Ugo Foscolo
Saggi sopra il Petrarca

SAGGIO SOPRA IL CARATTERE DEL PETRARCA

XIV

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XIV. Mentr'ei sospirava di aver sempre alcuno presso di che lo potesse amare, gli toccò intanto di vivere assai spesso tutto solo, temendo non forse l'usar troppo colle persone a lui più care potesse dargli cagione di diffidarne. E appunto coll'aprire il suo cuore e la borsa più di frequente che la porta, si vanta, e a ragione, «che nessuno fu più devoto agli amici, e ch'ei non ebbe mai a perderne alcuno.»126 Anche nella prima gioventù, quando il cuore è più confidente, e mentr'ei bramava in effetto di vivere con quelli, ebbe sempre paura di scoprirne i difetti. «Nulla,» dic'egli, «è sì tedioso, come il conversare con chi non abbia la « tua stessa istruzione127 Ma se un tratto si sentiva disposto a mettersi in compagnia, conversava affatto alla libera. «Se agli amicidic'egli, «sembro un ciarliero dirotto, ciò avviene perchè, vedendoli raramente, ciancio allora tanto in un giorno da rifarmi del silenzio di un anno. Pare a molti di essi ch'io mi spieghi in modo chiaro e robusto; ma a me il parlar mio riesce debole e oscuro, perchè non seppi mai impormi il carico di spiegare eloquenza in conversazione. Mai non fui vago di pranzi, e sempre tenni per molesto al pari che inutile l'invitare o l'essere invitato; non havvi cosa però che più mi ricrei del vedermi alcuno cascare addosso nell'ora della mensa, mangio mai solo, se posso meco aver altri.»128 Per tutta la vita si piacque di rigida temperanza, costume contratto fin dall'infanzia: raramente faceva più di un pasto al ; il vino spiacevagli; cibava più ch'altro vegetabili, e spesso, in tempi di divozione e di digiuno, pane e acqua erano tutto il suo desinare. Come crebbe in agi, aumentò il numero de' servi e dei copisti, co' quali n'andava sempre di conserva ne' viaggi, e nutricò più cavalli per trasportare i suoi libri. Dodici anni prima della sua morte donò la sua ricca raccolta di antichi manuscritti al senato veneto, e così divenne il fondatore della libreria di S. Marco. Chiese e ottenne, in via di rimunerazione, casa in Venezia.129 L'unica debolezza, contratta dall'acquisto di beni di fortuna, fu il vantarsi un po' troppo del buon uso che di essi faceva.





126 Epist. ad Post.



127 Famil., lib. X, ep. 15 et 16.



128 Epist. ad Post.



129 Consultando il Tomasini, ch'ebbe nota di questi codici e li enumerò a carte 85 del suo Petrarcha redivivus, e leggendo la dissertazione storica dell'Abate Morelli, intitolata Della libreria di San Marco, si scorge come il dono si riducesse a pochissimi e poco importanti libri. Pare che i procuratori della basilica li riponessero, appena arrivati, in piccola stanza contigua al pronao di quella, ove serbavansi altre antiche carte. A ciò s'indussero anche perchè il Petrarca nella cedola di oblazione erasi espresso, ch'egli ne voleva erede San Marco. Rimasero colà, non senza qualche guasto, dal 1362 fino al 1739: cioè poco meno di quattro secoli dopo il dono, e oltre a due secoli dopo che la biblioteca fu fabbricata ed aperta. Ciò che fece determinare la Repubblica all'inalzamento di quell'edifizio fu un dono magnifico, pe' codici greci prezioso, del cardinal Bessarione; laonde, senza togliere al Petrarca il merito della priorità, della probabilità di più larghe intenzioni, delle quali or ora si farà cenno, il fondatore effettivo della Marciana fu il cardinal Bessarione. Il Petrarca si fece lecito — sono parole del Morelli — di chiedere una casa per sua abitazione, dove pure i libri fossero riposti. Era forse degno sì della liberalità e sì della politica della Repubblica l'aderire pienamente a quella domanda. Non saprei dubitare, che il Petrarca ciò solo aspettasse per far dono della collezione intera. In tale ipotesi, la prima biblioteca d'Europa avrebbe avuto primordii anche più antichi ed illustri, e a primo bibliotecario il Petrarca. Ad ogni modo la Repubblica assegnò al Petrarca il palazzo delle due torri, spettante allora ad Arrigo Molino, e convertito poi nel monastero di San Sepolcro, che ora avrà subìto nuove vicende. Anche i codici del Bessarione si rimasero troppo lungamente infruttuosi: prima stettero chiusi nelle casse, nelle quali erano sbarcati; poi ne furono messi in mostra i titoli, levando l'asse che ne copriva i dossi; finalmente, scassati appena, secondo l'uso d'allora, vennero incatenati. Della libreria del Petrarca poi, che fu interamente dispersa, trovasi qualche codice in ciascuna quasi delle primarie biblioteche d'Europa. [T.]



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