Carlo Goldoni
Lugrezia romana in Costantinopoli

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Albumazar, poi Mirmicàina con seguito di Donne turche.

 

ALB.

Vieni, bell'idol mio;

Il monarca d'Oriente umiliar brama

Dinanzi a te la coronata fronte.

MIRM.

Serva: la reverisso.

ALB.

Al cor d'Albumazare

Fece piaga mortal la tua beltade.

MIRM.

Infatti siora mare

Sempre la mel diseva

Che per la mia bellezza

Mi meritava el titolo d'Altezza.

ALB.

Che Altezza! Imperatrice

Sarai di questo impero: oggi le chiome

Tu fregerai del glorioso segno

Cui la suora del sole impose il nome.

MIRM.

Se la vuol che l'intenda,

No la me parla turco.

ALB.

Anzi destino,

In grazia tua, far che il mio regno tutto

Dell'idioma italiano oggi si servi.

Mi spiegherò più chiaro:

Io voglio, come s'usa alle regine,

Coronar colla luna il tuo bel crine.

MIRM.

Un strologo dasseno me l'ha dito

Che doveva trovar una fortuna

In dove che se venera la luna.

ALB.

Orsù, passiamo al soglio.

MIRM.

Cossa mo xe sto soglio?

ALB.

Egli è il mio trono.

MIRM.

Ah! ah! l'intendo adesso:

Soglio e trono in Turchia vol dir l'istesso.

ALB.

Sì, mia cara; non più, dammi la destra.

MIRM.

La destra?

ALB.

Sì, la mano.

MIRM.

Ah, la vuol la man destra.

ALB.

Appunto quella.

MIRM.

La diga, caro sior, mo quala xela?

ALB.

L'una e l'altra di loro

Serve in segno d'amore,

Basta però che tu mi doni il core.

MIRM.

El cuor mi gh'ò paura

De non averlo più.

ALB.

Per qual cagione?

MIRM.

Son passà dal pestrin,

Ho visto un caidalatte, e dalla voggia

Gh'ò lassà suso el cuor.

ALB.

Non dubitare,

Avrai al tuo comando

Tutte le vacche mie.

MIRM.

So siora mare

Se n'averà per mal.

ALB.

Io di mia madre

Già non ne penso un'acca;

Anch'io, per compiacerti,

Non sdegnerei di trasmutarmi in vacca.

MIRM.

Za che la gh'à per mi tanta bontà,

La prego d'una grazia.

ALB.

Arbitra sei;

Comandarmi tu puoi, pregar non dei.

MIRM.

M'è stà ditto per certo che in Turchia

No se possa magnar carne porcina;

Mi ghe son matta drio, onde la prego

Dar licenza che possa

Impenirme la panza,

Col magnarghene un poca alla mia usanza.

ALB.

Via, tu sarai contenta: andiamo al trono.

Già impaziente sono

Di stringerti al mio seno: oggi Bisanzio

Alla nuova mia sposa il capo inchina.

MIRM.

Largo, largo, patrone, alla regina.

 

 

 


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