Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Serena
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ATTO SECONDO

SCENA III Serena ed Elena.

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SCENA III

 

Serena ed Elena.

 

Serena. Come riconoscerti? Sei stata malata?

Elena. D'animo, oh, molto!

Serena. Dunque? Sei arrivata oggi?

Elena. No; sono qui da qualche anno. Soltanto ieri l'altro, per caso, ho saputo che anche tu...

Serena. Da un pezzo, dopo uscita di collegio.

Elena. Serena!... Io non ero delle due o tre tue intimissime colà. Ma ti volevo bene, e tu me n'hai voluto un po'.

Serena. Assai.

Elena. Me lo dimostrasti nell'occasione della disgrazia di mio padre.

Serena (vedendo quasi venir meno l'amica). Elena! Elena!

Elena. Mi sento male.

Serena. Che ti è accaduto? Parla. In che posso giovarti?

Elena. (riavendosi) Se ti farò una domanda, risponderai franca, sincera?

Serena. Non mi costerà nessuno sforzo.

Elena. Sei tu... fidanzata?

Serena. No.

Elena. Mi hanno assicurato...

Serena. No, ti ripeto.

Elena. Allora si sono ingannati su questa circostanza. Sarai fidanzata fra poco.

Serena. No, Elena. Probabilmente ciò non avverrà mai. Non so spiegarmi però per quale scopo abbiano potuto inventare la frottola che hanno spacciato. Io frequento pochissime persone, da contarsi su le dita d'una mano...

Elena. Anche questo mi hanno detto.

Serena. Non mi credi?

Elena. Perché avrebbero dovuto prendersi gioco di me? Ci sono così cattive persone al mondo da divertirsi a tormentare, a umiliare una disgraziata?

Serena. Che dici?... Fidanzata con chi?

Elena. Con l'avvocato Dara.

Serena. Ah!... Spiegati, Elena, per amor di Dio!

Elena. Tu. l'ami!

Serena. Oh, Elena!

Elena. Non mentire, Serena; non mentire. Sei impallidita tutt'a un tratto.

Serena. Perché comincio a capire. È indegno!

Elena. Tu non l'ami? Me lo giuri?

Serena. Non sono abituata a giurare; ma se questo può tranquillizzarti, te lo giuro per la santa memoria di mia madre!

Elena. Grazie!... Ma dunque?

Serena. Ora dimmi tutto.

Elena. Che può interessarti? E poi... bisogna che io torni presto a casa; ho la mamma a letto con la febbre... Tu lo vedi spesso?

Serena. Viene dal babbo, per affari, credo. Potrebbe capitare da un momento all'altro.

Elena. Non dargli retta, Serena! È falso! Ha una terribile arte! Sa affascinare.

Serena. Lo vedo.

Elena. Non vorrei incontrarmi con lui... Ho fatto male a venire da te. Che mi giova sapere che non è tuo fidanzato e che tu non l'ami? Si fa vedere di rado da quattro mesi; gli scrivo, e non risponde alle mie lettere; o risponde in modo da farmi rimpiangere il suo sdegnoso silenzio. Da prima avevo sospettato una di quelle sue vampate di follia da scapolo, per le quali, ci dicono, noi dobbiamo essere indulgenti. Mi sarebbe parso un abbassamento mostrarmi gelosa... Trattandosi di te — secondo quelle voci — la cosa mutava aspetto. Pensai subito... e non soltanto per me, con egoismo da innamorata, ma anche per te, dolce creatura, che credevo illusa, affascinata, come ero stata affascinata e illusa io...

Serena. Perché non vuoi incontrarti con lui?

Elena. È irritabilissimo per cosa da niente; figuriamoci!

Serena. Ma davanti a me...

Elena. Peggio. Se egli ha delle intenzioni, al vedersi smascherato...

Serena. Lasciami fare (scrive un biglietto e suona. Ad Agnese). Dall'avvocato Dara. È qui a due passi, alla svolta della via. (Agnese esce).

Elena. Serena! Mi manca il coraggio!... È impossibile.

Serena. Parlerò io.

Elena. Tu?

Serena. Io non ho certi pregiudizi. È proprio cattivo, se ti fa soffrire così. Intanto, dimmi...

Elena. Qualcuno mi aveva già ammonita. Mia madre non lo vedeva di buon occhio. Povera mamma! Aveva il cuore profetico. Sono stata imprudente, pazza!... Ma se tu sapessi come parlava!

Serena. Gli vuoi bene ancora?

Elena. Non lo so. In certi momenti, l'odio mi soffoca.

Serena. Dimenticalo! Sforzati di dimenticarlo. Non ti merita.

Elena. Mi ha compromessa!

Serena. In che modo?

Elena. Sono stata imprudente, pazza!... Niente di cui debba arrossire.

Serena. Lo credo!

Elena. A te non posso nascondere nulla. Un giorno volle parlarmi da solo a solo. Smaniava, si torceva le mani! Tu non puoi immaginare quel ch'egli diventa quando gli si para davanti un ostacolo! Vuol vincere a ogni costo. Ed io ero debole, incapace di resistere... Lo amavo tanto!... Promisi... Nello studio di un pittore suo amico!

Serena. Oh, Dio! Che hai fatto!

Elena. Si poteva entrare senz'essere notati. In quell'ora, l'una dopo mezzo giorno, la via era deserta. Appena entrata, no, appena egli aperse la porta, sentii cascarmi la benda dagli occhi. Egli mi aveva presa per una mano; volli sfuggirgli, tornare addietro... Stavo per gridare; avevo perduto la testa... Scoppiai a piangere. Mi è rimasta soltanto un'idea confusa di quello stanzone illuminato dall'alto, dei quadri che vi erano, dei molti fiori che egli aveva portato per me... Si era inginocchiato davanti a la poltrona su cui io singhiozzavo con la faccia tra le mani, sperduta, pensando all'infamia commessa ingannando mia madre. Capii che ora bisognava ingannare lui. Non so d'onde mi sia venuta quella forza di comprimermi; dalla disperazione forse. Mi mostrai un po' rassicurata. Finsi di voler osservare un quadro presso l'uscio. E mentre egli — il quadro era posato per terra, appoggiato al muro, — e mentr'egli si chinava per prenderlo e metterlo su un cavalletto... Io stessa non so più!... Mi slanciai sul paletto dell'uscio e aprii!... Egli non fece in tempo. Scendevo le scale di corsa, come una ladra. Egli chiamava, con voce soffocata, di lassù: — Elena! Elena! — Tre signori salivano. Uno mi aveva incontrata qualche volta in casa di una famiglia... Così, così mi sono rovinata...! Mi credono... Ah, Serena! Meglio fossi morta! E la povera mamma ignora tutto!

Serena. Sei stata davvero imprudente! (L'abbraccia e la bacia per confortarla).

Elena. Da allora in poi egli è talmente cambiato!... Si dice offeso della mia sfiducia!...

Serena. E chi ti ha dato la notizia del preteso fidanzamento?

Elena. Tristi pietosi ce n'è tanti al mondo! A un nostro conoscente un amico ha assicurato di averlo udito dire dalla stessa bocca di lui. Sentendo il tuo nome, non ho avuto pace fino a che non ho saputo il tuo indirizzo. Volevo avvertirti in tempo.

Serena. Ti ringrazio, ma non occorreva. Vedrai.

Elena (alzandosi da sedere). No! No! È impossibile. Lasciami andar via. Già è inutile. Tu non potrai parlargli in modo... Tuo padre, forse, giacché è suo amico. È uomo, è maggiore di età, deve avere certamente qualche influenza su lui... Che! Che! Tutto è inutile!

Serena. Non disperare. Non mi sembra perverso. Mio padre, lasciamolo stare. Io debbo parlargli, io debbo sapere...

Elena. Tornerò più tardi, fra qualche ora, o domani.

Serena. Potresti restare; attendere in camera mia.

Elena. E la mamma? Troverò un'altra scusa... Che posso dirti? Queste mie lagrime ti parlino per me! A rivederci, cara... (Quasi su l'uscio, Elena si ferma, e fissa in viso Serena). Tu non l'ami, è vero?... Me l'hai giurato!

Serena. Oh, Elena!... Ecco Agnese.

 

 


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