Ugo Foscolo
Edippo

ATTO TERZO

SCENA 1a   TALETE.

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA 1a

 

TALETE.

 

TALETE

Figlio di Lajo entro Colono ardivi

Riporre il piede?... Oh s'io men tardo quinci

Giungea, di Tebe già alle porte a forza

O vivo, o spento, o a brani fatto addutto

Ben io t'avrei – Finché respira questo

Impuro avanzo del sangue di Cadmo,

È di Creonte vacillante il trono...

Ma il re s'avanza... Arte or qui vuolsi, e somma

Arte – Si finga, ed al venir mio velo

Faccia di stato alta ragion

 

 

 

SCENA 2a

 

TESÈO, TALETE, ARCADE.

 

TALETE

Creonte

Signor di Tebe...

 

TESÈO

Re Creonte? e quanti

Or regi ha Tebe?

 

TALETE

Per destin fatale

Usa a cangiare, a niuno averne, o a starsi

Fra i duo divisa, trepidante, incerta,

Signor fu Tebe da più lustriLajo

Tradito, esule Edippo; Polinice,

Ed Eteòcle ambo correano, invasi

Dalla infernal sete d'impero al trono.

Pure allor freno alle discordie oppose

Prego di madre, sì che l'un regnasse

Un anno in Tebe, e fuor l'altro ne gisse.

Primo Eteòcle occupò il seggio, i passi

Drizzò vers'Argo Polinice, fermo

Di ritornar qual non ne gìa più grande.

Ivi accoppiossi con Argìa d'Adrasto

Figlia, e s'avvinse in amistà tenace

Col cognato Tidèo – Già per più lune

Volto era l'anno, e ancor sedea sul trono

Lo spergiuro EteòcleIndarno d'Argo

Chiedea ragion del vicendevol patto

L'esul fratello – Oh re, tu sai con quanta

Indomit'oste ultor piombasse il prode

Tidèo su Tebe, e Polinice; audace,

Ostinato Eteòcle si restrinse

Nel chiuso vallo di morir giurando

Anzi di ceder l'usurpato trono.

E i giuri attenne, che di sangue rosse

Corsero l'onde del rapido Ismeno,

E di Argivi, e Teban morenti, e morti

Ammonticchiati quasi alte cataste

Del nevoso Citero erano ingombri

I due campi – Ma già il suocero Adrasto

Novella adduce a battagliar tremenda

Etola gente, e degli Argivi avviva

L'ardir; qual lampo sui Tebani piombano,

E di loro ne fanno ampio macello

Sicché atterriti, e volti in fuga, indarno

All'ordin gli appellava, e minacciava

Forte Eteòcle, e' che, di ceder prima

Il trono, visti avria co' suoi quei d'Argo

Ristretti, e chiusi entro la tomba istessa.

 

TESÈO

Oh mostro!

 

TALETE

Alfin niun scampo a sé

Chiamò a concilio Polinice; ei venne,

Ma qual potea fra' regnator duo patto

Esister mai, se era sol uno il trono?

Ne' brandi, ultimo dritto – Ah soffri, ch'alto

Silenzio veli quel fero tanto,

In cui trafitti ambo per man d'entrambi

Dessero certa del lor sangue prova.

 

TESÈO

Oh degna inver prole di Cadmo!

 

TALETE

Il trono,

Vuoto di re, tiensi or Creonte...

 

TESÈO

Il tenga,

Che sommo danno è aversi trono in Tebe!

Ma, che vuol egli? A che d'armati or pompa

Far con tant'oste? Che pretende? Quale

Di nuovo sire ardir novello il muove

Con orgogliosa mostra entro a' miei stati?

 

TALETE

El tal non viene – Hanno i Teban le spade

Nel fodero riposte, e in man l'ulivo,

E giuran pace a' Greci tuoi – Deh udirmi

Piacciati, o reSpenti i fratelli, il trono

Occupò l'avo – A gara Edippo Tebe

Suo re nomava, e invanpreghi, o possa,

O attender breve a rallentar non valse

Smania di plebe...

 

TESÈO

E a che ne vengon quindi?

 

TALETE

A chiederlo da te – Me primo intanto

Mandò Creonte, onde securo farti

Che pronto ei stassi a dar il non suo trono

A Edippo, ove tu 'l renda a Tebe.

 

TESÈO

E dove

Stassi, ch'io 'l renda?

 

TALETE

Entro Colono.

 

TESÈO

Edippo

Entro Colono? Or come?... quando?...

 

TALETE

Indizi

Certi m'ebb'io che da Larissa il piede

Quinci movesse anzi dell'alba, scorto

Da Antigone...

 

TESÈO

Possibil fia?... Tebano

Certo colui, canuto, cieco, fiero...

Olà qui tosto ambo i stranier sien scorti...

 

TALETE

Giova però che in parlar modi io tenga,

Sì che né donde, o per cui muova, o quale

Fin qui mi tragga ei non traveggaUdremlo

Poscia scoprirsi da se stesso.

 

TESÈO

Ei viene.

 

 

 

SCENA 3a

 

EDIPPO, ANTIGONE, TESÈO,

TALETE, ARCADE.

 

TESÈO

Vecchio t'accosta.

 

EDIPPO

Oh a che m'appelli?

 

TESÈO

Statti,

Novella poscia udraiSegui.

 

TALETE

Frattanto

Proscritto il re per Grecia andava un palmo

Mendicando di terra, che securo

Dal furor fosse de' suoi figli – Il regno

Reggean par essi, ma in breve destossi

Ne' dubbi cuor de' due german la cupa

Invidia, e l'odio dal sospetto, infine

L'ardente brama d'assoluta possa.

Sorse la madre, e li compose – Il patto

Restò fermo tra lor, che per un anno

L'un lo scettro tenesse, e l'altro in bando

Ne gisse, per quindi salir sul trono

L'anno novello.

 

EDIPPO

Oh di che parla?

TALETE

Questa

Fu del pugnar sola dimora – Al primo

Cesse il secondo, e in Argo mosse [il primo]

Alla corte d'AdrastoEra ben forse

Per dieci lune il nuovo anno consunto,

Che il non più re, pur re si stava – In campo

I rotti patti d'Argo il re si mosse

A sostener di Polinice, ond'ebbe

Origin quella ostinata, feroce

Terribil lotta, che di Tebe, e d'Argo

L'età più tarde crederanlo appena.

 

EDIPPO

Odi?

 

ANTIGONE

Taci.

 

EDIPPO

Qual fia costui?

 

ANTIGONE

Tebano

Al vestir parmi.

 

TALETE

In dubbio Marte a lungo

Pendé la pugna – A manca, a destra, pieno

D'alta vendetta vola il furibondo

Tidèo coi mille Argivi, e mille arreca

Morti, e sol spera omai nel fuggir scampo

L'atterrito Tebano, e morte incontra.

Già vinto il vallo al vincitor Tidèo

Stan per aprirsi le Tebane porte

Ecco EteòcleArgivi! ormai si cessi

Dal pugnar lungo – Alla fraterna lite

Stranieri voi, grida, versar più sangue

Or fora biasmo – non mertan d'incesto

Fratelli nati che per lor si versi

Umano sangue. Or esci, scendi, o vero

Figliuol non sei di quell'Edippo, tu!

Ecco a tal voce già fende la calca,

E corre, e vola, e stringe, e impugna, e ruota

Il nudo ferro PoliniceMute

Attonite si stanno ambo le schiere

Volaro a mille i colpi, non un grido,

Non un lamento, una parola, tutta

Parea che stesse l'anima, la rabbia

De' due fratelli sui nudati acciari!

 

TESÈO

Oh reo furor!

 

ANTIGONE

Padre... deh vieni... altrove

Andianne...

EDIPPO

Statti... assai mi giova [...]

Udirne il fin.

TALETE

Pur Polinice in mezzo

Ai colpi membra alcuna volta i patti,

E scendi, dice, da quel trono, io il sangue

Tuo non anelo, e 'l sanno i Dei, che invoco

In testimonio, s'oltre il seggio, io brami

Stilla versarne – Ben io a sorsi intero

Lo tuo berrei, pria che lasciartel, grida

In suon tremendo Eteòcle, e feroce

I colpi addoppia, e disperato, e cieco

Per furor sommo del fratel sul brando

Cader si lascia, e stramazzando cade

In un fiume di sangue – Allor da vera

Pietà commosso Polinice il ferro

Gitta, e di pianto gli innonda le gote,

E che il perdoni nel scongiura – Or dunque

Poiché sta scritto che cader pur deggia,

Pria di varcar l'onda di Stige, prova

D'alta pace vuo' darti, vien, t'accosta

Figlio d'Edippo, abbracciami, e ricevi

Or da Eteòcle ultimo pegno, eterno,

E sì dicendo nel petto gli asconde

Un celato pugnal...

 

EDIPPO

Oh degni figli!...

Che il nascer vostro infame, con più infame

Morte emendaste!

 

ANTIGONE

Ohimè!... e la madre...

 

TALETE

Oh donna!...

Qual dura inchiesta!...

 

EDIPPO

Ebben?

 

TALETE

Oh fero giorno!

Oh sventurata, e non colpevol madre!...

 

ANTIGONE

Ahi lassa!

 

EDIPPO

Or che?... che vai dicendo?... come...

Gelo d'orrore a interrogarti... parla...

Giocasta...

 

TALETE

Poche eran due morti, e...

 

EDIPPO

Taci,

Assai dicesti!

 

TALETE

Consumato appena

L'orrendo fratricidio, ella di Tebe

Esce, e qual folgor taciturna, e calma

Trascorre il campo, e giunta dove estinti

Giaceansi i figli senza dir parola

Svelle il pugnal dallo squarciato fianco

Di Polinice, e ancor caldo di sangue

Nel suo seno lo immerge.

 

ANTIGONE

Eterni Numi!

 

EDIPPO

E tu pur vivi Edippo?

 

TALETE

Oh che rimembri?

Edippo? Ei più non vive or forse, e s'anco

Egli si fosse altrui non osa, ahi misero,

Svelar sua stanza, non che il nome...

 

EDIPPO

E 'l Cielo

Patir se 'l puote, il ciel spietato?... Oh terra!

A che non t'apri, e ne' tuoi cupi abissi

L'autor non conscio di tanti delitti

Alfin non serri? Oh potess'io di questo

Sangue fatal l'infame avanzo or tutto

Versar colle mie man col ferro istesso!

Oh tu, cui non oso nomar tremando

Madre, né sposa, fra i cui caldi amplessi

Di natura, e d'amor gustai la piena

D'atroci inesplicabili trasporti...

Tu che m'ascolti or forse dal tremendo

Varco di Stige attonita ch'io viva,

Tu il sai, sanlo gli Dei, se spinti entrambi

Da gratitudin, da rispetto, ai voti

Delle Furie, del popolo, del Cielo

Piegando... e invano la virtù ne stava

Profondamente entro del cuor scolpita,

Né i rimorsi, il terror, né la temuta

Ombra paterna a rinfacciar non sorse

I turpi amplessi, ed il macchiato letto

Alla moglie innocente, al figlio ignoto,

Finché non fosse de' celesti inganni

L'opra nefanda consumata appieno!

Oh Dei feroci! Dei di nostra stirpe

Assai più iniqui, protettori a un tempo,

E vindici di vostre colpe istesse

Se possa è in voi, quanto in me sprezzo, a prova

Me fulminate... Oh con chi parlo? Ahi dove,

Dove son l'are, i simulacri, quali

I riti tenebrosi, e i culti infami,

Che origin tratta non abbian dal sangue

Degli insensati, e creduli mortali!

 

TESÈO

Onde tal furie?

 

ANTIGONE

Egli si perde!... Ahi padre...

 

EDIPPO

Oh donna, va, scostati, fuggi, osserva

di quel vecchio la terribil ombra,

Che ritta ritta sui piedi v'attenta,

E col dito t'accenna il ferro ond'ebbe

Trafitto il fianco... Io lo ravviso al bruno

Lungo suo manto, al fero volto, al grave

Incesso, agli atti, al sangue, che gli cola

Per l'ampia piaga... oh tu se' desso, o Lajo...

Ma voi, chi siete? ... Chi son quei, che il corpo

Livido, e scarno a mezzo alzan dall'urna,

E con ambo le palme ad una ad una

Ricercansi le viscere, e le gittano

A me sul volto?... Oh non gli odi siccome

Colla lor fera, e minaccevol voce

Di compassione, di pietà non degna

Del sangue lor t'accusan?... Va, minore

Di lor non sia, scostati...

 

ANTIGONE

Oh padre, invano

Staccarmi imprendi da' tuoi fianchi, io lunge

Andronne io mai...

 

EDIPPO

Ma chi sei tu? Che ascondi

Sotto quel manto insanguinato?

 

ANTIGONE

Ahi lassa!...

Egli vaneggia!

 

TESÈO

Misero!

 

EDIPPO

A che scuoti

Quella tua teda?... Il cuor? Ecco!... nol vedi?

Qua, qua pianta quel ferro, o feri, o dallo,

Vedrai s'io braccio abbia in ferir mal atto...

Ma ella s'invola, e me qui lascia... oh duro,

Crudo mio stato, che né darmi or posso,

Né avermi morte... Oh se già un tempo, appena

Dall'alvo uscito della madre avesti

Cura di me, se mi sanasti il piede

Tenero, infermo, e ognor scorta mi fosti

Fosse a Lerna, a Corinto, o quando uccisi

L'ignoto padre, o il che dolci furie

Per te gustai fra le materne coltri,

Sì che fui padre di quattro fratelli,

Se stanco di soffrir tanti delitti

Mi svelsi poscia dalla fronte gli occhj,

Odimi, Aletto, tu il vedesti, degno

Ben fui di te, forse maggior di quanti

Fur tuoi seguaci... Oh s'io lo fui? Non basta?

Che far potea? Tormi la vita? Questa

Era, tu 'l sai, sacra a tue furie ultrici,

La rispettai per più piacerti, cara

Mi fu sinché di consumar delitti

Novella speme m'avvivava il seno

Or che mi resta? A' tuoi temuti altari

La mia coscienza, il mio destin, la voce

Del Profeta guidommi – Eccoti, io vengo

Ad implorar de' tuoi decreti il fine,

E s'anco sazia non sei di vendette,

Tebe rimanti; su quell'empia volgi

Il tuo furor, la tua vendetta, e passi

Sovra i figli dei figli il rio flagello;

Fa ch'uom non cinga quell'infausto serto

Di raggrumato sangue ognor cosperso,

E ognor di risse eccitator, se prima

Non giunge i falli ad uguagliar d'Edippo

 

TESÈO

A tal feroci, ed esecrati voti

Sangue di Cadmo, or ti ravvisoEdippo

A che ti celi?

 

EDIPPO

Me celar? Che parli?

E 'l voglio, e 'l cerco, e tu tel pensi?

 

TESÈO

Or dona

Tregua a' tuoi sensi.

 

EDIPPO

Alta la serbo, addio.

 

TESÈO

Ferma ove vai?

 

EDIPPO

Dove mi trae mio fato,

Il voler delle furie, e degli estinti.

 

 

 

SCENA 4a

 

TESÈO, TALETE, ARCADE.

 

TESÈO

Non si lasci, seguitelo, consiglio

All'oprar quindi avrem dal tempo, noi...


ATTO QUARTO

 

 

 

SCENA 1a

 

TESÈO, TALETE.

 

TALETE

Dunque sperar dal gran Tesèo può Tebe

Salvezza intera? Oh di qual gioja immensa

Brillar vedransi i volti egri, e languenti

De' vecchi padri, e delle madri afflitte

Alla fausta novella – Oh se d'altari

Larga a ragion ti fu l'Attica terra,

Di gratitudin monumento eterno

Ne' cuor Tebani avrai.

 

TESÈO

Di Tebe i mali,

Il ben d'Edippo, assai più ch'altro affetto

È sprone all'oprar mio – L'udrem qui in breve

Chi sa? Lusinga tal mi serbo in petto,

Ch'io trar nel possa ai comun voti.

 

TALETE

Il Cielo

Le tue cure magnanime secondi.

 

TESÈO

Ma dimmi intanto di Creonte dubbia

Non è la fede?

 

TALETE

Oh re, che parli? Impune

Andria Creonte, ove spergiuro ei fosse,

Dal furor di Teseo? M'odi, e tu stesso

Se loco a dubbio abbiavi, apprendi – Appena

Sul vuoto seggio de' nepoti estinti

Salì Creonte, che la non placata

Ira del Ciel con nuovi aspri flagelli

Tebe percosse, e gli olocausti, e 'l pianto,

E le preci, e le morti a nullo i Numi

Avendo, a interrogar l'Oracol santo

Si volse in DelfoEmpiea del tempio il foro,

Il delubro, le loggie, il fior più scelto

Dell'adunata gioventù Tebana

Bella era l'alba, e mai più bello apparve

Il sol su Delfo – A piè dell'are pronte

Già stavano le vittime, già i ferri

Sacerdotai pendeano in alto, quando

Romoreggiar orrendamente il tuono

S'udì, tremar la terra, e le colonne

Vacillar del gran tempioImmota, e presa

Da terror, da stupor la circostante

Turba di gridi assordava le volte...

Alfin tornò la calma, e di vivace

Splendor rifulser le già spente tede,

E di tutti brillò nel petto un lampo

Di spenta gioja, allor il Dio parlò:

«Pace avrete, o Tebani, ov'anco in Tebe

Edippo regni» – Disse, e di repente

Con fragor cupo il ciel tuonando, in mezzo

A buja notte ci trovammo – A Lerna

Pelide, in Argo Antino, ed io sin dentro

Larissa i passi affretto, onde d'Edippo

Indagar l'orme, e 'l sesto ne vide

Tornarsi Tebe senz'altra speranza

Dal riaver più mai – Quando di Lerna

Pastor, veduto averlo, afferma, presso

La palude di Prosina, e i suoi passi

Ver Colono drizzar – Deh chi potrebbe

Pingerti allor l'impazienza, i gridi

De' cittadini? E come a gara ognuno

Ferro brandisse, ed asta, e in men che il dico

Ne' tuoi stati piombasse – Indi messaggio

Ratto Creonte...

 

TESÉO

Eccolo, ei viene.

 

 

 


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