Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Gli americani di Ràbbato
Lettura del testo

Il nonno

3. Un personaggio misterioso che giunge da lontano.

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3. Un personaggio misterioso che giunge da lontano.

 

«Nonno, sapete chi è tornato dall'America? Coda-pelata».

«È lontana la Mericadomandò il nonno.

«Ci vuole un mese per arrivarci».

«A piedi

«Si va per mare. Se lo vedeste, nonno! Coda-pelata non si riconosce. Cacciotto, abito nuovo, cravatta con grossa spilla d'oro, dita piene di anelli, e scarpe di pelle lustra; sembra un galantuomo. Ha portato molti quattrini».

«Chi glieli ha dati

«Non so. Dice che in America si guadagnano quattrini a palate; non ne ha soltanto chi non ne vuole».

«E tu gli credi? Allora tutti andrebbero alla Merica per riempirsi le tasche e tornare ricchi a casa».

«Racconta cose maravigliose».

«Le inventa. Ci vuol poco, quando nessuno può dirgli: "Non è vero"».

«Mi ha riconosciuto: "Tu sei dei Lamanna! Ti ho tagliato i capelli due anni addietro". Poi mi ha domandato: "E tuo nonno? È vivo?" "Sì", gli risposi. "Me ne rallegro: salutami i tuoi fratelli". "Sono in campagna". "Si arrostiscono al sole per guadagnare quasi niente, appena da stentare la vita. Dovrebbero venire in America con me. Anche tu; ma per ora bada a crescere". La gente gli stava attorno a bocca aperta».

«E perché è venuto via dunque?»

«Ripartirà. Anche nel Casino dei civili stavano ad ascoltarlo a bocca aperta. Era sdraiato sul canapè e fumava un sigaro lungo così... E raccontava, raccontava!... Diceva che le ferrovie sono sopra le case... Quest'è vero. L'ho letto nel libro di scuola, nonno. Diceva che ci sono palazzi più alti del campanile di Sant'Isidoro, più alti assai! Si monta su tirati con le funi di fil di ferro».

Il nonno crollava la testa, incredulo; pareva volesse dire: «E te la sei bevuta anche tu?»

«C'è nel libro di lettura, nonnoreplicava Menu. «Si scende anche con le funi di fil di ferro, se uno vuole uscire di casa».

Il nonno tornava a crollare la testa, incredulo.

«E gli altri pazzi, che sono partiti per la Merica, perché non sono tornati assieme a lui?» domandò.

«Dice che sono dispersi chi qua, chi . L'America è tanto grande, nonno

«Chi li ha visti i suoi quattrini

«Spende e spande. Ha portato un orologio d'oro a suo padre, che lo va mostrando a tutti. A un poveretto ha dato due lire in elemosina, e quello credeva che fossero false e non le voleva. Tutti ridevano, nonno».

«Saranno state false davvero».

«Buonissime. Gliel'ha scambiate don Franco il droghiere. Allora il poveretto gli disse: "Vengo in quei paesi anche io, a chieder l'elemosina colà, se dànno due lire invece di un soldo". E lui rispose: "Vi arresterebbero; colà non si può mendicare: si lavora e si guadagna". Tutti ridevano, nonno».

«Spampanate! Va'! va'! Pensa alle cose di scuola». Il nonno era a letto, ripreso dai suoi dolori alla schiena, che questa volta non avevano avuto paura della ricetta del dottor Liardo.

La nuora gli diceva premurosamente:

«Siete ostinato! Mandiamo Menu dal farmacista, qui a due passi».

«Attendiamo fino a domani; se ne andranno come son venuti».

Il vecchio gemeva, steso vestito sulle materassa, e si voltava e rivoltava a stento, premendo con una mano sulla schiena dolorante; e non si accorgeva che Menu era apparso sull'uscio della stanza dov'era andato a farsi le cose di scuola».

In punta di piedi egli si accostò al tavolino appoggiato al muro, aperse cautamente il cassetto, rimestò gli oggetti, trovò la ricetta e uscì. Il farmacista appena lo vide, esclamò:

«Oh, che miracolo! Serve per tuo nonno

«Per mio nonno».

Il farmacista stette un pezzo a spiaccicare in un mortaio di cristallo il suo intruglio; vi aggiunse un liquido e poi versò tutto in un barattolino di vetro verdognolo.

«Dirai alla tua mamma che si fa così: se ne prende quanto un cece nel palmo della mano e poi si frega, si frega sul punto che duole, due tre volte al giorno».

«E il danaro

«Dieci soldi. Trattengo la ricetta; diglielo a tuo nonno».

«Dieci soldiesclamò lo zi' Santi. «Avete voluto fare a modo vostro».

«Proviamo, nonno», rispose Menu. «Sono stato io, per non vedervi soffrire. Vi farò io le fregagioni; ho la mano leggera. Se ne prende quanto un cece, ha detto lo speziale, e si frega, si frega».

«Per non sciupare i soldi», si rassegnò il nonno.

«Il maestro dice che bisogna obbedire al medico».

«Sarà d'accordo col medico e lo speziale. Una volta si cavava un po' di sangue... Più giù!... ! Ahi! e bastava. Più su ora... ,

E Menu quasi si divertiva a far le fregagioni sul dorso peloso del nonno che, di tratto in tratto gemeva: «Ahi! Ahi!...»

Due giorni dopo egli era in piedi, diritto come un palo, maravigliato che l'intruglio dello speziale lo avesse liberato dai dolori alla schiena; ma non si dava per vinto.

«Se ne sarebbero andati via lo stesso, come l'altra volta. Tieni; passando di nell'andare a scuola, portagli i dieci soldi. Questi due sono per te; te li sei guadagnati».

 


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