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Scena undicesima. Rita e detti.
RITA (entra affannata e correndo). Quale sventura, quale orribile cosa. (Non sa tenersi in piedi e siede.) Mi perdoni signora… (Si abbandona sullo schienale della poltrona, si copre la faccia col grembiule e s'abbandona ad un pianto dirotto.) Oh, signora Anna, come faremo, come farà Lei…
ANNA (le mancano le forze e siede anche lei). Parla, che c'è? Vuoi parlare, scimunita? (Poi.) Non è forse uno scherzo questo? (Rita non può parlare e accenna di no.)
GUIDO. Via, Rita. Lei spaventa orribilmente la zia.
RITA (singhiozzando). C’è il nonno dabbasso… non ha la forza di salire le scale…
ANNA (si leva). E perché non ha tale forza? È malato?
RITA. Umbertino non c'è… è morto, sfracellato da un'automobile…
ENRICO. Se Lei lo permette, Signora, vado io a prendere il signor Giovanni. (Nessuno gli risponde ed egli esce.)
RITA. E la povera signora Emma che non lo sa.
ANNA. Ma come sai tutto questo? È sicuro? L'hai visto?
RITA. È morto, morto, il povero fanciullo. Lo disse il padrone. Lui l'ha visto… sfracellato.
GUIDO (avvicinandosi alla porta di fondo per uscire). Non è possibile.