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II. Tre anni dopo la data di questa lettera, al Petrarca coronato in Roma crebbero colla fama i redditi. Re Roberto di Napoli lo condusse allora a suo cappellano, dispensandolo dalla residenza in corte. Tornò a Valchiusa; e la Santa Sede questa volta impose a forza il suo patrocinio ad uno scrittore, cui la celebrità e la indipendenza di carattere facevano davvero formidabile. Non volle mai prendere gli ordini sacri per non porsi in condizione da accettare un vescovado, e rifiutò l'ufficio di segretario apostolico sotto tre papi.74 In una Bolla, colla quale Clemente VI gli conferì un beneficio addizionale, espressamente si attesta «che nè il Petrarca, nè alcuno degli amici suoi lo aveva sollecitato.»75 Quindi il poeta giudicò che queste liberalità non gl'imponessero obbligo alcuno di frenare la veemenza della sua penna. Nelle sue ecloghe latine introduce le ombre de' pastori della Chiesa, che mutuamente si rinfacciano le nequizie loro, e si confortano predicendo quelle de' regnanti lor successori. La Santa Sede era dal Petrarca stimata
Scuola d'errori, e tempio d'eresia.
O fucina d'inganni, o prigion dira...
Putta sfacciata; e dov'hai posto spene?
Negli adulteri tuoi, nelle mal nate
Ricchezze tante?
Nido di tradimenti, in cui si cova
Quanto mal per lo mondo oggi si spande;
Di vin serva, di letti e di vivande,
In cui lussuria fa l'ultima prova.
Or vivi sì, ch'a Dio ne venga il lezzo.
Cecilia di Commingio, viscontessa di Turenna, trafficava segretamente di sue bellezze con Clemente VI, per la facoltà di vendere al pubblico non pure i favori temporali, ma le spirituali indulgenze. Altri pontefici menarono vita probabilmente anco più profana della sua, ma nessuno mai tenne amanza sì avara e sì svergognata; nè mai la licenza e la lussuria si levarono sì altamente sfrontate nel palazzo pontificio. Il Petrarca inorridiva a tali scene, e le descrive in guisa da farne fremere i lettori: «Tutto quanto raccontasi delle due Babilonie — di Siria e d'Egitto, — tutto quanto si sparge de' quattro laberinti — dell'Averno e del Tartaro — è un nulla a petto di questo inferno d'Avignone.76 Preti, già curvi sotto il peso degli anni, danzando colle loro adultere ignude intorno all'altare; e Belzebub nel mezzo stuzzicantene le concupiscenze con ispecchi, che ripetevano l'imagine de' dissoluti loro dimenari, e delle lascive loro figure.»77 — Nè pago di sì fatta dipintura mandata in lettera latina ad un amico, la pubblicò in versi italiani:
Per le camere tue fanciulle e vecchi
Vanno trescando, e Belzebub in mezzo,
Co' mantici e col foco e con gli specchi.
Il Petrarca fu nondimeno trattenuto ad Avignone fino alla virilità dalle sventure della sua famiglia; e Laura di poi lo trasse sovente a una città, della quale non parla mai se non con orrore.