Carlo Goldoni
L'amante di sé medesimo

ATTO SECONDO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Il Conte e la suddetta.

 

CON.

Oh signora Marchesa, voi sola in questo loco?

IPP.

Conte, son malinconica; divertitemi un poco.

CON.

Che ci vorrebbe mai per farvi divertire.

Per rallegrar gli spiriti?

IPP.

Non so, nol saprei dire.

CON.

Eh, so ben io, signora, per voi che vi vorria.

IPP.

Voi mi verrete al solito a dir qualche pazzia.

E poi, se donna Bianca vi sente a dir così,

Le vederete il grugno alzar per tutto il .

CON.

Donna Bianca è una dama ch'io rispettare intendo,

Ma soggezion di lei per questo io non mi prendo.

IPP.

Ma quando di una donna l'amor si vuol pretendere,

Signor Contino amabile, da lei si ha da dipendere.

CON.

Dipendere, l'accordo, in cosa concludente,

Non in cose da nulla.

IPP.

Dipender ciecamente.

CON.

Io non penso così, signora.

IPP.

Poverino!

Se aveste a far con me, caro il mio bel Contino,

Star per amore, o a forza, alla passion dovreste.

CON.

Non ci starei, signora.

IPP.

Oh oh, se ci stareste!

CON.

Voi avete un gran merito, lo vedo, lo confesso;

Ma qual faccio coll'altre, con voi farei lo stesso.

IPP.

Ed io dopo tre giorni, Contin, vi manderei.

CON.

Ed io dopo tre giorni, Marchesa, me n'andrei.

IPP.

Eh, quando si vuol bene, non si può dir così.

CON.

A dirlo, fin adesso amor non m'impedì.

IPP.

Dunque mai non amaste.

CON.

Anzi non stetti un giorno

Senza sentir d'amore qualche passione intorno.

IPP.

Ma che vuol dir, che tante passion cambiate avete?

CON.

Vuol dir, che son le donne un po' troppo indiscrete.

IPP.

Che pretendete voi?

CON.

Dirò la verità:

Un po' di soggezione, e un po' di libertà.

IPP.

Non mi dispiace, a dirla; mi par la cosa onesta.

CON.

Che spiaccia, o che dispiaccia, la mia ragione è questa.

Dico così, che amore non ci ha da recar duolo.

Pria che con altri piangere, vo' rider da me solo.

IPP.

È una massima buona.

CON.

Pretendono le belle,

Che s'abbia tutto il giorno a sospirar per elle;

Che si stia come statue. Non vedon col pensiero,

Che gli amanti si stancano?

IPP.

Non dite male. È vero.

Avete certe regole da farne capitale.

Fra noi, a quel ch'io vedo, non si starebbe male.

CON.

Si starebbe malissimo.

IPP.

Perché?

CON.

Per la ragione

Ch'io non son uomfacile da star alla passione.

IPP.

Oh, mi credete poi sì strana? v'ingannate.

CON.

Io sento quel che dite; non so poi quel che siate.

IPP.

Son una che agli incontri accomodar si sa.

CON.

Questa non è, per dirla, cattiva qualità.

Però da voi sentito ho cento volte e cento,

A dir che questi amori non sono che un tormento,

Che niuno in questo mondo legar non vi potria...

IPP.

Quante cose si dicono così per bizzarria!

CON.

È vero, e può anche darsi che sia un bizzarro umore,

Volante, passeggero, il dir ben dell'amore.

IPP.

Il bene, il mal d'amore anch'io distinguo e vedo.

Voi mi piacete assai.

CON.

Oh, adesso non vi credo.

IPP.

Perché?

CON.

Quando le donne principiano a lodarmi

Ho subito sospetto che vogliano ingannarmi.

IPP.

Dunque s'ha da sprezzarvi, per rendervi contento?

CON.

Le donne che mi sprezzano le pianto sul momento

IPP.

Siete un bell'umorino.

CON.

Son così di natura.

IPP.

Che sì, che vi fo piangere?

CON.

Non mi fate paura.

IPP.

Gli è, che, per dir il vero, perdere non vorrei

Per voi la miglior traccia delli disegni miei,

CON.

Volete maritarvi?

IPP.

Oh signor Cavaliere,

Ella, con sua licenza, non è mio consigliere.

CON.

Altro ci vuol, signora, che li consigli miei,

Per reggere una donna bizzarra come lei.

IPP.

Parmi, signor Contino, troppo eccedente il gioco.

CON.

Ma non mi avete detto, che vi diverta un poco?

IPP.

Signor, io vi consiglio andar da donna Bianca.

CON.

Vi andrei, ma a dir il vero, troppo voler mi stanca.

IPP.

So pur, che senza amori vivere non potete.

CON.

Ne posso degli amori trovar quanti volete.

IPP.

Il merito del Conte ne trova da per tutto.

CON.

Un merto troppo sterile non può sperar buon frutto.

IPP.

Certo, che mai non fruttano, o fruttano assai meno,

Le piante che non durano tre giorni in un terreno.

CON.

Ma se un terren trovassi, che fosse confacente,

Vorrei le mie radici fissarvi eternamente.

IPP.

Dunque si può sperare vedervi maritato.

CON.

Io non giurai per anche serbare il celibato.

IPP.

Fatelo.

CON.

È un po' difficile.

IPP.

Non ci pensate su.

CON.

Eh, quando è fatta, è fatta, e non si disfà più.

Voi che legata foste, ed or libera state,

Perché, s'è cosa buona, non vi rimaritate?

IPP.

Perché laccio a proposito peno trovare anch'io.

CON.

Ditemi, in confidenza. Sarebbe buono il mio?

IPP.

Voi scherzate, signore.

CON.

E a voi preme davvero.

IPP.

Mi prema, o non mi prema, non deggio a voi svelarlo.

Ma il modo, se ne ho voglia, non mancami di farlo.

Son libera, son giovane, non ho bellezza alcuna,

Ma ho dote, che può fare d'un uomo la fortuna.

Non cercherò un marito nel ceto degli eroi;

Mi basta non trovarlo sprezzante come voi. (parte)

 

 

 


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