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[42] Quali sieno i principj e i fini eterni dell’universo, a noi mortali non è dato di conoscerli né d’indagarli: ma gli effetti loro ci si palesano sempre certi, sempre continui; e se possiamo talor querelarcene, troviamo sovente nella nostra esperienza compensi di consolazione. L’umano genere turba coi timori la voluttà dell’ora che fugge, o la disprezza per le speranze che ingannano; si duole della vita, e teme di perderla, e anela di perpetuarla morendo: ondeggiamento perenne di speranze [43] e di timori, agitato ognor più dall’impeto del desiderio e dagli allettamenti della immaginazione. Così piacque alla natura che assegnò l’inquietudine alla esistenza dell’uomo, il quale aspira sempre al riposo appunto perché non può mai conseguirlo; però, languendo le passioni, ritardasi il moto delle potenze vitali; cessato il moto, cessa la vita; ed ogni nostra tranquillità non è che preludio del supremo e perpetuo silenzio. E ben possono starsi, e stanno (purtroppo!) nei forsennati passioni senza ragione; ma la ragione senza affetti e fantasmi sarebbe facoltà inoperosa; e ogni filosofia riescirà sublime contemplazione a chi pensa, utile applicazione a chi può volgerla in pro de’ mortali, ma inintelligibile e ingiusta a chi sente le [44] passioni che si vorranno correggere. Aggiungi che come non a tutti la natura fu equa dispensatrice di forze, così non gli armò con pari vigore di ragione26; e senza sì fatta disuguaglianza e cecità di giudizio, qual bene reale indurrebbe gli uomini a legarsi in società per combattersi? a insanguinarsi scambievolmente per possedere la terra abbondantissima a tutti? e qual bene più caro della pacifica libertà? Ma per decreti immutabili l’universalità de’ mortali non può essere né quieta né libera. Incontentabile ne’ desideri, cieca nei modi, dispari nelle facoltà, [45] dubbiosa sempre e le più volte sciagurata negli eventi, non potea se non eleggere il minor danno, rinunziando la guida delle sue passioni alla mente de’ saggi o all’imperio del forte. Quindi il genere umano dividesi in molti servi che tanto più perdono l’arbitrio delle loro forze, quanto men sanno rivolgerle a proprio vantaggio, ed in pochi signori che fomentando co’ timori e co’ premi della giustizia terrena, e con le promesse e le minacce del cielo le passioni degli altri, hanno arte e potere di promuoverle a pubblica utilità.