Carlo Goldoni
La donna di governo

ATTO QUINTO

SCENA OTTAVA   FULGENZIO, il NOTARO e detti

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SCENA OTTAVA

 

FULGENZIO, il NOTARO e detti.

 

FUL.

Ecco, ecco il notaro. Il signor Malacura

Vi dirà da se stesso, se fatta ha la scrittura.

NOT.

Sì, signori, l'ho fatta, non son tre ore ancora.

FUL.

Sono io il scimunito? Che dice la signora? (a Dorotea)

DOR.

Han sottoscritto i sposi? (al Notaro)

NOT.

Certo, di mano in mano

Hanno il nuzial contratto soscritto di sua mano.

DOR.

E voi, signor bugiardo, (a Ippolito) e voi, sciocca insolente, (a Rosina)

Venite a dire a tutti che non sapete niente?

ROS.

Io ho firmato la scritta? (al Notaro)

IPP.

Io ho sottoscritto? (al Notaro)

NOT.

Oibò.

GIU.

Non sono questi i sposi? (al Notaro)

NOT.

Questi? Signora no.

DOR.

Oh bella!

GIU.

Oh questa è buona!

FUL.

Dunque chi sono stati? (al Notaro)

NOT.

Mi par, se mi ricordo... Ecco, li ho qui notati:

Valentina Marmita e Baldissera Orzata.

GIU.

La donna di governo.

DOR.

L'amico l'ha sposata.

FUL.

L'equivoco è curioso.

DOR.

Che sì, che siete sordo?

FUL.

Ma se Fabrizio istesso...

DOR.

Eh via, siete un balordo.

FUL.

È un po' troppo, signora...

GIU.

Ma come mai può darsi,

Che il vecchio di tal cosa non abbia ad isdegnarsi?

Dite, signor notaro, l'ha saputo il padrone?

NOT.

Anzi vi ha posto anch'egli la sua sottoscrizione.

GIU.

Come diavolo mai?... V'è dote nel contratto?

NOT.

Sì, quattromila scudi...

GIU.

Egli è impazzito affatto.

DOR.

Guarda se vi è il padrone. (a Tognino)

TOG.

signora.

DOR.

Cammina. (a Tognino)

TOG.

(Voglio veder, s'io posso avvisar Valentina). (da sé e parte)

NOT.

Quand'io salia le scale, mi par, se non ho errato,

Che il padrone di casa sia nel cortile entrato.

DOR.

Andiam, venite meco; andiam, vo' che parliamo.

Se c'è, facciamo subito; s'egli non c'è, aspettiamo.

Che parli di ritiro, che torni a far il pazzo;

Che il diavolo mi porti, se anch'io non lo strapazzo. (parte)

GIU.

Andiam, signor Fulgenzio. Vo' che mi senta il zio.

Se vuol dotar la serva, non lo ha da far col mio.

Per darlo a quella indegna, toglierlo a me procura;

Ma si farà dal giudice stracciar quella scrittura.

Mia zia fa parole, ma io farò dei fatti.

La giustizia per tutto sa castigare i matti. (parte)

FUL.

Venga, signor notaro.

NOT.

Dove?

FUL.

Venga con noi.

Venga; ricompensati saranno i passi suoi.

(L'aspetto della sorte spesso cambiar si vede,

E talor da un disordine un ordine procede). (da sé e parte)

NOT.

(Per quello che si sente, par vi sia dell'imbroglio.

Per me basta che paghino, altro cercar non voglio). (da sé e parte)

IPP.

Ci hanno lasciati soli. (a Rosina)

ROS.

Andiamcene ancor noi.

IPP.

Non potrei un pochino solo restar con voi?

ROS.

Signor no, non conviene; soli staremo allora

Che saremo sposati.

IPP.

Cara, non vedo l'ora. (partono)

 

 

 


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