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— La disgrazia di Giamba de Risis — affermò Sandro Colella — è l'agiatezza che gli permette di stare in ozio dalla mattina alla sera.
— In ozio? Ma se è l'uomo più occupato, anzi, più preoccupato di questo mondo!
Jacopini aveva risposto con tanta serietà da provocare una gran risata nei quattro amici seduti a prendere gelati e a tracannare bicchieri di birra attorno a due tavolini del Caffè allineati sul marciapiede.
— Jacopini ha ragione — soggiunse Toralda. — Ho incontrato Giamma poco fa. Montava in carrozzella. Mi disse: — Sono in ritardo... Un invito a pranzo... Non bisogna farsi aspettare. — E neppure — feci io — arrivare con anticipazione, perchè non si supponga che uno ha fame più che appetito. — Non possono supporlo — rispose. — Già sanno che sono un parco mangiatore. — E mentre si allontanava, gli buttai dietro: — Parco in tutto! Beato te!
— Non avrà capito la malizia delle tue parole — osservò Bronzetti. E rituffò i baffi nella schiuma della sua birra.
— Io mi permetto di dubitare — riprese Colella — della realtà dell'invito a pranzo.
— Perchè avrebbe dovuto inventarlo?
— Perchè, caro Toralda, aveva bisogno di crederlo egli stesso.... dopo di aver fatto crederlo a un altro; è il mezzo migliore.
— In ogni modo — riprese Jacopini — Giamba de Risis è un uomo felice! Lo invidio.
— Io, no davvero — replicò Colella. — Che gli giova di essere agiato? Perchè può pagare puntualmente il sarto, il calzolaio, il camiciaio? Su per giù, secondo la nostra condizione, li paghiamo anche noi, con ritardi più o meno lunghi, ma li paghiamo; questo è certo. Noi però nella vita non ci contentiamo soltanto del fumo vogliamo anche un po' di arrosto. E Giamba è di quelli che si appagano del solo fumo. Dice: — Io sono idealista! — Che significa? Il mondo non è fatto di idee.... di quelle sue idee. Unicamente ai poveri è concesso di essere idealisti, e in certi momenti, cioè quando fanno l'acquolina in bocca vedendo mangiare gli altri. Giamba fa continuamente l'acquolina in bocca, e si accontenta.
— Quanta filosofia per spiegare un fatto fisiologico!
— T'inganni, Bronzetti. Già volevi dire: patologico. T'inganni, ripeto. Il male di Giamba è nel cervello. Chi sa che voleva farne la Natura? Un gran poeta? Un grande artista? Ha dimenticato di aggiungere un pizzico di... qualcosa, e la combinazione non è riuscita.
— Fortuna! Un gran poeta! Un grande artista! Io ringrazio Dio di avermi fatto un po' bestia...
— Un po'?
— Vedi? Tu non saresti così modesto; e parlando di te, avresti detto: bestione!
— Ah! Comincia il solito duello? Scappo.
Bronzetti afferrato, ridendo, Jacopini per un braccio, lo costringeva a rimettersi a sedere.
Ripresero a parlare dell'amico Giambattista de Risis che tutti chiamavano Giamba per brevità.
— Infine — disse Jacopini — è un buon giovane, che non fa male a nessuno....
— Volontariamente — lo interruppe Colella. — Non basta però di astenersi di fare il male; bisogna di avere la intelligenza di comportarsi in maniera che certe nostre azioni, in sè stesse innocue, non possano essere interpretate...
— Staremmo freschi allora! Io mi soffio il naso, faccio uno starnuto ed ecco un imbecille....
— Non esagerare! Se ti dirò — l'ho saputo ieri — che de Risis ha spinto una signorina al suicidio per gelosia, per disinganno.... parlerai ancora così? Sissignore: egli non aveva, apertamente, promesso nulla: ma ci sono occhiate, ci sono piccole galanterie che valgono più di qualunque dichiarazione. Lui, dice, è un idealista: intanto, per una signorina che ha cuore, certe occhiate, certe piccole galanterie sono l'avviamento verso il reale. Dopo parecchi mesi.... di idealità, la signorina si attendeva la parola esplicita, sicura..... Invece si accorge che de Risis prodiga le stesse occhiate, le stesse piccole galanterie a una giovane comune amica; la quale s'illude, si monta la testa come lei, e in un momento di effusione, si confida con lei, si sfoga, pare, senza cattive intenzioni, esagerando un po', per vanità, per femminile vanteria... E quell'altra, il giorno dopo, si avvelena!
— Che vuoi concludere?
— Che uno dovrebbe aver coscienza di quel che fa. Anche uno scherzo può riuscire fatale.
— Giamba — sentenziò Toralda — è il più gran flirtatore — si può dire? — che io conosca.. Ormai deve avere acquistato una maestrìa, un'abilità formidabili. L'altra volta mi diceva: — Le donne mi mettono terrore. La moglie è una grande sciagura; l'amante, peggio assai. Il guaio è che da questa alternativa non si esce. Io vo studiando di godere, in minima parte, le delizie della moglie.... — Degli altri — lo interruppi. — No — rispose — di una probabile moglie, o le pochissime gioie di una probabile amante. Rasentare l'orlo dell'abisso, provare un po' lo stordimento, il capogiro che mi farebbero precipitar giù, e ritrarmi in tempo; ecco il difficile problema che intendo di risolvere, e che in parte ho risoluto. — Infatti, Giamba ha trentasei anni, ed ha avuto, finora, la grande abilità, di non prender moglie, nè di farsi un'amante.
— Attendiamo la quarantina. Forse le avrà addosso tutte e due. Accade così. Non c'è peggio degli idealisti per tuffarsi poi nella realtà fino alla cima dei capelli e grufolarvisi beatamente.
Quattro oh! di maraviglia accolsero l'inatteso arrivo di Giamba de Risis. Colella e Bronzetti scostarono le loro seggiole per fargli posto. Era elegantissimo, in smoking e chemise grigio.
— Grazie — disse — non seggo. Ho bisogno di voi, Toralda e Bronzetti.
I quattro amici si guardarono negli occhi, quasi per interrogarsi, vedendo de Risis insolitamente molto serio.
— Dobbiamo andare lontano? — domandò Toralda.
— Dentro il Caffè: due minuti. Scusate voialtri. Ve li rendo subito.
— Che ti accade? — domandò Bronzetti.
— Volete essere miei padrini? Devo battermi con Liberti. Una stupida questioncina....
— Di donna! Voglio confessarti che la prevedevo da un pezzo. Ronzavi troppo attorno alla signora Milani. È una gran civetta. Lei lo sapeva che il suo amante, Liberti, è un geloso furibondo....
— Lo sapevi anche tu, Giamma — soggiunse Toralda.
— Ma io.... non intendevo mica di soppiantarlo! — rispose de Risis. Se la Milani avesse voluto far la prova sul serio, sapevo come evitare il pericolo di... lei e della gelosia del suo amante. Ha voluto rappresentare con me la casta Susanna — chi le chiedeva qualcosa di più? — e siccome mi scappò di bocca: — Sarà per un'altra volta! ella si è sentita offesa e mi ha denunziato a Liberti, che ha trovato un pretesto.... Basta: volete essere i miei padrini?
— Volentieri! — risposero insieme i due amici.
— Tu però — soggiunse Bronzetti non dovresti fare il comodo di Liberti, che forse si vede in pericolo presso la sua amante. So io quel che dico... Se non ci sono gli estremi per battersi....
— No, non mi togliete lo svago dell'impressione di un duello. Nella vita bisogna provar tutto — fino a un certo punto.
— Fino a un certo punto! È il tuo programma.
*
* *
Al gran flirtatore — come lo aveva chiamato Toralda — non era mai capitato fin allora di essere lui oggetto di attenzioni gentili, delicate, ma insistenti, ma pressanti, che avrebbero voluto serbare l'apparenza di un flirt e intanto andavano, a poco a poco, un po' più in là. Da principio egli si era lasciato ingenuamente sedurre. Flirt contro flirt: una delizia!
La giovane vedova — la signora Velasquez aveva ripreso il cognome di zitella che attestava l'origine spagnuola della sua famiglia — era diventata per lui una specie di amabile persecuzione che lusingava il suo amor proprio.
— È come la presenza di Dio! — egli pensava sorridendo. — Si trova dovunque!
E dovunque, senza curarsi del giudizio o delle malignità degli altri, ella se lo accaparrava, lo teneva sotto il fascino del suo brio, del suo spirito, della sua bellezza di bruna — di gitana — se lo diceva da sè — non senza nascondere una lieve punta di dispetto vedendo che il flirt rimaneva sempre tale, e che nel cuore di quell'uomo non si destava il minimo palpito da far supporre: Ecco l'amore che spunta!
Ormai, nelle diverse società ch'egli frequentava, era quasi divenuto di moda flirtare con Giamba De Risis: l'atto non produceva conseguenze. Si riduceva talvolta a una specie di avviamento, di ammaestramento pratico per le ragazze che si compiacevano di scherzare con lui, come con un uomo innocuo, perchè sapevano anticipatamente che egli non era della pasta con cui si fanno i mariti. Intanto, attendevano che si presentasse il corteggiatore serio, il fidanzato, il marito futuro.
Quest'aggressione della gitana, in certi giorni di stanchezza, di noia, lo faceva riflettere. La parola aggressione non gli sembrava eccessiva. La vedova era giovane, bella, colta, con rispettabile dote perchè il marito avea fatto testamento in favore di lei, a dispetto dei parenti che negli ultimi giorni della sua malattia lo avevano assediato fin per mezzo del confessore. Che mancava? Mancava soltanto un po' di amore.... l'essenziale! Il calcolo gli ripugnava in ogni atto della vita, e maggiormente nel matrimonio.
Egli fu maravigliato quella mattina di aver pronunziato a fior di labbra questa parola.
La giornata si annunziava triste, piovosa. Aperti i vetri del terrazzino che dava sul giardinetto dietro la casa, accesa una sigaretta, si era sentito spingere a fare un profondo introspetto e a domandarsi:
— Ma dunque sono io proprio incapace di amare? Passando volontariamente, quasi per precauzione, da un flirt all'altro, menando insieme fin mezza dozzina di flirts per volta — e gli veniva in mente il guidatore del tiro a sei ammirato giorni addietro al ritorno dalle corse — mi son dunque ridotto a questa aridità, a questa sazietà da non poter più amare, da rimanere arrestato alle frontiere del regno della passione, e impedito di penetrarvi? Ho pensato sempre: È la mia forza! Comincio a sospettare che sia, forse, la mia debolezza.
L'idea di questa impossibilità di amare, che gli appariva invincibile in quel momento, gli fece correre un brivido per tutta la persona.
*
* *
Si rammentò di un vecchio amico di suo padre. Non andava a trovarlo da parecchi mesi; ingratamente, si rimproverò. Gli voleva tanto bene, povero vecchio, inchiodato in una poltrona dalla paralisi delle gambe da cui era stato colpito da un anno e mezzo!
E Giamba avea largamente approfittato dei consigli, degli ammonimenti di colui che, goduta in tutti i sensi la vita, aveva accumulato tanta esperienza e tanto scetticismo!
Decise di andare a trovarlo, di confessarsi, per modo cui dire, con esso; ma prima volle fare un'ultima prova. Inventò il pretesto del progetto di una gran festa di beneficenza, e quel giorno stesso si presentò in casa della Velasquez, ch'egli non vedeva da due settimane. Era stata assente, accorsa ad Albano da sua madre gravemente malata.
Si era immaginato di provare una viva impressione rivedendola, un'impressione diversa dalle solite superficialmente piacevoli e nient'altro.
— Oh! Voi, de Risis? Credevo che vi foste dimenticato di me!
Ella sorrideva, ma nel fresco sorriso e nei begli occhi di gitana c'era un che d'ironico che la cortesia del gesto con cui gli tese a baciare la mano, e la dolce intonazione della voce che aveva specialmente pronunziato quell'Oh! non velavano affatto.
Imbarazzato, de Risis espose per sommi capi il finto progetto, ripetendo che per ora si trattava di cosa molto in aria; bisognava accertarsi, innanzi tutto, della cooperazione delle dame di buona volontà.
— La buona volontà non sempre basta! Io, per esempio....
— Che? Mi manchereste?....
— Non vi farà molto dispiacere.
— Voi sapete bene che è il contrario.
— Cioè....?
— Riprendo marito; vado a vivere in provincia, quasi in campagna.
— Tutt'a un tratto?
— Le migliori risoluzioni sono quelle prese all'improvviso.
— Vi faccio le mie congratulazioni... sinceramente.
— Lo credo, lo credo! Com'è buffa la vita! Una s'immagina di andare a destra e, senza poter darsene ragione, si trova a sinistra. Voi, caro amico, non correte questi pericoli. Siete un uomo ammirabile. Tutto vi è indifferente, tutto vi diverte allo stesso modo... Non invecchierete mai; camperete cent'anni.
Egli intanto si osservava con curiosità e con terrore, e non osava d'interrompere la bellissima bruna che pure, forse suo malgrado, aveva nella voce, un po' di rimpianto o un po' di sarcasmo insieme, non avrebbe saputo dirlo nemmeno lei.
Un piccolo fremito? Un palpito più frequente del cuore?.... Nulla! Che cosa era accaduto dunque? Avea egli rasentato l'amore, e si vedeva ora togliere ogni illusione, ogni possibilità di qualche rivincita... rimanendo là freddo a quel modo, come se non fosse andato da lei lusingato da un desiderio più che da una speranza?
— Riprendo marito! — E lui aveva potuto apprendere la notizia senza credersi derubato, quasi tradito dopo mesi e mesi di fittissimo flirt?
— V'inviterò alle mie nozze e.... vi dispenso — non ve lo abbiate a male — di farmi un regalo; sarebbe per me....
Avrebbe voluto aver l'ardire di rispondere alla significante reticenza:
— Ma, poichè siamo a questo punto, e non c'è ancora, a quel che pare, niente di.... irreparabile....
Pensava così, con la stessa freddezza con cui avrebbe pensato: Non ne parliamo più!
Uscì di là irritato, indignato di sè stesso, ma di un'irritazione, di un'indignazione che anche a lui sembravano fattizie, di maniera. Per ciò saliva lentamente le scale della casa dove il suo vecchio amico soffriva, rassegnato nell'inerzia della paralisi, attendendo senza fretta e senza paura la morte.
— Non ti scusare; non occorre — gli disse. — La vita ha le sue esigenze. Parlami di te. Io non ho niente di nuovo da dirti. Vivo di giornali. E veggo che il mondo non cambia, e che è proprio inutile tentar di raddrizzargli le gambe. Sei forse venuto ad annunziarmi che prendi moglie?
E interpretando a suo modo un gesto di Giamma, soggiunse sùbito:
— Fai bene: lo riconosco troppo tardi. È una corbelleria necessaria.
— Ah, mio maestro!...
Giamma si ricordò che anni addietro soleva chiamarlo così.
— Ah, mio maestro! Il male è che io mi son ridotto incapace di amare!
— Nel matrimonio l'amore è un di più, di cui si può fare a meno. L'amore? Superstizione della civiltà, misticismo dannoso alla propagazione della specie; il più gran malanno morale che affligga la umanità! Peccato che queste verità le apprendiamo quando non possiamo più giovarcene, invecchiando, sul punto di andarcene via!
Giamma volle confessarsi — come aveva detto — e il vecchio lo lasciò parlare senza interromperlo, con le mani incrociate, gli occhi socchiusi.
— Non è orribile? — concluse Giamma. — Che dovrò, che potrò fare?
— Ingegnarti d'invecchiar presto! Non c'è altro rimedio. La vita è inesorabile; certi sbagli non si riparano. Io, se fossi in te, mi farei frate. È la migliore delle situazioni. Poter desiderare anche le assurdità... più viziose, e sapersele vietate! Frate serio, sincero, intendo... Per me ci ha pensato la paralisi....
A ogni parola del vecchio, de Risis si sentiva stringere il cuore. — Ingegnati di invecchiare presto! — Ma si sentiva già vecchio a bastanza. Ora capiva tutta la falsità della sua vita passata. Se avesse avuto bisogno di lavorare, di guadagnarsi il pane!
E quella sera, al Caffè, i soliti quattro amici stupirono di sentirgli affermare:
— La povertà.... è una gran ricchezza!
Soltanto Toralda comprese il vero significato di queste parole, e confermò: