Ugo Foscolo
Ricciarda

ATTO QUINTO

Scena terza – Guelfo, Ricciarda

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Scena terzaGuelfo, Ricciarda

 

GUELFO Or m'odi

Dicesti tu, che sovra me pendeva

Il ferro?

 

RICCIARDA Il dissi.

 

GUELFO E tel diè Guido. Ad altri

Concesso ei non avriacaro arnese.

E sol d'oggi l'avesti? - Donna, al padre

E al ciel tu parli dal sepolcro.

 

RICCIARDA D'oggi.

 

GUELFO Chi fuggi all'alba un brando avea: se questo

Pensatamente ci ti recava,, iniqua

Sei che il togliesti. E a che il celavi? e quando

Mi credevi alla pugna, a che t'armasti?

Dal disperato tuo silenzio io voglio

Trarti, e la via di tua salute aprirti.

Se dopo l'alba, o allor chi'io giunsi, avuto

La daga hai tu, Guido qui stassi. Chiusi

Dall'alba fur gli archi sotterra ond'altri

Venir poteva o ritornar per l'onda.

Pende da un detto il viver tuo. Rispondi:

Dov'è'?

 

RICCIARDA Qui il vidi: ma non seppi io dove

S'andasse.

 

GUELFO Parla - Breve tempo a' detti,

E alla tranquilla mia ragione avanza

 

RICCIARDA Qui, ove ti parlo i detti estremi, il vidi.

E ch'io signor, non menta, abbine prova

Da ciò: che ov'anche or il sapessi, indarno

Mel chiederesti. Né del suo furore

Vo' farmi rea, né di sua morte....

 

GUELFO O il sangue

Oggi darammi, o un sempiterno pianto.

Vinto non son se ho la vendetta in pugno.

Ei quindi, o tu non dèi più viver.

 

RICCIARDA Io.

 

GUELFO Colpevol sei, se per lui mori, indegna!

Colpevol più, che mel sottraggi. - Or mori...

 

RICCIARDA Sangue versi innocente! - a me quel ferro...

L'immergerò dentro il mio petto io sola...

Dell'orror di tua colpa impallidisco,

Non di rimorso. - No; vedi, non tremo.

Error mio fu se occultamente amai;

solo il seppe, io da quel giorno

Pagai pena di lagrime. Tu santo

Festi poi l'amor mio. Guido un fratello

Pianse per me... poteva io non amarlo?

Era qui armato: ma non che insidiarti

Mai da più , mi diè il ferro a non trarlo

Se mi vedeva in quest'orribil punto....

 

GUELFO Ahi nuova orrida angoscia!... ei parricida

Può ancor vedermi, e non potrò svenarlo

 

RICCIARDA A me dunque quel ferro. Eccomi presso

A mia madre per sempre: in pugno l'elsa

Guido vedrammi e non sarai tu infame....

Piangerà teco su l'esangue tua

Figlia innocente e la vedrai pentito

L'abbraccerai gemendo, e a te pietoso

Fia l'eterno perdono. O Re del cielo!

Il verso io stessa, onde a te innanzi il padre

Del mio sangue non grondi.

 

GUELFO In Dio tu fidi?

In Dio che solo a vendicarsi regna?

Già della lunga sua notte invernale,

Mentre ancor alla luce apro questi occhi,

M'ha ravvolto e atterrito. Orrendamente

Rugge intorno alla trista anima mia,

Tenebroso tra i fulmini. Il suo nome

Non proferisco io mai, ch'ei non risponda:

«Alla vendetta io veglio» - e la vendetta

Nel mio petto mortale indi riarde,

Poiché perdono ei niega.... - Ah! ma te sola

Per vendicarmi io svenerò? O mia figlia!

Se tu innocente sei, te, Iddio, te muta

Insanguinata ombra, al sepolcro mio

Manderà ad aspettarmi insino al giorno

Che sorgerò dalla polve e dall'ossa....

mostrerai tu a me - tu co' tuoi sguardi,

Solo rifugio all'incerta mia vita,

Già mi perdoni.... ma io ti vedrò in viso

Le angosce ond'io da sì gran tempo ho spenta

La tua lieta bellezza. - Il fumo, e il sangue

Usciran della, piaga, e Iddio stendendo

Su quel sen la sua spada: «Empio, contempla

Tu padre hai morta, l'innocente figlia» -

A terra, a terra. Fatal daga.... O figlia....

Trammi a morir.... io più viver.... non deggio.

 

RICCIARDA Vien meco, vien....

 

GUELFO Profugo prence, trova

Certa una tomba mai? Potente io fui,

Sarò deriso. Fui temuto, e a' miei

Passi opporran le faci. Il mar di fiamme

Arde già.... Infida una città toscana

L'empiea di vele; e i miei navigli incende.

 

RICCIARDA Apre il suo grembo agl'infelici Iddio.

Padre, deh! vien.... Te fuggir regalmente,

Solo a salvar la figlia tua, vedranno

Avran pietà di noi prostrati all'ara.

 

GUELFO L'abbian di te; d'essi non l'ebbi io mai.

Obbrobrio obbrobrio mi sarà lo scettro

Se nol porto sotterra! - O donna. Fuggi:

Sto co' miei padri che non fur mai vili.

 

RICCIARDA Ch'io mai ti lasci?

 

GUELFO Io del legnaggio mio

Unico resto,, e al nuovo sol fia spento!

Tu pur.... tu dunque andrai preda al bastardo

Che il regno e l'armi ed il mio nome usurpa

Anche dal mio cadavere il tuo pianto

M'involerà?... Non m'ha già tolto i figli i

 

RICCIARDA Ohimè! deh torci da quell'arma il guardo....

Non m'ode, ahi lassa! e più truce la mira!

 

GUELFO .... Torna a me dunque, o dono orrido! - Rabbia

Ti mise in cor di un mio figliuolo. Rabbia

Ti diè a un nemico che ferir non seppe,

E il diè a femmina rea. Rabbia, a qualunque

Final vendetta, e sia che può, ti afferra.

 

SILENZIO

 

Dov'è colui?... su le reliquie sieda

Anche de' morti, io nel trarrò. - Codardo,

Tuo padre vinse; esci: or tu puoi - La sposa

Qui avrei; qui è l'ara e il talamo.

 

 

 


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