Ugo Foscolo
Saggi sopra il Petrarca

SOPRA L'AMORE DEL PETRARCA

II

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II. Possiamo nondimeno con probabilità tenere per apocrifo quanto Platone fa dire al suo maestro, ovunque le cose stesse non sieno confermate da Senofonte. Ciascuno di questi due grandi scrittori, la cui rivalità giugne presso alla nimicizia, compose un trattato col titolo di Banchetto, in cui Socrate è fatto parlare d'Amore. Quindi gli è certo che la nuova applicazione alla distinzione antica fra le due dive ebbe origine da Socrate. Ma, nel Banchetto di Senofonte, lo scopo non è d'ingannare gli Ateniesi rispetto alla natura di quelle conversazioni che i loro grandi uomini tenevano colle Aspasie de' loro tempi. Il discorso di Socrate mira a far ravvedere e vergognare coloro fra' suoi concittadini, i quali furono ammiratori soverchio passionati della bellezza in entrambi i sessi. «La bellezza (egli dice) è rischiarata da una luce che mi guida ed invita a contemplare l'anima che abita una tal forma; e se l'anima è tanto bella quanto il corpo, è impossibile non amarla. Ma non si può dare bellezza d'anima senza purità, e la purità di chi più caramente amo fa me pure uomo buono. Però, siccome l'oggetto della tua tenerezza ti si fa più caro a misura che vai discoprendo in esso nuove doti, e siccome ti è grato vedere che anche da altri s'ammiri, così t'importa di conservarlo mondo d'ogni macchia. Col corrompere la morale tu deformi ed avvilisci l'anima, di cui vorresti sublimare la perfezione; e questa deformità traspira pur anche nell'aspetto. Non affermerò io già che vi sieno realmente due Veneri; ma, poichè veggo esservi templi sacri alla Celeste, ed altri alla Terrestre Venere, e sacrificarsi entro i primi con cerimonie più scrupolose e con vittime più pure, presumo che le due dive sussistano almeno negli effetti loro. La Venere volgare infiamma le passioni verso il corpo; la celeste Venere ispira amore verso l'anima, e trae ad onesti vincoli e ad opere virtuose3





3 Εἰκάσαις δ'ἄν καὶ τους ἔρωτας τὴν μὲν Пάνδημον τῶν σωμάτον ἐπιπέμπειν, τὴν δ'Оὐρανίαν τῆς ψυχῆς τε καὶ τῆς φιλίας καί τῶν καλῶν ἔργων. — ΣΕΝΟΦΩΝ, Συμποσιον, sub fine.



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