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III. Avvenuta indi la riforma, i cattolici francesi diedero mala voce al Petrarca per le sue invettive contro la corte d'Avignone:78 se non che in un secolo semi-civile un sommo poeta è raggiante divinità;79 e nel decimoquarto secolo il carnefice non avrebbe portato la mano sopra un capo fatto sacro dall'alloro.80 Innocenzio VI teneva il Petrarca per negromante, ma non ardì mandarlo al palo; e non pertanto il Poeta lo chiamò: «un orso sospettoso e indolente, per la cui salvatichezza, il fasto e la rilassatezza del predecessore ottennero remissione».81 Pure Innocenzio fece ogni sforzo per ammansarlo con onori e cortesie, e frattanto a' cardinali che maggioreggiavano, non venne fatto d'indurlo a baciargli il piede.82 Per cedere al suo impulso di dire quanto pensava e sentiva, il Petrarca si giovò di quella fama, all'altezza della quale non fu autore che mai si levasse in sua vita. Se non che fu infelice anche da questo lato. «Questo lauro» dic'egli, «nulla aggiugnendo pure al mio sapere, accrebbe le mie angosce e l'invidia altrui.»83 Gli uomini più ragguardevoli lo fecero scorto: «nulla essere di maggior momento e insieme più arduo, che conservare un'alta fama;» ed egli rispose: «Questo tormento mi si è, a così dire, appiccato intorno, come un fato, fino da' miei primi giorni. Di me molti giudicano, che io nè conobbi, nè desidero di conoscere, nè stimo degni di essere conosciuti.»84 Se non che, per conservare la sua celebrità, si abbassò alle più veementi declamazioni contra molti nemici suscitati del pari e dal suo trascendente ingegno e dalla sua irritabilità, che non poteva patire la menoma riprensione intorno agli scritti o a' costumi suoi. Perfino nel testamento, a coloro che giudicavanlo più ricco che in fatto non era, diè nome di «matta plebaglia.»85 Alla intolleranza delle opinioni aggiunse talvolta pedantesca gravità e simulata modestia, che appanna il natio candore dell'indole sua. Mentr'egli chiamasi «un omiciattolo di questo mondo,» indirettamente poi si paragona co' più illustri uomini della storia, nè può informare i posteri dell'origine di sua famiglia, che non tolga a prestanza le parole di Augusto.86
Il Petrarca singolarmente fu quegli che i personaggi dell'antica Italia fece famigliari a' suoi concittadini, disposti già naturalmente a tenerlo del bel numer uno. Il popolo ne proferiva il nome con adorazione; quando in suo cammino passava pel paese, gli artigiani preparavano le case loro onde riceverlo, ed ei le anteponeva a' palagi de' grandi. Principi e magistrati, seguíti da cortigiani e da cittadini, uscivano in folla ad incontrarlo alle porte delle città. Curiosi viaggiatori d'ogni nazione, con la poco delicata importunità propria della razza, ansiosi di appianarsi la via alla sua conoscenza, gli mandavano doni magnifici, de' quali egli muove orgoglioso lamento.87 Un cieco vecchio sostenne un lungo viaggio a piedi per la speranza di poter toccare il suo capo.88 Il lungo studio, che il Petrarca pose ne' Padri, gli acquistò appresso i monaci nome di profondo teologo.89 Re ed imperadori si affrettavano a conferirgli diplomi e titoli, e lo invitavano alle corti loro: il Papa altresì lo richiese dell'opinion sua in politici negozi.90 Frattanto i governi facevano a gara a chi potesse adoperarlo in ambascerie; — e, benchè sovente professi di tenere a vile quella eloquenza che tende a persuadere altrui quanto noi stessi non crediamo, sentiva bene che tal arte non gli mancava, e all'uopo seppe usarla sostenendo le parti di ambasciadore.
Mitia præduris excuset facta repulsis. Eclog. 6.