Carlo Goldoni
La contessina

ATTO SECONDO

SCENA DECIMA

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SCENA DECIMA

 

Lindoro e detti

 

LIND.

Marchese padre.

PANCR.

Marchesino figlio.

LIND.

Che siate ben venuto.

PANCR.

Più bello sei da che non ti ho veduto.

CONTES.

Non degnate mirarmi?

LIND.

Eh mia signora,

Se lo sposo vi reca affanno o tedio,

Il duca cicisbeo porga il rimedio.

PANCR.

Oh questa è bella!

CONTES.

Come? Vi sdegnate

Perché di cicisbeo m'ho proveduto?

LIND.

Di cicisbeo non so, né d'altra cosa:

So ch'io voglio esser sol, signora sposa.

PANCR.

(Fingi, pazienta un poco,

Fin che finisca il gioco).

CONTES.

E che parlate,

Signori, fra di voi?

PANCR.

Consolo il figlio negli affanni suoi.

Ah, marchesino, osserva

Nella tua contessina

A te quale bellezza il ciel destina:

Che volto, che maestà, che ciglio altero!

È degna d'un impero.

Dal suo fastoso aspetto

L'alta sua nobiltà si scorge e vede.

(Dico per minchionarla, e non s'avvede).

 

CONTES.

Marchese, mi onora

Con troppa bontà.

PANCR.

Perdoni, signora,

Già il vero si sa.

LIND.

Scopersi a buon'ora

La sua infedeltà.

CONTES.

Guardate, non parla,

Sdegnato è con me.

PANCR.

Ingrato, sdegnarla,

Mio figlio, perché?

CONTES.

Mio caro tu sei.

LIND.

Non vuò cicisbei.

a tre

Un uomo geloso

Riposo - non ha.

PANCR.

Codesto è un intrico.

LIND.

Lo spiego, lo dico,

Che solo esser voglio.

PANCR.

Codesto è un imbroglio.

CONTES.

Un'alma ben nata

Sospetto non .

LIND.

Signora garbata,

Nol so in verità. (partono)


 

 

 


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