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PAGG. Signora, un servitore del marchese Ernesto...
ROB. (Ecco il mio tormento). (da sé)
EUL. Che vuole?
PAGG. Ha da presentarle un regalo.
ROB. (Un regalo!) (da sé) Un regalo?
EUL. Digli che lo ringrazio, che io non ricevo regali.
ROB. Aspetta. Veramente non anderebbe ricevuto; ma che dirà il Marchese, col quale siamo amici di tanti anni? Che dirà, se vien ricusato il di lui regalo? Dirà una delle due: o che voi non sapete le convenienze, o che io sono diventato geloso.
EUL. L’amicizia che egli ha con voi, non l’ha con me. Se lo rifiuto io, il torto non lo riceve da voi. Di me lasciate che egli giudichi come vuole.
ROB. No, donna Eularia, non voglio che né io, né voi facciamo una cattiva figura. Vediamo che regalo è. Fa che passi il servitore. (il Paggio parte)
EUL. (Se sapesse tutto, non accetterebbe i regali). (da sé)
ROB. (Io assolutamente non mi voglio render ridicolo). (da sé)