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CHI SA?
Era scettico ed egoista? O si compiaceva, per vanità, di mostrarsi tale?
Io gli volevo bene, non ostante i suoi grandi difetti; probabilmente per essi. Vi sono cattive qualità che attraggono in modo straordinario; forse perchè dànno l'illusione di nascondere, sotto la loro malvagia apparenza, qualità opposte, degne di ammirazione e che servono da compenso. Il fascino di certi delinquenti, di certe malefiche donne può spiegarsi così.
Federico Toacci aveva l'impudenza delle sue azioni, e questo faceva qualche volta sospettare ch'egli esagerasse raccontandole.
- Io non credo all'abnegazione e al sacrificio perchè le stimo virtù inumane; e per ciò non li pratico.
Il dovere di ogni individuo consiste nel procurarsi, con qualunque mezzo, quel che può soddisfare i suoi bisogni, i suoi desideri, e renderlo felice.
La morale è stata inventata da colui che voleva impedire agli altri il conseguimento di un bene creduto degno di esser riserbato a lui solo.
Il codice è il libro più prezioso del mondo perchè indica la maniera come si possa nuocere agli altri, evitando di nuocere a sè stessi.
L'amore non vale il tempo, le forze e i quattrini che si sciupano per acquistarlo. Bisogna prenderlo come viene, quando viene, da chiunque viene, senza guardar molto pel sottile. Tanto, esso è una sciocchissima cosa, di cui abbiamo fatto il pernio della vita forse per dimostrare che la vita non vale niente di meglio. -
E se qualcuno gli faceva notare che parecchie sue azioni contradicevano gli aforismi da lui solennemente e ripetutamente proclamati, egli rispondeva:
- Il poter fare il contrario di quel che si pensa e si sente è la miglior prova che uno possa dare a sè stesso della propria assoluta indipendenza e della libertà che possiede.
- Cattiva giornata oggi! Ho dovuto fare una buona azione, con la semplice lusinga che essa ne faccia commettere parecchie cattive.
- Che cosa hai fatto?
- Ho prestato mille lire a un tale che non ardiva di chiedermele perchè era certo - diceva - di non potere restituirmele.
- Ebbene?
- Non capisci che se fosse stato vero, me le avrebbe invece insistentemente richieste?
- Te le restituirà dunque.
- No, giacchè ora sa che io non conto più su la sua restituzione.
- Per togliermi la tentazione di credere che vi sia una persona onesta in questo mondo.
- E se, contrariamente a quel che tu sospetti, costui verrà a restituirti, presto o tardi, le mille lire?
- Penserò che, tra qualche tempo, vorrà chiedermene dieci mila, per fare un colpo più grosso. L'onestà è un calcolo profondo; è l'impiego d'un capitale ideale con gl'interessi al mille per cento....
- Oh!...
- .... in questo, o nell'altro mondo per coloro che credono.
- Eppure tu fai tante cose in ossequio alla morale, alle leggi, alle convenienze sociali!
- L'uomo non è perfetto. Vuol dire che sono un onesto anch'io, a intervalli, a grandi intervalli per fortuna.
Sì, era vero: Federico Toacci godeva la vita senza scrupoli, senza ritegni, al pari di tanti altri, che però si guardano bene di formulare in ispietati aforismi le norme della loro condotta.
Rimasto libero a ventidue anni da ogni soggezione di famiglia, educato fuori di casa, lontano, a Parigi e a Londra - perchè i suoi genitori si erano divisi quasi subito dopo la nascita di lui e il padre non avea voluto impacci tenendolo presso di sè come gli era stato accordato dalla legge, nè la madre si era più ricordata, nel disordine della sua esistenza, di avere un figliuolo - bello, straricco, sviluppato precocemente in ambienti dov'era difficile farsi una ben chiara idea del bene e del male, egli si era formato da sè una particolare filosofia sperimentale e aveva conformato ad essa tutti gli atti della sua vita.
Spesso mi viene il sospetto ch'egli fosse un sentimentale camuffato da scettico e da egoista. Era certamente un orgoglioso che non voleva essere ingannato da nessuno, e che pel timore di far ridere della sua bontà naturale e della sua buona fede, s'inducesse, come ho detto, ad esagerare le apparenze dal lato cattivo.
Ricordo, a questo proposito, due fatti.
Primo, un gran pranzo dato da lui. La lettera d'invito diceva: Per celebrare un mesto avvenimento. N. B. In abito chiaro.
La tavola era sparsa di crisantemi bianchi. La tovaglia e i tovaglioli orlati a lutto. Le massicce fruttiere d'argento, velate di crespo nero.
Nessuno degli invitati si era maravigliato di quella stravaganza, ma tutti eravamo curiosissimi di saperne la ragione.
Allo sciampagna, rizzatosi in piedi e tenendo con una mano la coppa ricolma, egli disse con tono scherzevole:
- Un'umile ragazza si è suicidata... per me. È il primo caso che mi càpita. Lascio cascare una lagrima nella mia coppa, e bevo in onore di quest'avvenimento, che può essere una verità o una menzogna. Amici, fate altrettanto!
Egli vuotò la coppa, ci guardò sorridendo ironicamente ed esclamò:
- Mi compiaccio di apprendere che ho ancora qualcosa da insegnare ai miei amici.
Io gli dissi:
- Tu hai paura di sembrare commosso a chi fai pena.
- Mi mancava soltanto la commiserazione di qualcuno!
E accese con indifferenza una sigaretta.
Il pranzo finì freddamente.
Due anni dopo, accompagnavo un amico di provincia che voleva osservare non ricordo più qual monumento al camposanto.
In quella sera di ottobre, col cielo coperto di nuvole, un po' umida e fredda, la città dei morti era deserta. Per ciò fui stupito di scoprire, in fondo a un viale, un uomo inginocchiato davanti a un monumento che non avevo avuto occasione di vedere prima e che sembrava bello anche da lontano. Sur un piedistallo di marmo scuro, un angelo di bronzo spiegava le ali levando in alto le braccia aperte, quasi stesse per spiccare il volo verso il cielo e in atto di offerta.
Ci accostammo.
- Tu! - esclamai maravigliato, riconoscendo Federico Toacci.
E mi chinai a leggere l'iscrizione. Essa diceva: