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[20] Or questo bisogno di communicare il pensiero è inerente alla natura dell’uomo, animale essenzialmente usurpatore, essenzialmente sociale: però ch’ei tende progressivamente ad arrogarsi e quanto gli giova e quanto potrebbe giovargli; all’uso presente aggiunge l’uso futuro e perpetuo, quindi la proprietà e la disuguaglianza: né vi poteva a principio essere proprietà perpetua di cose utili agli altri, senza usurpazione; né progresso d’usurpazione, senza violenza ed offesa; né difesa contro a pochi forti, senza società di molti deboli; né lunga concordia di società, senza precisa comunicazione d’idee. E finché l’umano genere associavasi in famiglie e in sole tribù, angusti termini somministrava la terra, angustissimi [21] il tempo alle sue conquiste e a’ suoi patti, e poche articolazioni di voce bastavano all’uso della memoria. Frattanto la forza col suo mal dissimulato diritto e col perenne suo moto agl’ingegni audaci per vigore aggregava gl’ingegni timidi per debolezza, e col numero dei vinti rinforzava la possanza del vincitore; le tribù cresceano in nazioni, e si collegavano sempre più onde accertare per mezzo dello stato di società o di proprietà gli effetti dello stato di guerra e di usurpazione; e il commercio si andò propagando, e nel permutare da popolo a popolo le messi, le arti, e le ricchezze, accumulò i vizi, le virtù, gli usi, le religioni, le lingue degli uni con quelle degli altri, disingannò il timore reciproco, destò la curiosità d’ignote regioni, ed alimentò [22] così la noia e l’avidità, due vigili instigatrici del genere umano; l’una esagerando il fastidio del presente, l’altra le speranze dell’avvenire, trassero le genti dalle antiche sedi natie attraverso delle infecondità delle solitudini e delle tempeste dei mari a cercare nuovi regni, nuovi schiavi, e ad agitare con nuove stragi, con nuove superstizioni, con nuove favelle la terra. Questo urtarsi, complicarsi e diffondersi di forze, d’indoli e d’idiomi, occupando più moltitudine d’uomini, più diuturnità di fatiche, più ampio spazio di terra, e quindi più numero d’anni, moltiplicò non solo le idee e le passioni che ne risultano, ma variò all’infinito i loro aspetti e le loro combinazioni, ed aumentò [23] la progressione del loro moto, che non poteva essere più omai secondato dal suono fuggitivo della parola.