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XII. Frattanto papi e cardinali, vigilantemente osservati ad Avignone, divennero talora forzati e spesso volontarii complici della francese politica. I principi germanici, datisi a disprezzare le papali scomuniche, ricusarono di eleggere imperadori patrocinati dalla Santa Sede, e di condur fuori i sudditi al conquisto della Terra santa, impresa che dall'entrante duodecimo secolo per insino all'uscente decimoterzo, commise di fatto tutti gli eserciti d'Europa all'arbitrio de' papi. Il selvaggio e intraprendente fanatismo religioso, venuto così a ristare colle crociate, declinò in tenebrosa e sospettosa superstizione: nuovi articoli di credenza recati dall'Oriente fecero pullulare nuove sètte cristiane: la circolazione de' classici, il gusto diffuso per la metafisica greca e pel materialismo aristotelico, sparso per Europa dagli scritti d'Averroe trassero alcuni contemporanei di Dante e del Petrarca a dubitare persino della esistenza di Dio.156 Fu allora giudicato espediente di soffolcere a un punto e l'autorità del vangelo e il potere temporale della chiesa con le arbitrarie e misteriose leggi della santa Inquisizione. Parecchi de' papi, che sedettero nella cattedra di San Pietro vivendo Dante, erano stati prima frati dell'Ordine di San Domenico, fondatore di quel tribunale; e i lor successori a' tempi del Petrarca furono prelati di Francia o corrotti dal lusso, o devoti agl'interessi della patria loro. Al terrore propagato dai domenicani seguitò il traffico delle indulgenze e la celebrazione de' giubilei, instituiti in quel torno da Bonifazio VIII. Poichè non fu più a lungo in mano de' sovrani pontefici lo sperdere in politiche imprese le ricchezze dalla religiosa potenza in lor derivate, l'ambizione diè luogo alla cupidigia; e in iscambio de' declinanti diritti di conferire corone, ottennero sussidii per mantenere una corte lussuriosa, e per lasciare dopo sè una genealogia di ricchi eredi. I popoli, benchè inaspriti dall'oppressione e parati a ribellare, erano disuniti e non iscaltriti abbastanza per recare a capo una durevole rivoluzione. Si rivoltarono solo per rovesciare le antiche leggi, per mutare padroni e per soccombere a più tirannesca signoria. La resistenza di una contumace aristocrazia vietò a' monarchi di levare eserciti bastevoli a raffermarsi il potere in casa e le conquiste al di fuori. Gli Stati venivano aggranditi più per frode che per valore; e coloro che li reggevano divenivano men violenti e più traditori. I forti delitti delle barbare età a poco a poco cedettero agl'insidiosi vizii dell'incivilimento. La coltura delle classiche lettere perfezionò il gusto generale, e aggiunse al fondo della erudizione; ma rintuzzò l'ardire e cancellò a un tempo le native forme dell'ingegno; e chi pur potea farsi inimitabile scrittore in lingua materna, fu pago di logorar le forze nell'unica imitazione de' Latini. Gli autori si rimasero dal pigliar parte agli avvenimenti che correvano, e se ne stettero dalla lunga spettatori. Taluni, partitamente narrando a' concittadini le andate glorie, li fecero scorti della ruina che sovrastava alla patria; altri ripagarono i mecenati di adulazioni; però che nel decimoquarto secolo per l'appunto tirannesche signorie tolsero a scaltrire i successori nell'arte di nutricare letterati stipendiati per gabbare il mondo. Tal è la concisa istoria d'Italia duranti i cinquantatrè anni dalla morte di Dante alla morte del Petrarca.