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XIV. Mentr'ei sospirava di aver sempre alcuno presso di sè che lo potesse amare, gli toccò intanto di vivere assai spesso tutto solo, temendo non forse l'usar troppo colle persone a lui più care potesse dargli cagione di diffidarne. E appunto coll'aprire il suo cuore e la borsa più di frequente che la porta, si vanta, e a ragione, «che nessuno fu più devoto agli amici, e ch'ei non ebbe mai a perderne alcuno.»126 Anche nella prima gioventù, quando il cuore è più confidente, e mentr'ei bramava in effetto di vivere con quelli, ebbe sempre paura di scoprirne i difetti. «Nulla,» dic'egli, «è sì tedioso, come il conversare con chi non abbia la « tua stessa istruzione.»127 Ma se un tratto si sentiva disposto a mettersi in compagnia, conversava affatto alla libera. «Se agli amici,» dic'egli, «sembro un ciarliero dirotto, ciò avviene perchè, vedendoli raramente, ciancio allora tanto in un giorno da rifarmi del silenzio di un anno. Pare a molti di essi ch'io mi spieghi in modo chiaro e robusto; ma a me il parlar mio riesce debole e oscuro, perchè non seppi mai impormi il carico di spiegare eloquenza in conversazione. Mai non fui vago di pranzi, e sempre tenni per molesto al pari che inutile l'invitare o l'essere invitato; non havvi cosa però che più mi ricrei del vedermi alcuno cascare addosso nell'ora della mensa, nè mangio mai solo, se posso meco aver altri.»128 Per tutta la vita si piacque di rigida temperanza, costume contratto fin dall'infanzia: raramente faceva più di un pasto al dì; il vino spiacevagli; cibava più ch'altro vegetabili, e spesso, in tempi di divozione e di digiuno, pane e acqua erano tutto il suo desinare. Come crebbe in agi, aumentò il numero de' servi e dei copisti, co' quali n'andava sempre di conserva ne' viaggi, e nutricò più cavalli per trasportare i suoi libri. Dodici anni prima della sua morte donò la sua ricca raccolta di antichi manuscritti al senato veneto, e così divenne il fondatore della libreria di S. Marco. Chiese e ottenne, in via di rimunerazione, casa in Venezia.129 L'unica debolezza, contratta dall'acquisto di beni di fortuna, fu il vantarsi un po' troppo del buon uso che di essi faceva.