Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Serena
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ATTO PRIMO

SCENA VIII Dara e Serena.

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SCENA VIII

 

Dara e Serena.

 

Dara. Dovrei cominciare dal chiederle scusa...

Serena (invitandolo a sedersi). Di che?

Dara. Di quest'atto; ma mi credo... quasi autorizzato...

Serena. Da me?

Dara. Oh! Lei è d'una rigidezza!...

Serena. Se dovesse dirmi qualcosa che io non potrei udire davanti a mio padre...

Dara. Vorrei dirglielo davanti al mondo intero!

Serena. Questa sua insistenza m'addolora!...

Dara. Ha il cuore di sasso dunque?... Lei mi giudica male; tiene conto soltanto del mio passato, delle esagerazioni che sono corse intorno ad esso, delle calunnie spacciate dagli invidiosi per discreditarmi. Rifletta. Non si conquista, alla mia età, una posizione senza crearsi molti nemici, quasi il benessere laboriosamente raggiunto da uno sia un furto fatto all'avidità degli impotenti e dei presuntuosi. Ho dovuto lottare. Forse, qualche volta ho sbagliato; nella lotta per la vita, non si ha sempre il tempo di scegliere i mezzi con cui ottenere la vittoria. Volevo dar nell'occhio, volevo farmi notare; volevo che tutti si occupassero di me, dei fatti miei... e può darsi benissimo che in certi casi mi sia avvenuto di passare il segno...

Serena. Io non m'interesso delle azioni altrui.

Dara. Perché le sono indifferenti?

Serena. Anche per questa ragione.

Dara. Non è possibile! Un'anima buona e gentile come la sua, non può rifiutarsi di stendere una mano a chi invoca soccorso.

Serena. Oh, non esageri!

Dara. Vede com'è crudele? Eppure dovrebbe essersi già accorta del profondo mutamento da lei prodotto in me... Io non so come dimostrarle la mia gratitudine...

Serena. Per un bene fatto senza volerlo e senza saperlo?

Dara. Per un miracolo dovrebbe dire!

Serena. Senta: io capisco di non comportarmi bene permettendomi di riceverla in un momento in cui mio padre è fuori di casa. Ma è meglio fare un male insignificante, piuttosto che lasciar prolungare un equivoco d'onde può nascere un male peggiore.

Dara. Mi odia?... Mi disprezza?...

Serena. Perché dovrei odiarla? E in quanto al disprezzo, sappia che io non sono talmente vana da credermi autorizzata a disprezzare qualcuno.

Dara. Sempre così! Sempre così! Mi dica almeno quale prova desidera. Mi chieda un atto, una rinunzia, un sacrificio perché lei possa convincersi che sono sincero. Mi troverà pronto a tutto! — È arrivato nella mia vita l'istante supremo. Io stesso sono stupito di quel che è avvenuto lentamente in me da sei mesi in qua. Tutte le energie del mio essere si sono raccolte in una sola, che è amore, adorazione, sottomissione, rinnovamento. Ah! Non ho mai incontrato ostacoli quando storditamente facevo il male, o gli ho superati tutti, tutti! con la mia insistenza, col mio coraggio, con la mia audacia; ed ora che vorrei fare il bene...

Serena. Chi le impedisce di farlo?

Dara. Lei! Lei! Lei!

Serena. Si calmi! (sorridendo) Mi mette paura.

Dara. Come vuole che sia calmo davanti alla sua spietata freddezza?

Serena. Dovrei ingannarla?

Dara. Non ha dunque un qualche ideale da raggiungere, un qualche scopo a cui dedicare tanta fioritura di giovinezza, di bellezza, di senno, di virtù?

Serena. Lasciamo stare tutte coteste buone cose!... Io sono una povera ragazza che non ha voli d'immaginazione, che non è tormentata da desiderii smodati, da speranze grandiose... Quel che ho qui dentro lo serbo, infine, per me, giacché lei mi costringe a farle confessioni che mi ripugnano. Poco fa, si meravigliava che io le rispondessi: — Mi rassegnerò. — Non so fare altro; e credo che sia il meglio che possa praticarsi nella vita. Il mio destino è di vivere all'ombra di queste quattro mura, finché avrò mio padre. Dopo...

Dara. Tanta tristezza è scontento, è dolore...

Serena. Niente affatto. È serenità. Mi hanno detto che mia madre volle impormi il nome di Serena come augurio, come benedizione, quasi la santa donna prevedesse... Non si è ingannata. Sono Serena di nome e di fatto. Mi ha mai vista un giorno diversa dall'altro?

Dara. Ed è questo il suo fascino! Io invece sono un irrequieto, un agitato. Ero, dovrei dire, perché ora ho orrore di quelle smanie, di quei furori che mi hanno travolto come un fiume rigonfio travolge un fuscello. La ricchezza, il lusso, la potenza, la piena soddisfazione di tutti i sensi; non anelavo altro! Ah! Benedetto il giorno che entrai, per la prima volta, in questo pianterreno così appartato, così silenzioso, con le finestre ombreggiate dagli alberi del giardinetto! Fu una rivelazione. Come se nelle tenebre della mia vita fosse penetrato un mite raggio di luce che me ne faceva scorgere, a poco a poco, tutto l'orrore. Gliel'ho detto più volte. E lei ne ha sorriso ogni volta, incredula, ostinata nella sua rigidezza!... Se pure, così pensando, non m'illudo. Ecco quel che ora temo, ecco! Ed ho spiato lungamente invano questo momento. Io, che non ho mai esitato davanti a qualunque audacia, sono stato così timido di fronte a lei!...

Serena. Che avrebbe voluto fare di più?

Dara. Mi dica almeno che il suo cuore già appartiene ad un altro.

Serena. Lei ora eccede.

Dara. No?... Mi basta... Afferma di no?

Serena. Non contento di essere avvocato, vuole anche essere giudice istruttore, strapparmi una confessione che non ha nessun diritto di chiedere!

Dara. Che può costarle, se negativa?

Serena. Niente, se io non reputassi un'offesa alla mia libertà questa sua strana pretesa.

Dara. Non ha pietà di me?

Serena. Tanta!

Dara. Tanta?

Serena. E vorrei che lei ne avesse egualmente di me, da impedirle per sempre qualunque altro tentativo... Sarei costretta a dire a mio padre...

Dara. Suo padre sa!

Serena. E che le ha risposto?

Dara. Che da parte sua...

Serena. Questa volta ha mostrato un po' di senno mio padre! (pausa).

Dara. Non ha da aggiungere altro?... Vuole proprio spingermi alla disperazione? Non intende dunque che la vita ormai ha un valore per me, soltanto se lei vorrà santificarla con la sua intervenzione, col suo aiuto? Non intende che io sono in bilico tra il perdermi in un altro modo, nel peggior modo di prima, e il perdermi assolutamente, con un atto risoluto? Cosa che preferisco, anche perché le proverebbe che non ho mentito con lei... Ah, Serena! I felici sono terribili.

Serena. Le sue parole mi turbano... Ma per quanto io abbia poca esperienza del mondo, sono convinta che la sua... esaltazione — non so come chiamarladeclinerà, cesserà. L'altra volta diceva a mio padre, e non con l'intenzione di parlare a me, che lei è stato sempre così: subitamente infiammato, trasportato, sospinto agli estremi, insofferente di ostacoli, deciso a spezzarli o a lasciarsi spezzare da essi...

Dara (interrompendola). Si trattava di tutt'altro; interessi, passioni, capricci, pazzie, se così vuole...

Serena. È lo stesso oggi.

Dara. No, no! Serena, no!

Serena. In ogni modo, io la prego di non riparlarmi mai più di questo.

Dara. Aspetterò. La febbre del mio cuore è di quelle che danno energia a un organismo. Aspetterò!

Serena. Farà male. Ho vent'anni; ma in certe esistenze gli anni contano poco. C'è una vita interiore in noi, che misura il tempo diversamente. Io sono rimasta orfana a dieci anni; ho conosciuto mio padre... si può dire, da due anni, da che sono uscita di collegio. Ma colà non somigliavo alle mie compagne. Mi appartavo, pensavo a tante cose tutte tristi: a mia madre, alla mia sorte avvenire; e la mia... serenità è nata da quelle grandi tristezze che io sentivo senza comprenderle bene.

Dara. Lei mi fa intravedere qualcosa che non sospettavo neppure!

Serena. Ho avuto torto di lasciarmi indurre a risponderle. Mi guarderò bene di ricadere.

Dara. Serena, lei non mi dice quel che vorrebbe dirmi, no!

Serena. Oh, questo poi!

Dara. Esita, perché non ha fiducia in me!

Serena. Non mi faccia pentire d'una cortesia che già mi dava qualche rimorso. Mio padre e mia zia...

Dara. Sua zia?

Serena. Sorella di mio padre. È arrivata questa mattina, inattesamente. Essi devono essere sul punto di rientrare in casa.

Dara (alzandosi da sedere). Vuole che vada via?

Serena. Sarebbe come confessarle che io sarei capace di nascondere qualcosa ai miei parenti. A mio padre ripeterei precisamente quel che ho detto a lei... Si ricomponga. Lei non si accorge dell'agitazione che le fa tremare le mani e le intorbida lo sguardo. Se mia zia la vedesse, immaginerebbe subito chi sa che cosa, e non sarebbe piacevole.

 

 


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