Carlo Goldoni
La diavolessa

ATTO PRIMO

SCENA OTTAVA   Don Poppone e Giannino

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SCENA OTTAVA

 

Don Poppone e Giannino

 

POPP.

In questo io mi rimetto.

In casa mia quel che si vuol si fa,

E lascio a ciaschedun la libertà.

GIANN.

Ma signor, favorite.

Voi non mi conoscete.

POPP.

Eh sì, signore.

Voi siete il conte Nastri,

Un cavalier romano

Che a Napoli sen vien per suo diporto

Colla contessa sposa.

L'amico mi ha informato d'ogni cosa.

GIANN.

(Oh gran Falco briccone!)

Discorreremo poi

Sull'affar del tesoro.

POPP.

E che tesoro?

Io non so di tesori.

Io non cavo tesori; e chi v'ha detto

Che si cercan tesori in casa mia?

GIANN.

Quel che mi manda da vossignoria.

POPP.

Non è ver, non è vero,

Vi replico di no;

E all'amico di Roma io scriverò.

(Se si sa del tesoro,

Sarà la mia rovina.

Lontani li terrò dalla cantina).

GIANN.

Dunque voi non volete

Che v'aiuti a cavar...

POPP.

Mi maraviglio;

Di tacer vi consiglio un tal proposito,

O mi vedrete far qualche sproposito.

 

Chi v'ha detto del tesoro,

Se ne mente per la gola.

Ah, mi manca la parola

Dalla bile ch'ho nel cor.

La mia casa è tutta qui;

Le mie stanze, eccole ;

E di qua v'è la cucina...

Casa mia non ha cantina,

E tesoro qui non c'è...

E pensar non so perché...

Chi lo crede, non sa niente.

Stia pur certo l'illustrissimo

Signor conte stimatissimo,

Non c'è niente, in verità. (parte)

 

 

 


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