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Il paggio con le pere in una guantiera, e detti.
PAGG. Ecco le pere. Dove comanda si mettano?
EUL. Non mi pare di darvi occasione di mortificarmi.
ROB. Oh, veramente le gran mortificazioni che io vi do!
ROB. Va via di qui, impertinente.
PAGG. (Mette la guantiera sul tavolino con paura) (Era meglio che mi mangiassi anco queste). (da sé, parte)
ROB. Bellissime queste pere!
EUL. Dopo ch’io son vostra moglie, non ho avuto un’ora di bene.
EUL. Pare che siate pentito d’avermi presa.
ROB. Oh che belle pere! Oh che belle pere! (coi denti stretti)
EUL. Sempre motteggi, sempre rimproveri, sempre sospetti.
ROB. Oh che belle pere! Oh che belle pere! (getta delle pere dalla finestra)
EUL. Ecco qui. Ora siete arrabbiato, e non si sa perché.
ROB. E non si sa perché. (getta via delle pere)
EUL. Io mi sento morire. (piange)
ROB. Che c’è? Che c’è stato? (con una pera in mano)
EUL. Per carità, lasciatemi stare. (piangendo)
ROB. Oh! (arrabbiato tronca un pezzo di pera coi denti)
EUL. Morirò, creperò, sarete contento. (piangendo)
ROB. Maledette pere, maledetto chi le ha mandate. (getta via la pera che ha in mano)
EUL. Zitto, che vien Colombina.
ROB. Voi mi volete far disperare.
EUL. Abbiate prudenza. Non ci facciamo scorgere dalla servitù, se non volete che tutta la città ci ponga in ridicolo.