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Cara cugina mia, ti credo poco. Che non paiono in viso punto scaltre, Son accorte, son furbe più dell'altre. Ecco Celindo. Poverino! ei pena, Ma non mi basta ancor. Voglio tirarlo innanzi ancora un poco. |
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CEL. |
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Sì, disponete |
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CEL. |
Non pretendo da voi... |
Tutto vi dono. Che volete di più? |
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CEL. |
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È ver; voi non potete Sperar l'affetto vostro a me non lice. |
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CEL. |
(Mi fa pietade). (da sé) |
CEL. |
(Ma non posso Erminia abbandonar). (da sé) |
Fede, sincerità, costanza, amore; Per guadagnare un cuore |
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CEL. |
Ah, sfortunato io sono... |
(Or viene il buono). (da sé) No, no, di mia nipote Ella è più giovanetta. Gli assegnamenti suoi; |
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CEL. |
Non è per me? |
No, ingrato, Io non sono per voi. Se la mia mano |
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CEL. |
Ma se... |
Non v'è più tempo. |
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CEL. |
Veggo però, che ancora E fresca, e grassa, e ritondetta siete. |
CEL. |
Se potessi, vi giuro... |
CEL. |
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CEL. |
Voi, che d'Erminia |
CEL. |
A voi s'aspetta... |
Non più: la vostra mano. |
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CEL. |
La mia mano? Perché? |
CEL. |
Oh cieli! eccola. |
E perché giusta io sono, |
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CEL. |
Come? |
Tant'è. |
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CEL. |
Se voi... |
CEL. |
Se per me voi penate... |
CEL. |
No, mi tormenta |
CEL. |
Ah sì, di me senz'altro Gioco vi prenderete. Con chi merto non ha, far lo potete. |
(Ecco qui mia nipote). (da sé) |