ANNA. Capisco, capisco. E adesso devo andare in cucina per verificare se tutto è pronto. (Congedando Enrico.) Dunque, signor Biggioni, siamo d'accordo. Ella farà del Suo meglio per essere abile, attento, calmo.
ENRICO. Farò certo del mio meglio. Ha già visto. Oggi ho tentato e non sono riuscito. Ritenterò domani perché oggi nel pomeriggio ho da fare in ufficio.
ANNA. Meglio sia talvolta occupato anche altrove. Così i nove mesi trascorreranno più presto.
ENRICO. Nove? Otto, signora, non più di otto.
ANNA (ridendo). Scusi. Sono soltanto otto. Arrivederci. (Esce a sinistra.)