Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

LA RIGENERAZIONE.

ATTO SECONDO.

Intermezzo.

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Intermezzo.

 

Al proscenio. Di tempo in tempo si sente il russare di Giovanni.

 

GIOVANNI  (vestito e figura identici a quelli dell'atto II, ma i movimenti giovanili e sicuri). Rita, Pauletta! A me, a me. Fate presto perché il tempo va via.

RITA  (accorre anch'essa esattamente vestita come nel secondo atto). Eccomi, padrone.

GIOVANNI  (va a lei correndo). Ecco ti afferro. (La prende per la mano.) Padrone, dicesti? Allora tu non sei Pauletta; tu sei Rita.

RITA.  Io sono Pauletta, padrone.

GIOVANNI.  Ma se m'appelli padrone non sei Pauletta che anzi - poco ci mancò - stava per divenire la padrona mia, la mia Anna.

RITA.  Tu sei il padrone di tutti perché sei vecchio, perché sei giovine.

GIOVANNI.  Oh, finalmente, la vita si fa bella e chiara. Questa ci voleva. Io sono il padrone delle donne. Sai, Pauletta! Io lo merito perché sempre ti pensai. Quando dicevano in mia presenza la sola parola morettina, sentivo un colpo al cuore. La sai tu la canzone nostra, quella che noi due mai cantammo ma che si udiva da tutti quando noi due si parlava d'amore?

RITA.  L'ho dimenticata.

GIOVANNI  (severo). Questo è male. Avresti potuto stare più attenta. Eppure sei giovine. Lascia che ti veda. Già, si capisce. La morte conserva. Anche di Valentino si potrà dire ch'è schifoso ma mai più si potrà dargli del vecchio. Ma che facesti per tanti anni senza di me?

RITA.  Ti attesi!

GIOVANNI.  Brava, brava. Questo mi piace. La donna passiva che attende. Attende finché Sigfrido arriva. Ma perché non venisti prima a me che t'attendevo?

RITA.  Aspettavo l'operazione.

GIOVANNI.  Ed io la feci solo per te. Senti come parlo bene d'amore? L'ho riappresa quell'arte, l'ho intera. Ti faccio un grande regalo dicendoti di essermi sottomesso all'operazione solo per te. Già queste mie parole provano che l'operazione ebbe il suo effetto. E lasciami parlare ancora intanto che ti tengo afferrata per la mano, resistendo al desiderio che già sento d'impadronirmi delle tue labbra. Sai, Pauletta, io quella volta t'avrei sposata se tutti non mi fossero saltati addosso. Ti movevi come una civetta, dicevano, eppoi si diceva che amavi il lusso e m'avresti il sangue.

RITA.  È vero il lusso l'amavo molto.

GIOVANNI.  E avevi ragione. Anch'io l'amo. Me ne intendo io. Anche spogliate le donne son più belle se erano state vestite bene. E adesso che sei con me dovrai essere sempre spogliata oppure vestita bene. Sempre. Io ho speso molto per l'operazione ma questa spesa nuova sarà necessaria. Perché altrimenti non c'era scopo di operarsi. Io non son un uomo avaro e debbo pagare quello che occorre. Non di più ma tutto quello che occorre. Però che c'entravano gli altri a gridarmi sulle orecchie che m'avresti rovinato e impedirmi di fare quello che avrei voluto per te e per la mia salute?

RITA.  Le donne belle sono amate da pochi e odiate da tutti gli altri.

GIOVANNI.  Sì, dev'essere questo. Ed io, sciocco, che li ascoltai! Ma adesso che tutte le cose ricominciano, io farò quello che voglio. Voglio te, non voglio altri.

RITA.  E mi darai tutto? La ricchezza, il tuo tempo, la tua salute?

GIOVANNI.  La mia salute? A che ti occorre? Quella occorre a me. È proprio quella ch'io m'aspetto dall'operazione e da te.

RITA.  Sai, la donna la salute, ma la toglie anche.

GIOVANNI.  Perché? Perché la toglie se la ?

RITA.  La toglie senza volerlo, poverina. Poi piange essa stessa. Ma è fatta così: Ha bisogno di tutto quello che hai eppoi di molto di più.

GIOVANNI.  E allora io avevo ragione di non dire ad Anna quello che posseggo?

RITA.  Se s'accontentò non è una donna quella.

GIOVANNI  (convinto). Infatti, non è una donna quella. E allora per farmi contento vuoi anche la mia salute?

RITA  (sorridendo). Non così subito.

GIOVANNI.  Ma io darò anche la salute per avere la salute. Andiamo, sii mia.

RITA.  Io sarò tua. Ma voglio che tu ammazzi Anna.

GIOVANNI.  Niente di più facile. Io mi sento forte ed essa è debolissima.

RITA.  Lo prometti?

GIOVANNI.  Ben volentieri. Dammi le tue labbra.

 

 

VELARIO

 

 

 

 


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