Carlo Goldoni
Il filosofo di campagna

ATTO PRIMO

SCENA UNDICESIMA   Nardo, poi don Tritemio

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SCENA UNDICESIMA

 

Nardo, poi don Tritemio

 

NAR.

Si vede chiaramente

Che la natura in lei parla innocente.

Finger anche potrebbe, è ver, purtroppo;

Ma è un cattivo animale

Quel che senza ragion sospetta male.

TRIT.

Messer Nardo dabbene,

Compatite se troppo trattenuto

M'ha un domestico impaccio;

Vi saluto di core.

NAR.

Ed io vi abbraccio.

TRIT.

Or verrà la figliuola.

NAR.

È già venuta.

TRIT.

La vedeste?

NAR.

Gnor sì, l'ho già veduta.

TRIT.

Che vi par?

NAR.

Mi par bella.

TRIT.

È un po' ritrosa.

NAR.

La fanciulla va ben sia vergognosa.

TRIT.

Disse niente? Parlò?

NAR.

Mi disse tanto

Che sperare mi fa d'esser amato.

TRIT.

È vero?

NAR.

È ver.

TRIT.

(Oh il ciel sia ringraziato). (da sé)

Ma perché se n'andò?

NAR.

Perché bel bello

Amor col suo martello

Il cor le inteneriva,

E ne aveva rossore.

TRIT.

Evviva, evviva.

Eugenia, dove sei?

Facciamo presto;

Concludiamo l'affar.

NAR.

Per me son lesto.

TRIT.

Chi è quella?

NAR.

È mia nipote.

 

 

 


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