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SCENA PRIMA
BEAT. Non ne vuò più saper nulla. Vedo che egli è un ingrato.
COR. Se tanto fa ora, che ha bisogno di voi, figuratevi poi che cosa farebbe quando foste sua moglie.
BEAT. Io non ho detto di volerlo sposare. (alterata)
COR. Non l'avete detto, ma si conosce...
BEAT. Che cosa si conosce? Voi altre serve sempre pensate il peggio.
COR. Gran disgrazia è la mia! Quel ch'io dico, signora, lo dico perché vi amo. E voi, che avete tanto sofferto per uno che viene di casa del diavolo, non volete tollerare ch'io vi parli per zelo.
BEAT. Cara Corallina, lasciami stare: son fuori di me.
COR. Vi compatisco, signora, le vostre inquietudini hanno il loro fondamento.
BEAT. Prepara la tavola, voglio desinare.
COR. Per quanti ho da prepararla?
BEAT. Tu mi vorresti far dire... Vattene.
COR. Compatitemi, è vero: non son domande da farsi. Siete sola, e la preparerò per voi sola. Il signor Ottavio ha mangiato anche troppo in questa casa. (mostrando partire)
BEAT. Per quanti?
COR. Lo volete ancora alla vostra tavola?
BEAT. Non voglio che egli dica, ch'io l'ho scacciato con una mala grazia. Lo licenzierò.
COR. Sì, signora, preparerò anche per lui. Dategli campo che vi dica dell'altre insolenze. (andando)
BEAT. Temerario! Hai ragione; se viene a picchiare, non gli aprire la porta.
COR. Volete che egli venga dentro per la finestra?
BEAT. A far che ha da venire?
BEAT. Ma se non lo voglio!
COR. Ah! non lo volete? Ho capito. (La testa della padrona fa le giravolte). (da sé, parte)