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IL PARANINFO
Era di quegli uomini che non invecchiano mai, non ostante le laboriose vicende della vita e il crescer degli anni. Quantunque non indossasse da un pezzo la divisa di brigadiere doganale, tutta la sua persona, alta, pettoruta, con gambe ancora solide e voce grossa e rude, rivelava qualcosa di militaresco anche a coloro che lo vedevano e l'udivano parlare la prima volta. Aveva il tono del comando pur ragionando di cose semplicissime; aveva lo sguardo acuto e scrutatore sotto le sopracciglie sempre corrugate, quasi tentasse di scoprire, per vecchia abitudine, un contrabbandiere negli amici che lo circondavano al caffè, al club degli impiegati, al giardino pubblico dove, le sere di estate, andava con la moglie a prendere il fresco e a sentire la banda musicale, dando il segnale degli applausi alla fine d'ogni pezzo e terminando l'ultimo di batter le mani. Buon diavolo, infine. Venuto a godersi la pensione in quel delizioso angolo di terra siciliana dove, anni addietro, aveva rigorosamente esercitato il suo ufficio, non potendo piú dar la caccia ai contrabbandieri, si era messo, per non stare inoperoso, a dar la caccia agli scapoli, cercando di indurli a prender moglie, come aveva fatto lui, e ostentando l'esempio della sua felicità coniugale perché i calorosi consigli fossero corroborati dall'evidenza di un fatto.
Sarebbe stato veramente felice in quella casetta appartata, mezza nascosta tra piante di aranci e di limoni, con l'ampia vista del mare da un lato e quella dello scabroso dorso dell'Etna dall'altro, col breve orto davanti a l'uscio dove un contadino gli coltivava ogni sorta di verdura per la mensa, se la smania di combinare matrimoni non gli avesse procurato noie e grattacapi che mettevano spesso un po' di malumore tra la sua buona signora e lui.
Giacché, quando l'ex brigadiere doganale avea scoperto uno scapolo da «lavorarsi», com'egli diceva, per farne un marito, non trovava più pace fino al momento in cui non si fosse convinto che perdeva ranno e sapone per lavare la testa di quell'asino, quantunque poi continuasse a tentare l'inutile impresa, quasi a sgravio di coscienza, se frattanto non aveva adocchiato un'altra vittima pel suo generoso apostolato.
- Ma che cosa t'importa della felicità degli altri? - gli diceva talvolta la sua signora, vedendolo agitato e sovrappensiero quando le trattative di un matrimonio da lui progettato andavano a male.
- Bisogna fare un po' di bene a questo mondo! L'egoismo è il peggiore dei peccati! - egli rispondeva alteramente.
Ma, forse, per lui la caccia agli scapoli era una specie di continuazione del suo ufficio di doganiere. Essi dovevano sembrargli altrettanti contrabbandieri della vita coniugale, e per ciò si affannava a combatterli, cercando di diminuirne il numero con indurli a non piú fare agli altri quel che certamente non avrebbero voluto fatto a loro stessi, appena fossero entrati nella categoria dei mariti.
Le delusioni, i disinganni non avevano presa su lui; ricominciava fiduciosamente, coraggiosamente daccapo. E quelle due o tre volte che i suoi sforzi eran stati coronati da buon successo, egli era tornato a casa canterellando, zufolando, facendo roteare per la via la mazza di sorbo con capricci da schermitore; e avea abbracciato la moglie con l'effusione e lo slancio con cui l'aveva abbracciata e baciata al municipio e in chiesa il memorando giorno dei loro sponsali, quasi la cerimonia delle nozze altrui fosse stata un rinnovellamento della propria di dieci anni addietro. E con che appetito mangiava e beveva quel giorno! E con che gusto usciva a fumare la vecchia pipa di ciliegio sotto le piante di aranci e di limoni, contento, soddisfatto, mandando fuori enormi boccate di fumo pari a ondate d'incenso, verso gli sposi novelli partiti poco prima pel viaggio di nozze!
Appena scoperto uno scapolo da «lavorarsi», non gli dava piú requie. Questa volta gli infelici erano un professore di ginnasio e un ufficiale del distaccamento arrivati di fresco. Aveva subito trovato modo di avvicinarli, d'insinuarsi nelle loro grazie, rendendo quei piccoli servigi cosí graditi a chi è nuovo in una città di provincia dove le conoscenze non sono punto facili; ed era diventato presto amico preziosissimo.
Eh, sí! La vita colà non era molto allegra. Ma, invece, che aria, che paesaggi, che tranquillità e che benessere!
- Ho capito; lei, professore, si trova male nella camera mobiliata che ha scelto. Gliene cercherò una migliore e a piú buon mercato. Mi lasci fare. Starà come in famiglia, tra gente onesta, servizievole, affezionata -.
E, il giorno dopo, si era presentato col facchino per portar via la valigia del mal capitato.
- Ah, caro tenente! Qui, pochi svaghi... E, in quanto a donne, deve rassegnarsi. Tanto meglio, gliel'assicuro! Con un po' di buona volontà, qui però c'è da buscarsi una discreta dote e una bella moglina. Basta affidarsi ad abili mani. (E strizzava l'occhio destro). Altro che dote da regolamento! (E strizzava l'occhio sinistro). Anche lei, professore carissimo. È vita, forse, quella che lei mena solo solo, in balia di gente... onesta, non dico di no, ma che, soprattutto, tira al guadagno? Vita da cani, mi permetta di dirglielo. L'ho fatta anni ed anni, sbalzato qua e là dal mio faticoso ufficio, sempre in pericolo di ricevere una fucilata - coi contrabbandieri non si scherza! - E con la testa per aria... Sono stato giovane anch'io; so per esperienza, pur troppo! Aveva unito in relazione di amicizia le due vittime, il professore di ginnasio e il tenente di fanteria, quasi per averli meglio sotto mano: il professore su la quarantina, magro, pallido, sofferente per una malattia viscerale che lo rendeva malinconico; il tenente non giovane neppur lui, in lotta col magro soldo e con le spese che il grado gl'imponeva, un po' vano, un po' vizioso per sfaccendamento e che continuava la carriera militare perché ormai non avrebbe saputo far altro.
Tutti e due, sentendolo ragionare di grosse doti, avevano rizzato gli orecchi, sorridendo, approvando con la testa le calde esortazioni dell'amico ex brigadiere, senza compromettersi però quando egli concludeva sentenziosamente:
- Non c'è nulla, all'infuori del matrimonio, per felicitare la vita! Cari miei, se voi voleste...! -
Il malinconico professore alzava le spalle, sfiduciato. A quarant'anni, con i suoi acciacchi non si stimava piú marito possibile. Non aveva avuto grilli pel capo neppure in gioventú; figuriamoci ora! Il tenente si arricciava i baffi, si lisciava la barbetta tagliata a punta, strizzava con due dita il virginia, quasi, se mai! stesse per fare una gran concessione accettando i consigli dell'amico.
Infatti fu lui che, un giorno, gli disse:
- Precisiamo, brigadiere mio! Dove sono queste ragazze da marito? Non se ne vede mai nessuna per le vie e ai balconi! Le case sembrano fortezze, coi portoni sempre chiusi, con le invetriate serrate... Dobbiamo prenderle di assalto forse? Precisiamo dunque!
Quel giorno l'ex brigadiere li aveva invitati ad andare a prendere una boccata d'aria buona lassú, davanti alla sua casetta, all'ombra dei limoni e degli aranci; boccata d'aria per modo di dire, giacché sul tavolino messo fuori per la circostanza egli aveva fatto trovare schierati bottiglie di vino, bicchieri, vassoi con paste, e tazze pel caso che avessero preferito un sorso di caffè manipolato lí per lí da lui stesso con la macchinetta alla russa adoprata soltanto in certe solenni occasioni. Mentre il pallido professore centellinava il caffè, il tenente faceva lieto onore al calabro bianco assieme con l'ex brigadiere. E là, in faccia al mare che s'increspava con azzurre fosforescenze, tra lo stordimento prodotto dall'acuto odore della zagara, il tenente, diventato piú loquace del solito, si era lasciato scappar di bocca quel: «Precisiamo dunque!» che avea fatto scattare l'ex brigadiere dalla seggiola.
Rizzatosi orgogliosamente in piedi, egli si era affrettato a cacciar fuori una vasta boccata di fumo aspirato dalla pipa, e chinandosi tra le teste dei suoi invitati, con l'aria di chi pronunci una formola magica capace di rivelare meravigliosi misteri, avea sillabato sottovoce, con accento represso, il gran segreto. Ah! Quelle due sorelle lo tormentavano assiduamente da quasi un anno e, poverette, senza lor colpa. Esse ignoravano le benevole intenzioni dell'ex brigadiere intorno al loro avvenire di zitellone. Non si erano mai accorte delle occhiate di compassione con cui egli le squadrava incontrandole qualche volta per via, al ritorno della messa cantata domenicale alla Matrice, vestite di nero, avviluppate negli scialli neri da farle scambiare per vedove. Né potevano immaginare che un estraneo sconosciuto avesse già fatto cosí larga inchiesta da sapere esattamente l'ammontare del loro patrimonio, quali fossero le loro abitudini in casa e in campagna dove si recavano spesso, piú per sorvegliare i contadini che per godersi la villeggiatura; sempre sole, quasi due anime in pena, e abbastanza inoltrate negli anni, come si scorgeva dai visi sfioriti dove la matrigna natura non si era degnata di segnare neppure una linea di leggiadria femminile.
- Bisogna maritarle! - aveva detto alla moglie.
- Perché?
- Mi fanno pietà.
- Non importa. Una moglie brutta è anzi una garanzia.
- Per questo hai sposato me! - replicò sua moglie ridendo.
- Se tutte le brutte ti somigliassero! Bisogna maritare anche le brutte, specie se hanno una buona dote in compenso -.
E a proposito del malaticcio professore e del tenente che aveva male alle tasche, egli si lusingava di togliersi d'addosso quell'incubo morale delle due brutte sorelle vestite di nero che, secondo lui, dovevano invocare nella solitudine della loro vita uno straccio di marito e non lo avevano trovato fin allora. Soffriva per esse, ogni volta che le incontrava, chiuse negli scialli neri, rigide, con gli occhi bassi, quasi vergognose della loro bruttezza, e pensava:
- Vi libererò io, povere creature! -
Per ciò aveva pronunziato cosí solennemente e cosí misteriosamente le parole: «Due sorelle!» Né si arrestò là. Parlò della dote, case e giardini; dei larghi risparmi che certamente si erano accumulati da anni nei loro cassetti, con la vita modesta, alla buona, che esse menavano e con la loro abilità di econome amministratrici. Descrisse gli armadi zeppi di biancheria fragrante di rosmarino, la cantina colma di vini eccellenti, la dispensa ricca di olio, la casa riboccante d'ogni ben di Dio. Professore e tenente, appena sposati, avrebbero potuto buttar in faccia ai rispettivi ministri i decreti di nomina, esser padroni di loro stessi, non piú servire a nessuno, sicuri dell'avvenire, avvolti quasi nella bambagia!...
Quel giorno fin il professore lasciò tentarsi dalla focosa eloquenza dell'ex brigadiere, e timidamente disse:
- Come avvicinarle?
- Una presentazione è presto fatta! - esclamò il tenente.
Eh no! L'ex brigadiere pensava appunto al modo con cui sormontare questa difficoltà; e da parecchie settimane non era riuscito a trovare nessuna soluzione dell'arduo problema. Quelle due sorelle vivevano solitarie, appartate, da far sospettare che la coscienza della loro bruttezza le inducesse ad evitare ogni contatto con la gente. Indicarle per via non gli sembrava il mezzo piú opportuno per farle gradire. Le aveva circondate con una nube di mistero, lasciando a mala pena intravedere che la bellezza non era il loro maggior pregio, e senza arrivare a ripetere quel che aveva risposto a sua moglie: «La bruttezza, nel matrimonio, è una garanzia!».
Non lo impensieriva tanto il professore cosí buono, cosí sventurato, cosí rassegnato; costui avrebbe chiuso certamente un occhio e magari tutti e due, tenendo conto della dote. Lo impensieriva il tenente molto esperto in fatto di donne e che rimpiangeva spesso le «bellissime signore» da lui amate e dalle quali si vantava di essere stato cosí pazzamente amato da averne avuto fastidi e un duello di cui portava sul mento la traccia visibile, non ostante la barbetta lasciata crescere a posta per coprirla.
- Una presentazione è presto fatta! -
L'ex brigadiere si era sentito prendere pel collo a queste parole del tenente, e, messo tra l'uscio e il muro, aveva balbettato:
- Certamente!... Certamente!... Mah! -
Quando si dice che le migliori risoluzioni provengono dall'aver molto riflettuto! Niente affatto. Scattano all'improvviso, non si sa mai come né perché e nel momento che uno meno se l'attende. Per poco, la notte appresso, l'ex brigadiere non credette a un'ispirazione divina o a un intervento di san Giuseppe, suo santo protettore, accorso a toglierlo d'imbarazzo.
Non avea potuto addormentarsi, invidiando la moglie che gli russava leggermente a fianco; e nel buio della stanza gli sembrava di vedere, illuminate da strana luce, le figure delle due sorelle vestite di nero, talmente avviluppate negli scialli neri da lasciar scorgere appena un po' di fronte, il naso e le labbra. Gli stavano ferme davanti, come le aveva incontrate tre giorni addietro, quasi aspettassero ch'egli si decidesse a fare la proposta di matrimonio ruminata da tanto tempo e da loro indovinata. E mentre esse stavano là, a occhi bassi, in attesa, ecco tornargli in mente una notizia letta, la mattina, nella «Gazzetta»!... Un lampo! e l'ex brigadiere aveva dato tal sussulto e si era battuto cosí forte, con la palma di una mano, la fronte da svegliare di soprassalto sua moglie impaurita e tremante.
- Che cosa è stato?
- Ah, cara mia!... Sono felice!... Ho trovato, finalmente! Ho trovato! -
E acceso il lume e poi la pipa tenuta pronta sul comodino, si era seduto sul letto per comunicarle il maraviglioso pretesto con cui presentare le due sorelle ai loro probabili mariti. Rideva, si stropicciava le mani, mandava fuori boccate di fumo che potevano scambiarsi per fuochi di gioia, con tale voluttà le spingeva fuori e le seguiva con gli sguardi nei loro svolgimenti per l'aria.
- Tu ammattisci! - brontolò sua moglie, voltandosi stizzosamente sull'altro fianco per tentare di riaddormentarsi. Ma egli aveva continuato a fumare e a fantasticare la bella scena che doveva svolgersi nella villa delle due sorelle per opera sua. Esse, che vivevano quasi fuori del mondo, non avrebbero mai sospettato che il professore e il tenente non facevano parte di quella commissione che la gazzetta diceva stesse per venire in nome del governo per accertare i danni prodotti dai tremendi terremoti dell'anno avanti e ad assegnare sussidi. Cosí, tutti e tre, lui come guida, si sarebbero presentati colà, anticipatamente annunciati. L'accoglienza sarebbe stata cordialissima per ingraziarsi la commissione. Larghe promesse, figuriamoci! Un principio d'intimità... Le due sorelle, che appunto erano in villa, si sarebbero fatte trovare ben vestite per ricevere degnamente quei signori. Forse - un cencio saputo mettere addosso trasforma le donne - forse, viste da vicino, e senza quei malinconici scialli neri su la testa e attorno alla persona, esse non sarebbero parse tanto brutte!... E poi, lo spettacolo di quei giardini di aranci e di limoni, vera ricchezza, avrebbe prodotto stupendo effetto, avrebbe attenuato, certamente... Infine, ora che stava per mettersi in stretta relazione con le due sorelle, esse non gli sembravano di tale bruttezza da dover repugnare. E se il tenente diceva di no, peggio per lui! Il professore, senza dubbio, non avrebbe fatto lo schifiltoso. Ma, via! Via! Anche il tenente! Quel diavolo di tenente sapeva meglio di ogni altro come entrar nelle grazie delle donne. Avrebbe cominciato per galanteria, e all'ultimo... Alle due zitellone non sarebbe parso vero!
E l'ex brigadiere stese le mani, paternamente, quasi facesse lui, in quel momento, le funzioni di sindaco e di prete.
- Ah! -
Riposta la pipa spenta e smorzato il lume, ficcatosi sotto le coperte, si era addormentato quasi subito e avea sognato di accompagnare alla stazione le due coppie felici, che non finivano di ringraziarlo sventolando i fazzoletti dagli sportelli del vagone intanto che il treno andava via sbuffando e rumoreggiando.
Il professore e il tenente non avevano accettato senza difficoltà la parte da commedia proposta ad essi dall'ex brigadiere.
- Non c'è mezzo migliore. Paese che vai, usanza che trovi! -
Si erano rassegnati. E ridevano allegramente quella mattina mentre la carrozza li trasportava lassú, verso Piano di Lapa, e il paraninfo si profondeva in raccomandazioni intorno a quel che dovevano dire e fare, seriamente, giacché egli aveva pensato a preparar bene ogni cosa.
Era andato lui in persona, due giorni avanti, per far meglio capire alle due sorelle l'importanza dei personaggi governativi che si sarebbero presentati ad accertare i danni fatti dai terremoti; e aveva largheggiato in promesse di aiuto da parte sua perché la commissione accordasse il piú largo sussidio possibile.
- Esagerate, signorine mie! Esagerate! Paga il governo. I quattrini del governo sono roba nostra! -
Danni, per dire il vero, non se ne scorgevano; soltanto qualche crepaccio in un muro della stalla; ma lui avrebbe assicurato a quei signori che il peggio era stato, con immensi sacrifici, riparato. E le due sorelle stupite della parlantina di quell'improvviso amico che mostrava di prender tanto a cuore i loro interessi, avevano avuto appena il coraggio di ringraziarlo, sorridendo un po' stupidamente, guardandosi negli occhi, diffidenti, eppure cominciando già ad esagerare con lui, piangendo miseria per quel castigo di Dio che per poco non aveva distrutto villa e ogni cosa...! Anche la loro casa in città...
- Benissimo! Visiteremo anche la casa in città. Questi signori della commissione sono miei vecchi amici. So io come debbo comportarmi. Intanto, mi raccomando, una bella accoglienza! -
E avea insistito piú volte su questo punto: una bella accoglienza!
Da una svolta della strada, l'ex brigadiere additava la villa di Piano di Lapa rosseggiante tra il denso fogliame degli aranci e dei limoni, su la costa. E il tenente - quel giorno vestiva in borghese - rizzatosi su la persona, attorcigliatisi i baffi, faceva un gesto di esortazione al professore perché si tenesse su e smettesse quell'atteggiamento di afflizione che gli era divenuto abituale.
- Non dovrei dirle niente. Siamo in cimento di trovarci rivali. Nessuno di noi ha diritto di scelta. La maggiore? La minore? Quale di esse troverà la via del mio cuore? E se lei ed io, tutti e due?...
- La scelta è già fatta, dall'età - intervenne subito l'ex brigadiere.
- Oh, in quanto a me, rinuncio a scegliere! - esclamò il professore.
Risero. Ma l'ex brigadiere, ora che il momento climaterico si avvicinava, rideva cosí forte che il professore lo guardò in viso, non sapendo spiegarsi quell'eccesso.
Voleva farsi coraggio. La bruttezza delle due sorelle - Come mai? Perché giusto ora? - gli insinuava nell'animo un senso di sfiducia, quasi di paura; e per non farlo scorgere, si sforzava a ridere, ostentando l'allegria che non aveva.
Davanti al cancello, il tenente saltò giú il primo, sveltamente, dal legno; e intanto che l'ex brigadiere stendeva una mano al professore per aiutarlo a scendere, si avanzò verso le due donne poveramente vestite, sciatte, scapigliate, due megere, come le qualificò nel suo interno, e che pareva attendessero.
- Le signorine, le padrone? - domandò.
Il povero ex brigadiere era rimasto presso il legno, impietrito.
Le signorine? Le padrone? Ma erano desse appunto, irriconoscibili, con certe vesti da far schifo, con scarponi che mostravano le boccacce, con in testa due stinti fazzoletti di cotone a fiorami, sotto cui scappavano su la fronte i capelli mal pettinati! Erano desse, Madonna santa! E spalancavano gli occhi sbalorditi, facendo goffi inchini, senza sapere che cosa rispondere per chiarire l'equivoco del tenente, lontano le mille miglia dall'immaginare di trovarsi dinnanzi alle fidanzate profferte a lui e al professore dall'amico ex brigadiere.
Disgraziato paraninfo! Che terribile tradimento gli avevano fatto quelle stupide! Con l'idea di intenerire piú efficacemente i signori della commissione, e strappare un vistoso sussidio, le due sorelle avevano pensato d'indossare le piú misere vesti delle loro contadine, calzarne le scarpacce piú malandate, mettersi su la testa vecchi fazzoletti di cotone che rendevano piú mostruosa la loro bruttezza di zittellone sfiorite. Almeno, andando a messa, vestite di nero, chiuse negli scialli neri portavano abiti di seta, da quelle ricche signore che erano! E la loro bruttezza si vedeva e non si vedeva tra le pieghe degli scialli che ne contornavano la faccia, nascondendo parte della fronte, delle guancie e del mento! Ma là, con l'orribile travestimento!
- Ecco!... Signor commissario!... Ecco! - balbettò l'ex brigadiere facendosi avanti. Quel che avesse soggiunto, quel che tutti e tre avessero detto e fatto in quei brevi minuti che essi rimasero nella villa per fingere di dare un'occhiata ai muri, l'ex brigadiere non lo rammentava piú - tanto la testa gli si era sconvolta! - neppure da lí a poco, rimontando in carrozza mortificatissimo, con negli orecchi il sordo brontolio delle bestemmie del tenente furibondo per lo scherzo di cattivo genere di cui lo stimava consapevole autore!
Lungo un buon tratto di strada, nessuno di loro aperse bocca. Poi il tenente scoppiò:
- Lei è un imbecille! Per chi mi ha preso?
- Mi maraviglio del professore! Ma... corpo di...! Ma, sangue di...! Se lui può soffrire in pace... io - ferma cocchiere; faccio la strada a piedi! - io non sono una carogna!
- Ma, tenente mio!...
- Lei è un imbecille! -
Non volle intendere ragione; e smontò dal legno. - Caro professore! -
L'ex brigadiere si era rivolto a lui, quasi con le lagrime agli occhi. Ma anche il professore gli avea rotto le parole in bocca, voltandogli le spalle sdegnosamente. E alle prime case della città, era sceso dal legno senza neppur salutarlo.
L'ex brigadiere cascò dalle nuvole il giorno appresso, quando vide presentarsi i padrini del tenente che gli chiedevano sodisfazione o scuse per l'offesa fatta al loro mandante. Scuse? Lui, ex brigadiere di dogana, che aveva esposto la vita, tanti anni, dando la caccia ai contrabbandieri? E si buscò una sciabolata al braccio destro che lo tenne a letto tre settimane. Per far del bene! Per aver voluto maritare quelle due brutte zittellone che, ciò non ostante, gli facevano ancora pietà!
E ogni volta che le incontrava, vestite di nero, avvolte negli scialli neri, da scambiarsi per vedove, pensava con incredibile ostinazione:
- Vi libererò io, povere creature? -
Ne ha poi maritate parecchie altre, zittellone e brutte quasi quanto esse - come occuparsi diversamente? - ma forse egli morrà col dispiacere di dover lasciare in questo mondo quelle due sciagurate sorelle piú zittellone e piú brutte che mai!