Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

LA RIGENERAZIONE.

ATTO PRIMO.

Scena tredicesima. Giovanni e Guido.

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Scena tredicesima. Giovanni e Guido.

 

GUIDO.  Come il dolore abbellisce le persone.

GIOVANNI.  Parli per Anna? Un bell'abbellimento quello. Io vorrei restare eternamente brutto. (Poi.) Povera Emma! Chissà quello che dirà di me. Eppoi ci saranno i nonni, i genitori del povero Valentino che verranno da Gorizia. Loro che sempre volevano avere il bambino con sé. Curioso! Il fatto avvenne in un istante. Non avevo finito di dire al bimbo che si tenesse afferrato alla mia mano e lui era già morto. Un attimo! Mentre adesso: (contando sulle dita) Il dolore di Anna, la disperazione di Emma, eppoi l'ira dei Goriziani… li chiamiamo così, noi, i genitori di Valentino. Interminabile! Per me è finita. Farei meglio di morire. Eppoi la mia coscienza. Neppure quella mi lascia in pace. È sicuro ch'io non ebbi alcuna colpa. Ma è certo che poco prima, poco prima non in quel preciso istante io ero un po' distratto. Colpa del povero fanciullo. Ci eravamo arrampicati per quel viottolo che conduce alla Maddalena; magari non l'avessimo mai abbandonato! Avremmo dovuto correre su e giù per quel viottolo, su e giù per quel viottolo. Su e giù! Sarebbe stato monotono ma non mi troverei ora qui in questo stato! (Trasognato.) Un viottolo benedetto su cui le automobili non possono passare. Ne vidi una volta una sola, e lenta, lenta come un coccodrillo in terra. (Pausa.)

GUIDO.  E perché era Lei distratto, zio?

GIOVANNI.  Io distratto? Ah, sì. Dunque su quel viottolo, in piena solitudine, c'imbattemmo in due carabinieri in alta tenuta. Il fanciullo si fece ansioso e domandò: Sanno i carabinieri che noi non siamo dei ladri?

GUIDO.  Oh, caro e povero ragazzino.

GIOVANNI.  Sì, poverino. Dapprima dissi che certamente lo sapevano. Ma poi mi parve di non aver detto tutto quello che si doveva per istruire un fanciullo. Ma non era facile. È certo che i carabinieri non arrestano tutti i ladri. Arrestano solo alcuni di quelli che rubano. Gli altri e ve ne sono tanti che non rubano perché son troppo pigri o perché hanno tanto che non trovano qualche cosa che valga il loro sforzo, vanno liberi anche quando si sa che sono ladri. Ma era difficile trovare le parole giuste… ed ora che mi hanno portato via il fanciullo non vale la pena di cercarle. (Commosso.)

GUIDO.  L'imprudenza fu degli altri che La lasciarono uscire alla Sua età solo col bambino.

GIOVANNI  (subito arrabbiato). Questo non posso sentire. Tu dici delle sciocchezze. Che c'entra l'età? Se ti dissi che non ero affatto distratto. Sono forse istupidito? Tu parli così per sedurmi a quell'operazione di cui non voglio sentire. Che c'entra l'età? (Poi.) Forse in parte c'entra. Non perché io senta peggio degli altri o vegga o pensi peggio. Ma perché io so di un'epoca in cui le automobili non c'erano. Nella mia giovinezza ci si faceva schiacciare da un ronzino che tirava una leggera carrozzella. La bestialità dell'uomo, voglio dire del guidatore, era attenuata dalla debolezza della bestia, voglio dire del ronzino. Ma t'assicuro, che ci fu della gente che morì schiacciata da quelle carrozzelle. Ma oggi se le nostre automobili arrivassero improvvisamente fra la gente abituata ai ronzini, tutta quella gente finirebbe sotto alle ruote di gomma e di ferro. Ed io sono uno di quella gente. Aspettate ancora una diecina di anni e sarò anch'io più abituato a tali diavolerie. (Poi dopo una pausa.) Solo che io non mi vi abituerò giammai. Adesso, poi.

 

 


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