Ugo Foscolo
Saggi sopra il Petrarca

SAGGIO SOPRA LA POESIA DEL PETRARCA

VII

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VII. Le grandiose e solenni forme sotto cui Amore viene rappresentato da' poeti italiani, sono piuttosto di ragione della mistica filosofia, che della mitologia popolare degli antichi. Il Tasso, che nelle liriche cede al solo Petrarca, e che più di lui era dotato della facoltà di ridurre le idee all'universale, ritrasse con poche ardite pennellate la imagine del Platonico, o più veramente del Pitagorico Amore:

Amore alma è del mondo, amore è mente

Che volge in ciel per corso obbliquo il Sole,

E degli erranti Dei l'alte carole

Rende al celeste suon veloci o lente.

L'aria, l'acqua, la terra, e 'l foco ardente

Misto a' gran membri dell'immensa mole

Nutre il suo spirto; e s'uom s'allegra, o duole,

Ei n'è cagione, o speri anco, o pavente.

Pur, benchè tutto crei, tutto governi,

E per tutto risplenda, e in tutto spiri,

Più spiega in noi di sua possanza Amore.46

 

In questa descrizione Amore è l'anima dell'universo: da lui tutto il creato vien mosso: agita gli elementi, onde, mescendoli insieme, accozzarli in nuove forme: mette i corpi tutti in movimento, e li sospende equilibrati per forza di attrazione e repulsione: la sua ala distendesi dall'uno all'altro pianeta: co' suoni della sua lira regge i lor moti, e fa le stelle obbedienti alle leggi dell'universale armonia. Il suo freno governa gli abitanti della terra; altro è la vita che un rapido alternare di speranze e di timori, di piaceri e d'affanni, perchè gli è desso che ci trae a forza verso quegli oggetti, per mezzo de' quali sentiamo il piacere e la coscienza dell'esistenza nostra, e ci fa cansare quelli che o amareggiano la vita, o portano in noi l'indifferenza di morte. Il cieco fanciullo, degli scherzi del quale Anacreonte e Orazio si dilettano di muover lamento, diviene nel Petrarca:

 

Quell'antiquo mio dolce empio signore;

Cieco non già, ma faretrato il veggo;

Garzon con l'ali non pinto, ma vivo.

 

Severo, inesorabile comanda la rassegnazione:

 

Dura legge d'Amor! ma benchè obliqua,

Servar conviensi; però ch'ella aggiunge

Di cielo in terra, universale, antiqua.

 

Mentre Amore sveglia la spirituale, non può non eccitare la material parte di nostra natura; e, se tanto bramiamo il corpo quanto l'anima dell'oggetto che amiamo, dobbiamo apporlo alla grossezza dei sensi, non al vizio della passione. Così Amore non è tiranno del Petrarca, ma «signore e maestro,» — «direttore della condotta, e depositario de' secreti di lui;» — disdegna di dar ragione dell'uso di siffatto potere:

 

Amor mi manda quel dolce pensiero

Che secretario antico è fra noi due,

E mi conforta.

Io mi pasco di lagrime, e tu 'l sai.

Da mill'atti inonesti l'ho ritratto.47

 

Lei, ch' alto vestigio

L' impresse al core, e fecel suo simile.

 

Da volar sopra 'l ciel gli avea dat'ali.

 

Queste conversazioni seguono spesso tra Amore e il Poeta in riva al Sorga, ove errano di conserto per la Valle Chiusa, dopo la morte di Laura, confortandosi a vicenda di averla perduta.

 

Amor, che meco al buon tempo ti stavi

Fra queste rive a' pensier nostri amiche,

E per saldar le ragion nostre antiche,

Meco e col fiume ragionando andavi.

 

aspre vie selvagge

Cercar non so, ch'Amor non venga sempre

Ragionando con meco, ed io con lui.

 





46 Torquato Tasso. Poesie liriche.



47 Parla Amore contro il Poeta davanti al tribunale della Ragione. Canzone VII, Parte 2a. [Edd.]



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