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Ti risovviene di quella giovinetta che quattro anni fa villeggiava appie' di queste colline? era la innamorata del nostro Olivo P***, e tu sai com'ei impoverì, né poté più averla in isposa. Oggi io l'ho riveduta accasata a un titolato, parente della famiglia T***. Passando per le sue possessioni, venne a visitare Teresa. Io sedeva per terra sul tappeto, e attentissimo all'esemplare della mia Isabellina che scorbiava l'abbiccì sopra una sedia. Com'io la vidi, m'alzai correndole incontro quasi quasi per abbracciarla: - quanto diversa! contegnosa, affettata, penò a ravvisarmi, e poi fece le maraviglie masticando un complimentuccio mezzo a me, mezzo a Teresa - e scommetto che la mia vista non preveduta l'ha sconcertata. Ma cinguettando e di giojelli e di nastri e di vezzi e di cuffie, si rinfrancò. Io mi sperava di usarle un atto di carità graziosa sviando il disorso da simili frascherie; e perché quasi tutte le giovani le si fanno più belle in viso, e non bisognano d'altri ornamenti, allorquando modestamente ti parlano del lor cuore, le ricordai queste campagne e que' suoi giorni beati. - Ah, ah, rispose sbadatamente; e tirò innanzi ad anatomizzare l'oltramontano travaglio de' suoi orecchini. Il marito frattanto (perché fra il Popolone de' pigmei ha scroccato fama di savant come l'Algarotti e il ***) gemmando il suo pretto favellare toscano di mille frasi francesi, magnificava il prezzo di quelle inezie, e il buon gusto della sua sposa. Stava io per pigliarmi il cappello, ma un'occhiata di Teresa mi fe' star cheto. La conversazione venne di mano in mano a cadere su' libri che noi leggevamo in campagna. Allora tu avresti udito Messere tesserci il panegerico della prodigiosa biblioteca de' suoi maggiori, e della collezione di tutte l'edizioni Principes degli antichi ch'ei ne' suoi viaggi ebbe cura di completare. Io rideva fra cuore, ed ei proseguiva la sua lezione di frontespizj. Quando Gesù volle, tornò un servo ch'era ito in traccia del signore T*** ad avvertire Teresa che non l'avea potuto trovare, perché egli era uscito a caccia per le montagne; e la lezione fu rotta. Chiesi alla sposa novella di Olivo ch'io dopo le sue disgrazie non aveva più riveduto. Immaginerai che cuore fu il mio quando m'intesi freddamente rispondere dall'antica sua amante: È già morto. - È morto! sclamai balzando in piedi, e guardandola stupidito. E descrissi a Teresa l'egregia indole di quel giovine senza pari, e la sua nemica fortuna che lo costrinse a combattere con la povertà e con la infamia; e morì nondimeno scevro di taccia e di colpa.
Il marito allora prese a narrarci la morte del padre di Olivo, le dissensioni con suo fratello primogenito, le liti sempre più accanite, e la sentenza de' tribunali che giudici fra due figli di uno stesso padre, per arricchire l'uno, spogliarono l'altro; divoratosi il povero Olivo fra le cabale del foro anche quel poco che gli rimanea. Moralizzava su questo giovine stravagante che ricusò i soccorsi di suo fratello, e invece di placarselo, lo inasprì sempre più. - Sì sì, lo interruppi, se suo fratello non ha potuto essere giusto, Olivo non doveva essere vile. Tristo colui che ritira il suo cuore dai consigli e dal compianto dell'amicizia, e sdegna i mutui sospiri della pietà, e rifiuta il pronto soccorso che la mano dell'amico gli porge. Ma le mille volte più tristo chi fida nell'amicizia del ricco: e presumendo virtù in chi non fu mai sventurato, accoglie quel beneficio che dovrà poscia scontare con altrettanta onestà. La felicità non si collega con la sventura che per comperare la gratitudine e tiranneggiare la virtù. L'uomo, animale oppressore, abusa dei capricci della fortuna per aggiudicarsi il diritto di soverchiare. A' soli afflitti è bensì conceduto il potersi e soccorrere e consolare scambievolmente senz'insultarsi; ma colui che giunse a sedere alla mensa del ricco, tosto, benché tardi, s'avvede.
E per questo, oh quanto è men doloroso l'andare accattando di porta in porta la vita, anziché umiliarsi, o esecrare l'indiscreto benefattore che ostentando il suo beneficio, esige in ricompensa il tuo rossore e la tua libertà! -
Ma voi, mi rispose il marito, non mi avete lasciato finire. Se Olivo uscì dalla casa paterna, rinunziando tutti gl'interessi al primogenito, perché poi volle pagare i debiti di suo padre? Che? non affrontò ei medesimo l'indigenza ipotecando per questa sciocca delicatezza anche la sua porzione della dote materna? -
Perché? - se l'erede defraudò i creditori co' sotterfugj forensi, Olivo doveva mai comportare che le ossa di suo padre fossero maledette da coloro che nelle avversità lo aveano sovvenuto delle loro sostanze, e ch'ei fosse mostrato a dito per le strade come figliuolo di un fallito? Questa generosa onestà diffamò il primogenito che non era nato a imitarla, e che dopo d'avere tentato invano il fratello co' beneficj, gli giurò poscia inimicizia mortale e veramente feudale e fraterna. Olivo intanto perdé l'ajuto di quelli che lo lodavano forse nel loro secreto, perché restò soverchiato dagli scellerati, essendo più agevole approvar la virtù, che sostenerla a spada tratta e seguirla. Per questo l'uomo dabbene in mezzo a' malvagi rovina sempre; e noi siam soliti ad associarci al più forte, a calpestare chi giace e a giudicar dall'evento. - Non mi rispondevano; ed erano forse convinti, non già persuasi, e soggiunsi. - Invece di piangere Olivo, ringrazio il sommo Iddio che lo ha chiamato lontano da tante ribalderie, e dalle nostre imbecillità. Da che, a dir vero, noi stessi, noi devoti della virtù, siamo pure imbecilli! Sono certi uomini che hanno bisogno della morte perché non sanno assuefarsi a' delitti de' tristi, né alla pusillanimità degli uomini buoni.
La sposa parea intenerita. Oh pur troppo! esclamò con un sospiro. Ma - chi per altro ha bisogno di pane non ha poi da assottigliarsi tanto su l'onore. -
E questa la è pure una delle vostre bestemmie! proruppi: voi dunque perché siete favoriti dalla fortuna vorreste essere onesti voi soli; anzi perché la virtù su la oscura vostr'anima non risplende, vorreste reprimerla anche ne' petti degl'infelici, che pure non hanno altro conforto, e illudere in questa maniera la vostra coscienza? - Gli occhi di Teresa mi davano ragione; pur si studiava di far mutare discorso - ma la visiera era alzata; e come poteva io più tacere? ben ora ne sento rimorso - gli occhi degli sposi erano fitti a terra, e la loro anima fu anch'essa atterrata, quando gridai con fierissima voce: - Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità. Orgogliosi! guardano la miseria per insultarla: pretendono che tutto debba offerirsi in tributo alla ricchezza e al piacere. Ma l'infelice che serba la sua dignità è spettacolo di coraggio a' buoni, e di rimbrotto a' malvagi. - E sono uscito cacciandomi le mani ne' capelli. Grazie a' primi casi della mia vita che mi costituirono sventurato! Lorenzo mio, or non sarei forse tuo amico; or non sarei amico di questa fanciulla. - Mi sta sempre davanti l'avvenimento di stamattina. Qui dove siedo solo mi guardo intorno e temo di rivedere alcuno de' miei conoscenti. Chi l'avrebbe mai detto? Il cuore di colei non ha palpitato al nome del suo primo amore! ardì di turbare le ceneri di lui che le ha per la prima volta ispirato l'universale sentimento della vita. Né un solo sospiro? - ma pazzo! tu t'affliggi perché non trovi fra gli uomini quella virtù che forse, ahi! forse non è che voto nome - o necessità che si muta con le passioni e le circostanze - o prepotenza di natura in alcuni pochi individui, i quali essendo generosi e pietosi per indole, sono obbligati a guerra perpetua contro l'universalità de' mortali; - e bastasse! ma guai allorché, volere e non volere, denno pure aprir gli occhi alla luce funerea del disinganno!
Io non ho l'anima negra; e tu il sai, mio Lorenzo; nella mia prima gioventù avrei sparso fiori su le teste di tutti i viventi: chi mi ha fatto così rigido e ombroso verso la più parte degli uomini se non la loro ipocrita crudeltà? Perdonerei tutti i torti che mi hanno fatto. Ma quando mi passa dinanzi la venerabile povertà che mentre s'affatica mostra le sue vene succhiate dalla onnipotente opulenza; e quando io vedo tanti uomini infermi, imprigionati, affamati, e tutti supplichevoli sotto il terribile flagello di certe leggi - ah no, io non mi posso rinconciliare. Io grido allora vendetta con quella turba di tapini co' quali divido il pane e le lagrime: e ardisco ridomandare in lor nome la porzione che hanno ereditato dalla Natura, madre benefica ed imparziale - la Natura? ma se ne ha fatti quali pur siamo, non è forse matrigna?
Sì, Teresa, io vivrò teco; ma io non vivrò se non quanto potrò vivere teco. Tu sei uno di que' pochi angioli sparsi qua e là su la faccia della terra per accreditare l'amore dell'umanità. Ma s'io ti perdessi, quale scampo si aprirebbe a questo giovine infastidito di tutto il resto del mondo?
Se dianzi tu l'avessi veduta! mi stendeva la mano, dicendomi - Siate discreto; e davvero, quelle due persone mi pareano compunte: e se Olivo non fosse stato infelice, avrebbe egli avuto anche oltre la tomba un amico?
Ahi! proseguì dopo un lungo silenzio, per amar la virtù conviene dunque vivere nel dolore? - Lorenzo! l'anima sua celeste raggiava da' lineamenti del viso.