Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Serena
Lettura del testo

ATTO SECONDO

SCENA VI Dara e Serena.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA VI

 

Dara e Serena.

 

Serena. Segga; ho molte cose da dirle.

Dara. Sono dispiacentissimo di essere stato costretto a tardare qualche momento. Non potevo prevedere che suo padre tornasse così presto a casa.

Serena. Non è tornato. Ho detto: — Mio padre ha gente — perché il dottore non sospettasse...

Dara. Benissimo.

Serena. Elena Scotti è uscita or ora di qui.

Dara (imbarazzato)... La conosce?

Serena. È stata mia compagna di collegio.

Dara. (c. s.) Ah!

Serena. Elena mi ha confidato tutto.

Dara. Ha ben poco da confidarle... Serena, per carità, prima di credere... prima di condannarmi, permetta che io le dia spiegazioni...

Serena. Non si tratta di me.

Dara. È una nevrotica. Si è fitto in testa...

Serena. Non la insulti, non la calunni almeno!

Dara (con sforzo, ma tentando di nasconderlo). Sì, lo confesso, sono stato un po' leggero con la sua amica... Ma la colpa è anche di lei... Sa come accade conversando, quando uno alza la voce? L'altro è costretto a prendere subito lo stesso tono... E non si figuri che tutte le signorine le rassomiglino nella riservatezza e nel senno. Per moltissime, una parola di cortesia, un complimento assumono significati eccessivi. Se il gioco si prolunga un po', non si sa più in che modo disingannarle. Allora, si lascia correre; e spesso il tempo rimedia. Qualche volta però... È il caso di Elena... della signorina Scotti.

Serena. Non si penta di aver pronunziato con qualche tenerezza quel nome. Che le ha fatto la poverina per essere trattata così?

Dara. Io... anzi!... È vero non mi ha fatto niente. Ma nella vita non ci pesano addosso soltanto le conseguenze delle nostre azioni. Le persone più oneste e più buone possono nuocere qualche volta, involontariamente, e produrre terribili catastrofi; lo tenga a mente. Ho tentato parecchi mezzi per far capire a quella signorina...

Serena. Non l'ama più?

Dara. Forse non l'ho amata mai... Ma che idea ha lei del cuore umano? Il cuore non è la ragione.

Serena. E lei, scusi, che idea ha della lealtà, del dovere?

Dara. Non facciamo confusioni. La lealtà, il dovere, la morale!... Siamo forse liberi di amare o di non amare?

Serena. Non divaghi, la prego. Parli di Elena.

Dara. Ebbene... ho creduto, per qualche mese, di amarla davvero. Mi sono ingannato. Elena ed io siamo troppo simili, troppo agitati tutti e due. Io avrei bisogno di una compagna che rappresentasse qualcosa di opposto, di contrario al mio carattere, ai miei sentimenti, alle mie idee. Elena non farebbe altro che accrescere il mio sconvolgimento, invece di calmarlo, o di dominarlo. Saremmo due infelici. Ci siamo ingannati!... Ed io intanto non ho trovato in me la forza di dirglielo apertamente, né quella di sacrificarmi... Serena! Ho chiesto in tanti modi alla società la soluzione del problema della mia esistenza; e ho raccolto sempre disinganni perché andavo per una falsa via. So, finalmente, di avere scoperto la vera, la diritta...

Serena. E s'inganna più di prima!

Dara. Non si lasci fuorviare da sciocche convenienze sociali, da falsi doveri di amicizia. Dia retta agli schietti impulsi del suo cuore!... Io corro subito da Elena, per toglierle ogni illusione, ogni speranza; per farle comprendere che, se ci sono stati torti nel caso nostro, non ne sono responsabile io solo...

Serena. L'ha compromessa! L'hanno veduta scendere le scale dello studio di pittore dove era stata attirata da lei! La reputazione della povera creatura, colpevole soltanto di amarlo ciecamente, è macchiata senza rimedio, se lei non ripara.

Dara. Terrori d'immaginazione esaltata! Non ho rimorsi. Lei, Serena, ignora la vita. La società non nessun'importanza a certe leggerezze, le giudica per quel che valgono... In questo momento, sotto la viva impressione delle confidenze della sua amica, lei dimentica che ha una grand'opera di redenzione da compire!

Serena. È strano che lei pretenda da me un atto di cui si dichiara incapace verso una persona che avrebbe qualche diritto...

Dara (con impeto). Non ho obblighi, né doveri; se ne convinca!

Serena. La pietà per la mia amica mi ha spinto a commettere l'imprudenza di questo colloquio. Ma io sono ingenua fino a un certo punto. Lo credevo uno sviato, non un cattivo... Intende forse di rappresentare con me la stessa commedia che ha rappresentata con Elena?... S'inganna.

Dara (profondamente colpito). Che mai dice? Una commedia?... Con lei?

Serena. Ho riveduta, dopo parecchi anni, la mia amica. Il dolore l'ha così disfatta, che nel primo istante non l'ho riconosciuta. Un sentimento che giunge a produrre simili guasti non può essere superficiale... Ah, voi altri uomini! Avete la felicità a portata di mano, e non stendete il braccio per afferrarla e impossessarvene!... Vada a gettarsi tra le braccia di Elena, le chieda perdono, le dica che è stato malato di mente e di cuore e che ora si sente guarito. La farà rivivere. Elena è degna di lei; le vuole tanto bene! Ha sofferto e soffre tanto!

Dara (con grande abbattimento). Com'è la vita! Il suo biglietto mi aveva spinto fino al cielo, ed ecco, le sue parole mi fanno piombare nell'abisso!... Ma, poiché il mio destino vuole così,.., sia così! Ella aveva nelle mani l'esile filo con cui l'istinto della conservazione mi teneva ancora attaccato all'esistenza...

Serena. Non tenti di atterrirmi con tristi fantasmi. È impossibile che un uomo come lei si perda d'animo, smarrisca il senno davanti a un ostacolo da nulla...

Dara. Non mi crede?

Serena. Non lo credo!

Dara (esitando). O io ho perduto l'intelligenza, o queste sue parole...

Serena. Parlerò più chiaro per non essere fraintesa. Noi non dobbiamo vederci più, pel suo bene, per la sua tranquillità. Lei ha parlato imprudentemente del nostro prossimo fidanzamento...

Dara. Oh! Le mie parole sono state male interpretate. Intendevo accennare a una speranza, a una possibilità lontana...

Serena. È bene dunque che io le dichiari che questa possibilità non esiste, neppure lontanissima, affatto!

Dara (colpito). Badi!... Lei pronunzia una tremenda sentenza!

Serena. Si rassicuri. Da qui a qualche mese, la vita le parrà più bella che mai. E mi sarà grato di averle impedito di commettere uno sbaglio... irrimediabile dopo. Dirò all'infelice mia amica quel che lei, come afferma, non ha saputo trovar modo di dirle. Si rassegnerà o ne morrà. È già colpita al cuore; me l'ha dichiarato il dottor Pantini che l'ha vista qui poco fa.

Dara (agitatissimo). Serena, le ripeto, lei pronunzia una tremenda sentenza! Un gran rimorso le peserà su l'anima...

Serena (con impeto). Eh, via! È matto, o finge di esser tale!... Vede? Mi trascina a usare un linguaggio di cui arrossisco... Rimorso di che? Io sono perfettamente sicura di non avere mai fatto nulla, nulla, nulla! per far nascere in lei la più piccola illusione. Mi sento creatura libera anch'io, e non voglio sottomettere la mia libertà ai capricci, alle fantasie d'un'altra persona, qualunque essa sia.

Dara (Addolorato e stupito) Capricci?... Fantasie?

Serena. Li chiami come vuole! (Padroneggiandosi) È la prima volta che trascendo con la parola. In questo momento mi sembra di non essere più io!

Dara (alzandosi da sedere). Mi perdoni, Serena! Un giorno, forse, riconoscerà che nessuno al mondo l'ha amata più di questo misero matto, che sperava di farla felice e di essere felice con lei!

Serena. È ancora in tempo di diventare davvero felice con Elena.

Dara (con durezza). Non me la nomini!... La detesto!

Serena (indignata). Io lo compiango!... Addio, signore! (Gli volta le spalle ed esce dall'uscio a sinistra. In quel punto entra il Loreni che vede l'atto della figlia).

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License