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- E poi mi dite che sono superstizioso!... Come non esser tale, se le cose parlano, se i fatti parlano? Se dalle cose risulta una fatalità inevitabile, se dai fatti risulta una volontà malevola, ingannatrice, perversa che vi circuisce, v'insegue, vi dà la caccia come a una belva, scatenandovi dietro la muta feroce dei suoi cani...?... Parlate bene, voi che siete sano, grasso, pasciuto; che potete mangiare quando vi aggrada e quel che vi aggrada; che potete dormire di notte, di giorno, in qualunque ora, sul letto, su una poltrona, sur un divano, su l'erba, sul fieno, per terra, secondo il gusto o il ghiribizzo del momento in cui vi piace di dire: - Dormiamo! Qui! Cosí! Là! Costà! - anche se il vostro corpo sano, grasso, pasciuto non avesse nessun bisogno di dormire!... Parlate bene voi che potete disporre del vostro tempo come vi pare; che potete ammazzarlo... (Ah! io lo ammazzerei volentieri, il tempo, davvero, se si potesse! E per tutta l'eternità!) che potete ammazzarlo in mille modi: a teatro, al club, al caffè, a caccia, in conversazione, a passeggio, a piedi, in carrozza, a cavallo, in bicicletta, in automobile! E spesso non ci riuscite, perché il tempo è piú forte di voi, piú forte di tutti; e degli sfaccendati e di coloro che non hanno un minuto di libertà per grattarsi il capo; e degli imbecilli che fa sbadigliare, e dei buoni e dei bravi che fa piangere e disperare!... Parlate bene! Eh? - Sono superstizioso! - Ma lo avete pur visto! Io non ho fatto niente, proprio niente per attirarmi questo nuovo guaio addosso. Avevo ben altro pel capo che fare da cavaliere della Tavola Rotonda o da Don Chisciotte, quel maledettissimo mattino, uscendo di casa dopo una nottata insonne, intorpidito anima e corpo dal freddo e dal pensiero che l'unica mia risorsa mi era venuta meno otto giorni avanti!
Ci si vedeva appena nella viuzza dove ero andato a rifugiarmi presso un amico disgraziato quanto me, ma che ha due camerette e due letti, di uno dei quali non ha voluto disfarsi mai, perché si è messo in testa che la Fortuna dovrà un giorno o l'altro passare per quella viuzza, infilare la porta, salire la scaletta di quella casupola a un piano, dormirvi un po' e vuotarvi il corno dell'abbondanza, sia pure per isbaglio... Una volta vuotato, anche a metà, anche per un terzo... è fatta; la Fortuna ripassa raramente per dove è passata... Basta! E per ciò egli dice che quell'altro letto deve stare sempre a disposizione della bendata dea.
Vi giacevo io - non posso dire: vi dormivo - da una settimana! E chi sa che la Fortuna non sia venuta proprio allora, e, visto occupato il letto, non sia tornata addietro senza versare neppur la colmatura del suo corno, che sarebbe stata sempre una gran risorsa!... Tutto può darsi; anche l'assurdo... Specialmente l'assurdo!
Ah! le cose parlano! I fatti parlano! Dunque ci si vedeva appena in quella viuzza. Budello dovrei chiamarla, dove due, se passano di fronte, si toccano coi gomiti. Infatti, io o lei, non so chi di noi due, o se tutti e due insieme, ci urtammo; e io, accortomi che si trattava di una donna, chiedevo umilmente scusa, perché non si spende niente a essere educati e gentili fin nei momenti cattivi... Chiedeva scusa anche lei... ma con voce cosí piena di pianto e nello stesso tempo cosí dolce, cosí dimessa e implorante!
- Dove sono? Che via è questa? -
Ora, domando e dico: perché colei avea dovuto smarrirsi in quella viuzza, in quel budello dove non si arriva facilmente neppure quando ci si vuole andare di proposito? Perché alle quattro e mezzo di mattino e non un quarto d'ora prima o un po' piú tardi, ma proprio nel preciso momento che stavo per svoltare la cantonata, e se giungevo a svoltarla... niente di quel che è poi accaduto sarebbe accaduto? Perché? domando io. Perché? - è chiaro, chiarissimo, lampante! - perché altrimenti non mi sarei potuto attirare addosso il grosso guaio che... Non è guaio, né tanto grosso?...
Ah! Parlate bene, voi! Corpo satollo non crede al digiuno. Voi, lo so, vi sareste cavato d'impaccio facilmente, se la curiosità, il capriccio, la malvagità, o altro, vi avessero spinto a interrogare quella povera bella creatura e penetrarne il mistero... Forse vi sareste voltato appena; forse un barlume di sentimento, di carità, vi avrebbe spinto a buttar via cinque, dieci, venti lire per far riportare la povera sofferente a casa sua (ma non ne aveva!) o portarla all'ospedale, casa di tutti quando si degnano di ricevervi e c'è un posto vuoto... E cosí, qualche ora dopo, non ci avreste pensato piú.
Ma io no. - Le cose parlano! I fatti parlano! - Ma io no; io non potevo far altro che o passar via brutalmente, fingendo di non aver udito o capito. (Già! Quasi i disgraziati possano rimanere indifferenti verso disgraziati loro pari!) O prendere per mano, come non esitai un istante, la poverina e condurla nella cameretta che l'amico mi aveva ceduta, forse a malincuore per la superstizione che la Fortuna... - Si vive di superstizioni, di illusioni, di sciocchezze!... Guai se esse non ci fossero!... - e ceduta a me solo.
Egli dormiva nella cameretta accanto. Russava anzi, e assai forte in quel punto. Aveva questo difetto: appena chiusi gli occhi al sonno, prima, piano, poi, ora con crescendo, ora con diminuendo, con riprese, con scoppi, con pianissimi... E non voleva convenirne; diceva che non era vero. Ma io gli rispondevo, ridendo - si ride talvolta anche in mezzo ai guai - Bada! se la Fortuna ti trova nel meglio del russare, non fa neppur la scaletta di casa tua! E infatti, se quella poverina fosse stata la Fortuna...
- Non è solo? - mi domandò, spaurita, facendo atto di scappare. La trattenni per un braccio, quantunque ella si dibattesse per svincolarsi... E se io avessi aperto la mano, e lei avesse potuto seguire l'impulso della paura, del pudore, del ribrezzo dell'ignoto, di non so quale di questi sentimenti che la spingeva a scappar via... - Ah!... Le cose parlano!... I fatti parlano! - Io intanto, non che aprire la mano che la riteneva per un braccio, con l'altra mano la spinsi delicatamente oltre la soglia e chiusi l'uscio, perché non arrivasse piú fin là il poco piacevole rumore del russare del mio amico... Le due camere rimanevano una a destra, l'altra a sinistra d'una saletta che serviva a piú usi.
Ella si gettò bocconi su la sponda del letto singhiozzando, balbettando: - Oh, Dio! Oh, Dio! - senza darmi il tempo di vedere se era giovane o no, bella o no, quantunque io, dalla voce, avessi già indovinato che era giovanissima e che doveva essere anche bella, perché le brutte hanno brutta pure la voce. - No, secondo voi? - Sia; non voglio discutere in questo momento. E quand'anche?... Intanto è certo che non mi ero ingannato.
Che cosa potevo dirle? La lasciavo sfogare attendendo che si calmasse.
Nell'ordine naturale delle cose avrebbe dovuto accadere che il mio amico, svegliatosi, lavatosi, pronto ad uscire di casa, picchiasse al mio uscio, per accertarsi se ero vivo o morto, ancora a letto o fuori; è cosí?... Ma, signore mio, convenite almeno questa volta, che ho ragione, ragionissima di esclamare: - Le cose parlano!... I fatti parlano!... - Convenite almeno questa volta che non sono superstizioso credendo alla perversità del destino, alle fatalità ineluttabili...
Sentendo stridere le imposte della finestra della camera del mio amico, smuovere seggiole, aprire e chiudere cassette, e il tossire e il canticchiare venuti dietro al russare, quasi egli soffrisse a stare un po' zitto dormente o sveglio, io trambasciavo pensando a quel che avrebbe egli detto scoprendo... cioè non scoprendo niente, ma immaginando chi sa quale sconvenienza da parte mia.
Ah! Non so stancarmi di ripeterlo: - Le cose parlano! I fatti parlano! - Attesi alcuni minuti secondi trattenendo il respiro, quasi non rifiatando io anche lei dovesse cessar di singhiozzare e di balbettare: «Oh Dio! Oh Dio!» E quei minuti mi parvero secoli.
Era andato via, senza picchiare al mio uscio, senza chiamarmi!... Forse aveva dimenticato che ero suo ospite. Come? Perché? Non era mai accaduto nei giorni precedenti, né altre volte tempo fa; e quella mattina in cui sarebbe stato bene che egli avesse fatto come era solito - giacché il malinteso che poteva nascere lí per lí sarebbe stato schiarito subito - e quella mattina, invece, egli va via canterellando, zufolando, e mi lascia solo con lei, come se intendesse di dirmi: - Ti sei messo da te cotest'impiccio? Hai preso cotesta gatta a pelare!... Cavatene come sai e puoi! Io non voglio entrarci per niente! Altro che gatta! -
Bellissima! Con certi capelli neri ondulati, che avevano quei riflessi color viola di cui voleva convincerci a scuola il nostro professore di greco... E certi occhi, mortificati dal pianto e per ciò piú espressivi!... Sotto la nerissima capigliatura, l'estremo pallore del suo viso ovale prendeva tal risalto!...
Vi viene l'acquolina in bocca? Se il destino fosse ragionevole, se la fatalità non fosse bestialmente cattiva, l'avventura avrebbe dovuto toccare a voi che avete quattrini a palate, e niente cuore... E sarebbe stato bene anche per quella poverina, che si contorceva, si contorceva, bocconi, su la sponda del letto... Non ci avevo badato!
- Lasciatemi morire!. -
Bisogna aver inteso l'accento, lo strazio disperato con cui furono pronunciate quelle parole, per capire la confusione, il turbamento, la profonda compassione che mi assalirono in quell'istante, quasi fosse stata colpa mia se la infelice bellissima creatura si era avvelenata col maledetto sublimato corrosivo, che droghieri e farmacisti non hanno scrupolo di vendere al primo capitato...
Ah! Voi parlate bene!... Perché poi, dopo che fu miracolosamente uscita di pericolo, dopo che fu guarita?... Perché?... E perché poi quel bambino, venuto alla luce tra gli spasimi dell'avvelenamento...? Perché?... A voialtri ricchi tutto è permesso! Avete la convinzione - e forse è giusta - che col denaro si ripara ogni cosa. Potete darvi il lusso di essere spietati, senza rimorsi. Cento, cinquecento, mille lire!... Bazzecole! Ma noi miserabili della peggiore specie, perché dobbiamo nascondere il nostro stato per non capitar peggio, noi abbiamo la disgrazia di avere i nervi scoperti, impressionabilissimi, il cuore pronto a commoversi per un nonnulla, e una ragione che non ragiona, non calcola... Sissignore! È un'infamia, ma è cosí! Ed ecco in che modo oggi mi trovo babbo di un figlio che non è mio e non so di chi sia!
Mi ha portato fortuna? Perché ho già ottenuto quest'impieguccio che mi frutta sessanta lire al mese?... Fosse almeno campata lei!... Il veleno no, la polmonite, sí; in quattro giorni! Mi pare un orribile sogno!... Era una sorella per me!... Potevo avere il coraggio di farmene un'amante? Potevo consigliarle: - Trovatelo! - dopo quel che le era accaduto?... Voi gliel'avreste detto?... Ma sí, vi credo!
Le cose parlano!... I fatti parlano! Quando uno è nato col destino di essere disgraziato per tutta la vita!... Sono superstizioso, è vero? Vi faccio ridere? Peggio per voi!... Datemi un sigaro!... No, una sigaretta; non ne fumo da mesi... Grazie!... Intanto mi sono sfogato!... È qualche cosa!...