Carlo Goldoni
De gustibus non est disputandum

ATTO SECONDO

SCENA SETTIMA   Erminia e Celindo

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SCENA SETTIMA

 

Erminia e Celindo

 

ERM.

(Perfido! mi disprezza?) (da sé)

CEL.

(Insulti ed onte

Erminia a me?)

ERM.

(Potea lasciar d'amarmi

Senza farmi arrossir, senza oltraggiarmi). (da sé)

CEL.

(Potea trovar più onesto

Di vendetta lo sfogo ed il pretesto). (da sé)

ERM.

Quanto t'amai, ti aborrirò.

CEL.

Lo sdegno

Moderate, madama.

ERM.

Chi vi cerca, signore?

CEL.

E chi vi brama?

ERM.

Un flemmatico ciglio a voi non piace;

Artimisia è per voi, ch'è scaltra e audace.

CEL.

Né per voi è adattato

Un amante sgarbato.

ERM.

Il cielo dunque

L'un per l'altro non fece il nostro cuore.

Io son misera, è ver, voi traditore.

 

No, non dovevi, ingrato,

Finger d'amarmi allora

Che non aveva ancora

L'alma provato amor.

Ora che ho il cuor piagato,

Tu mi disprezzi, audace?

Ah, la smarrita pace

Rendimi al seno ancor. (parte)

 

 

 


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