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Geronte: Andiamo a giocare, e non me ne parlate più.
Dorval: Ma si tratta di un nipote...
Geronte: (vivamente) Di uno sciocco, d'un vigliacco ch'è lo schiavo di sua moglie, e la vittima della sua vanità.
Dorval: Meno collera, mio caro amico, meno collera.
Geronte: Eh, voi con la vostra flemma mi fareste arrabbiare.
Geronte: Prendete una sedia. (Siede)
Dorval: (d'un tuono compassionevole, mentre accosta la sedia) Povero giovane!
Geronte: Vediamo, questo punto di jeri.
Dorval: (sempre con lo stesso tuono) Voi lo perderete.
Geronte: Forse che no; vediamo.
Dorval: Vi dico che lo perderete.
Dorval: Se voi non lo soccorrerete, lo perderete assolutamente.
Geronte: Chi?
Geronte: (con ardore) Eh, ch'io parlo del giuoco. Sedete.
Dorval: Io giuocherò volentieri: ma prima, ascoltatemi. (sedendo)
Geronte: Mi parlerete tuttavia di Dalancour?
Geronte: No, signore. Io non odio nessuno.
Dorval: Ma se non volete...
Geronte: Finitela; giuocate. Giuochiamo, o ch'io me ne vo.
Dorval: Una parola sola, ed ho finito.
Dorval: Voi avete delle facoltà.
Dorval: Più del vostro bisogno.
Geronte: Sì; ne ho ancora per servire i miei amici.
Dorval: E non volete dar nulla a vostro nipote?
Geronte: Neppure un quattrino.
Dorval: In conseguenza ...
Geronte: In conseguenza? ....
Geronte: In conseguenza voi non sapete ciò che vi dite. Io odio, detesto la sua maniera di pensare, la sua cattiva condotta. Il dargli del danaro non servirebbe che a fomentare la sua vanità, la sua prodigalità, le sue follie. Ch'egli cangi sistema, ed io lo cangerò parimente con lui. Io voglio che il pentimento meriti il benefizio, e non che il benefizio impedisca il pentimento.
Dorval: (dopo un momento di silenzio, sembra convinto, e dice con molta dolcezza) Giuochiamo, giuochiamo.
Dorval: (giuocando) Io ne sono afflitto.
Geronte: (giuocando) Scacco al re.
Dorval: (giuocando) E quella povera ragazza!
Geronte: Chi?
Geronte: Ah! per lei!... Questa è un'altra cosa... (lascia il giuoco) Parlatemi di lei.
Dorval: Ella dee ben soffrire frattanto.
Geronte: Ci ho pensato, ci ho provveduto. La mariterò.
Dorval: Bravissimo! Lo merita bene.
Geronte: Non è una giovanetta di molta buona grazia?
Dorval: Sì.
Geronte: Fortunato quello che l'avrà! (riflette un momento, indi chiama) Dorval?
Geronte: Se la volete, io ve l'accordo.
Dorval: Chi?
Dorval: Come?
Geronte: Come! come! siete sordo? Non m'intendete? (vivamente) Io parlo chiara. Se la volete, ve l'accordo.
Dorval: Ah! ah!
Geronte: E se la sposate, oltre la sua dote, le donerà cento mila lire del mio. Eh?... Che ne dite?...
Dorval: Mio caro amico, voi mi onorate.
Geronte: So chi siete. Sono sicuro di formare in questa guisa la felicità di mia nipote.
Dorval: Ma...
Geronte: Che?
Geronte: Suo fratello! Suo fratello non c'entra... A me tocca a disporre di lei; la legge, il testamento di mio fratello... Io ne sono il padrone. Orsù, sbrigatevi, decidete sul fatto.
Dorval: Ciò che mi proponete, non è cosa da risolversi su due piedi. Voi siete troppo impetuoso.
Geronte: Io non ci veggo alcuna difficoltà. Se l'amate, se la stimate, se ella vi conviene, è fatto tutto.
Dorval: Ma...
Geronte: (disgustato) Ma, ma!... Udiamo il vostro ma.
Dorval: Vi par poco la sproporzione da sedici a quarantacinque anni?
Geronte: Niente affatto. Voi siete ancora giovane, ed io conosco Angelica; non è una testa sventata.
Dorval: Ella potrebbe avere qualche altra inclinazione.
Geronte: Non ne ha alcuna.
Geronte: Sicurissimo. Presto, concludiamo. Io vado a casa del mio notaro, gli fo stendere il contratto. Ella è vostra.
Dorval: Adagio, mio amico, adagio.
Geronte: Ebbene? (riscaldato) Come! volete ancora inquietarmi, tormentarmi, annojarmi con la vostra lentezza, col vostro sangue freddo?
Geronte: Sì, darvi una figlia saggia, onesta, virtuosa, con cento mila scudi di dote, e cento mila lire di regalo alle sue nozze. Forse vi fo un affronto?
Dorval: No; anzi mi fate un onore, che non merito.
Geronte: (con ardore) La vostra modestia in questo momento mi farebbe dare al diavolo.
Dorval: Non vi adirate. Volete ch'io l'accetti?
Geronte: Sì.
Dorval: Ebbene, io l'accetto...
Dorval: Ma a condizione...
Geronte: Di che?
Dorval: Che Angelica v'acconsenta.
Geronte: Non avete altra difficoltà?
Geronte: Voi mi consolate, io m'impegno per lei.
Dorval: Tanto meglio, se ciò è vero.
Geronte: Verissimo, sicurissimo. Abbracciatemi, mio caro nipote.
Dorval: Abbracciamoci pure, mio caro zio.