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Camera con tre porte, due laterali ed una in prospetto Il Cavaliere da una parte laterale, il Dottore dall'altra; poi tutti i personaggi vanno e vengono in questa scena, e tutte le loro entrate e tutte le loro sortite non fanno che una scena sola.
DOTTORE Caro signor Cavaliere, giacché siamo qui soli, e che nessuno ci sente, mì permette ch'io le dica quattro parole, da suo servitore e da buon amico?
CAVALIERE Dite pure, v'ascolto.
DOTTORE Non sarebbe meglio che vossignoria, per la parte della nuora, ed io, per la parte della suocera, procurassimo di far questa pace?
CAVALIERE Io non ho questa autorità sopra la signora Doralice.
DOTTORE Nemmeno io sopra la signora Isabella, ma spero che, se le parlerò, si rimetterà in me.
CAVALIERE Così spererei anch'io della contessina.
DOTTORE Facciamo una cosa, proviamo; e se ci riesce di far questo bene, avremo il merito di mettere in quiete, in concordia, tutta questa famiglia.
CAVALIERE Benissimo, vado a ricevere le commissioni dalla signora Doralice.
DOTTORE Ed io nello stesso tempo dalla signora Isabella.
CAVALIERE Attendetemi, che ora torno (entra nell'appartamento di Doralice).
ISABELLA (esce) Signor dottore, che discorsi avete avuti col Cavaliere?
DOTTORE Tanto egli che io desideriamo di procurare la sua quiete, la sua pace, la sua tranquillità.
ISABELLA Fino che colei sta in questa casa, non l'avrò mai. Ditemi, il Cavaliere continua a dichiararsi per Doralice?
DOTTORE Egli è un galantuomo, che fa per l'una e per l'altra parte. Mi creda: si fidi di me, si rimetta in me, e le prometto che ella sarà contenta.
ISABELLA Benissimo, io mì rimetto in voi.
DOTTORE Quello che farò io, sarà ben fatto?
DOTTORE Dunque stia quieta, e non pensi altro.
ISABELLA Avvertite però di non risolver niente, senza che io lo sappia.
DOTTORE In questa maniera ella non si rimette in me.
ISABELLA Vi lascio la libertà di trattare.
DOTTORE Ma non di concludere?
ISABELLA Signor no, di concludere no.
DOTTORE Dunque tratteremo.
ISABELLA Il primo patto, che Doralice vada fuori di questa casa.
ISABELLA Prima la mia, e poi la sua.
DOTTORE S'ha da rovinare la casa?
ISABELLA Rovinar la casa; ma via Doralice.
DOTTORE Eccola.
ISABELLA Temeraria! Ha tanto ardire di venirmi davanti gli occhi? Il sangue mì bolle. Non la voglio vedere. Venite con me (entra nel suo appartamento).
DOTTORE Vengo. Ho paura che non facciamo niente (entra).
DORALICE (esce, e il Cavaliere corre dal suo appartamento) Vedete! Io vengo per parlare con lei, ed ella mì fugge.
CAVALIERE Giacché siete tanto discreta e ragionevole, mì date licenza che, salve tutte le vostre convenienze, tratti l'aggiustamento con vostra suocera?
DORALICE Sì, mì farete piacere.
CAVALIERE Volete rimettervi in me?
DORALICE Vi dò ampia facoltà di far tutto.
DORALICE Ve la dò, con patto però che l'aggiustamento sia fatto a modo mio.
CAVALIERE Prescrivetemi le condizioni.
DORALICE Una delle due, o che io debba essere la padrona in questa casa, senza che la suocera se ne abbia da ingerire punto, né poco; o ch'io voglio la mia dote, e tornarmene in casa di mio padre.
CAVALIERE Troveremo qualche temperamento.
DORALICE Sì, via, trovate de' mezzi termini, de' buoni temperamenti; ma ricordatevi che non voglio restare al disotto una punta di spilla (va nel suo appartamento).
CAVALIERE Oh, questo è un grande imbarazzo! Ma ecco il dottore. Sentiamo che cosa dice della Contessa Isabella.
DOTTORE (esce dall'appartamento d'Isabella) Signor cavaliere, ha parlato colla signora Doralice?
CAVALIERE Signor sì, ho parlato ed ho facoltà di trattare.
DOTTORE Io pure ho l'istessa facoltà da quest'altra.
CAVALIERE Dunque trattiamo. Vi faccio a prima giunta un progetto alternativo. O la signora Doralice vuol esser anch'ella padrona in questa casa, o vuole la sua dote e se n'anderà con suo padre.
DOTTORE Rispondo per la signora Contessa. Se vuole andare, se ne vada; ma prima s'ha da levare la dote della suocera, e poi quella della nuora.
CAVALIERE Facciamo così: che la signora Isabella dia il manéggio alla nuora di quattro cento scudi l'anno, e penserà ella alle spese per sé e per la cameriera.
DOTTORE Con licenza, ora torno (va da Isabella, poi torna).
CAVALIERE Non può risolvere. Anch'egli ha lo stesso arbitrio che ho io. Questa sarebbe la meglio. Ognun pensar per sé.
DOTTORE (ritorna dall'appartamento d'Isabella) Quattrocento scudi non si possono accordare. Se ne accorderanno trecento.
CAVALIERE Attendetemi, che ora vengo (va da Doralice).
DOTTORE È plenipotenziario anch'egli, come sono io.
PANTALONE (esce dalla porta di mezzo) Sior dottor, la riverisco (incamminandosi verso l'appartamento di Doralice).
DOTTORE Dove, signor Pantalone?
DOTTORE Ora si tratta l'aggiustamento fra lei e la suocera.
PANTALONE E chi lo tratta stó aggiustamento?
DOTTORE Per la sua parte il cavaliere del Bosco.
PANTALONE Come gh'intrelo sto sior Cavalier?
CAVALIERE (ritorna dall'appartamento di Doralice) L'aggiustamento è fatto.
(esce il Conte Anselmo dalla porta di mezzo).
DOTTORE Signor Conte, l'aggiustamento è fatto.
ANSELMO Ne godo, ne godo; e come?
CAVALIERE La signora Doralice si contenta di trecento scudi l'anno.
DOTTORE E la signora Contessa Isabella glieli accorda.
PANTALONE Xéla matta mia fia? Adesso mo (va da Doralice, poi torna).
ANSELMO È spiritata mia moglie? ora mì sentirà (va da Isabella).
CAVALIERE Questi vecchi vogliono guastare il nostro manéggio (al Dottore).
DOTTORE Questa era una convenzione onesta, perché, per dirla, la signora Doralice è troppo inquieta.
CAVALIERE Ha ragione se vede di mal occhio la suocera, per tutto quello che ha saputo dire di lei.
DOTTORE Anzi la nuora ha strapazzata la suocera fieramente.
CAVALIERE Siete male informato.
COLOMBINA (esce dalla camera d'Isabella) Signore!
DOTTORE Dimmi un poco, che cosa ha detto la signora Doralice della Contessa Isabella?
COLOMBINA Oh! Io non so nulla.
CAVALIERE Non crediate a costei, mentre ella alla signora Doralice ha detto tutto il male della sua padrona.
COLOMBINA Io non ho detto nulla.
CAVALIERE Credetelo, da cavaliere.
DOTTORE Dunque la ciarliera di Colombina ha messo male fra queste due signore.
CAVALIERE Senz'altro.
DOTTORE Vado dalla Contessa Isabella (va da Isabella).
COLOMBINA Avete fatto una bella cosa! (al Cavaliere).
CAVALIERE Bricconcella, tu sei stata quella che ha detto male della nuora alla suocera? Ora vado dalla signora Doralice a scuoprire le tue iniquità (va da Doralice).
COLOMBINA Oh, questa è bella! Se mì pagano acciò dica male, non l'ho da fare?
ANSELMO (ritorna dall'appartamento d'Isabella) Tu, disgraziata, sei cagione di tutto (va da Doralice).
COLOMBINA Anche questo stolido l'ha con me.
DOTTORE (dall'appartamento d'Isabella) Or ora si scoprirà ogni cosa (va nell'appartamento di Doralice).
COLOMBINA Mi vogliono tutti mangiare.
PANTALONE (dall'appartamento di Doralice) Xé vero, desgraziada, che ti ha dito mal de mia fia alla to parona?
PANTALONE Aspetta, aspetta (va da Isabella).
COLOMBINA Credono di farmi paura.
ANSELMO (dall'appartamento di Doralice) Or ora ho scoperto tutto. Te n'accorgerai (va da Isabella).
COLOMBINA Principio ad avere un poco di paura.
DOTTORE (dall'appartamento di Doralice) Non me lo sarei mai creduto: oh che lingua! (va da Isabella).
COLOMBINA Sono in cattura davvero.
CAVALIERE (dall'appartamento di Doralice) Colombina, sei scoperta. Tu sei quella che hai riportato le ciarle da una parte e dall'altra. Ora tutte sono contro di te, e vogliono che tu ne paghi la pena. Ti consiglio andartene.
COLOMBINA Ma dove? povera me! Dove?
CAVALIERE Presto, va nella tua camera e chiuditi dentro. Vedrò io d'aiutarti.
COLOMBINA Per amor del cielo, non mì abbandonate.
CAVALIERE Presto, che vien gente.
COLOMBINA Maladetta fortuna! E stato quel zecchino al mese che m'ha acciecata (parte per la porta di mezzo).
CAVALIERE Ora che si è scoperta la malizia di costei, è più facile l'accomodamento.
GIACINTO (esce dalla porta di mezzo) Cavaliere, che ha Colombina che piange e pare spaventata?
CAVALIERE È stata scoperta essere quella che ha seminato discordie fra suocera e nuora; ed ora fra esse trattasi l'aggiustamento.
GIACINTO Voglia il cielo che segua!
DOTTORE (dall'appartamento d'Isabella) La signora Isabella è persuasa di tutto, e se la signora Doralice verrà nella sua camera a riverirla, l'abbraccerà con amore e con tenerezza.
CAVALIERE Vado a dirlo alla signora Doralice (va da Doralice).
GIACINTO Dunque mia madre è placata?
DOTTORE Placatissima; tutto è accomodato.
GIACINTO Sia ringraziato il cielo!
CAVALIERE (dall'appartamento di Doralice) La signora Doralice è prontissima a ricevere l'abbraccio della signora Isabella. Ma che venga ella nella sua camera.
DOTTORE Glielo dirò, ma dubito non si farà nulla (va da Isabella).
GIACINTO Mi pare veramente che tocchi a mia moglie.
CAVALIERE Pretende ella d'essere l'offesa.
PANTALONE (dall'appartamento d'Isabella) Mia fia no vol vegnir da so madonna? Aspetté, aspetté, che anderò mì a farla vegnir, e la vegnirà (va da Doralice).
GIACINTO Vedete? Anche suo padre le dà il torto.
CAVALIERE Il buon vecchio fa per metter bene.
ANSELMO (dall'appartamento d'Isabella) Oh questa sì ch'è bella! La suocera anderà ad umiliarsi alla nuora?
PANTALONE (dall'appartamento di Doralice) La xé giustada. Mia fia vegnirà da siora Contessa; basta che la ghe vegna incontra co la la vede, per darghe coraggio.
ANSELMO Bene, bene, lo farà. Vado a dirlo a mia moglie (va da Isabella).
PANTALONE Vardé cossa che ghe vól a unir ste dó donne!
CAVALIERE Voi l'avete ridotta a fare un bel passo (a Pantalone).
GIACINTO Lodo la vostra prudenza (a Pantalone).
DOTTORE (dall'appartamento d'Isabella) Signor Pantalone, dite pure a vostra figlia che non s'incomodi altrimenti.
PANTALONE Perché ?
DOTTORE Perché la signora Contessa dice così che, essendo dama, non si deve muovere dalla sedia per venire a riceverla.
CAVALIERE Ora vado io a dirlo alla signora Doralice (va da Doralice).
PANTALONE Vardé che catarri, vardé che freddure!
GIACINTO Anderò io da mia madre, e vedrò di persuaderla.
PANTALONE Sì, caro fio, fé sto ben.
GIACINTO Mia madre a me non dirà di no (va da Isabella).
PANTALONE E a vu mo la ve par una bella cossa? (al Dottore).
DOTTORE La pretensione non è stravagante.
PANTALONE Mia fia no la gh'ha tante pretension.
CAVALIERE (dall'appartamento di Doralice) Dice la signora Doralice, che non è dama, ma ha portato ventimila scudi di dote, e non vuol essere strapazzata.
DOTTORE Vado subito a dirlo alla signora Contessa.
DOTTORE Viene o non viene?
DORALICE (sulla porta; la Contessa Isabella dal suo appartamento) Signor no, non vengo. Dite alla vecchia, che se vuol, venga lei.
ISABELLA Sfacciatella, a me vecchia?
DORALICE Signora giovinetta, la riverisco (parte).
ISABELLA O via lei, o via io (parte).
PANTALONE Oh poveretto mì! Coss'è sta cossa?
CAVALIERE La signora Doralice ha ragione.
DOTTORE Avete sentito vostra figlia? (a Pantalone).
PANTALONE Oh che donne! Oh che donne!
ANSELMO (dall'appartamento d'Isabella) Le mie medaglie, le mie medaglie. Mai più non m'intrico con queste pazze. Dite quel che volete, voglio spendere il mio tempo nelle mie medaglie (parte per la porta di mezzo).
PANTALONE Oh che matti! Oh che casa da matti!
GIACINTO (dalla camera d'Isabella) Signor suocero, son disperato.
GIACINTO Avete sentito? Mia moglie ha detto vecchia a mia madre, mia madre ha detto sfacciatella a mia moglie. Vi è il diavolo in questa casa, vi è il diavolo (parte per la porta di mezzo).
PANTALONE Se ghe xé el diavolo, che el ghe staga. No so cossa farghe, gh'ho tanto de testa. No so in che mondo che sia.
CAVALIERE Anderò io a placare la signora Doralice.
DOTTORE E io anderò a calmare la signora Isabella.
PANTALONE E mì credo che vualtri sié quelli che le fazza deventar sempre pèzo.
CAVALIERE Io sono un cavaliere onorato.
DOTTORE Io non sono un ragazzo.
CAVALIERE Saprà la signora Doralice il torto che voi mì fate (va da Doralice).
DOTTORE Voglio dire alla signora Contessa in qual concetto mì tiene il signor Pantalone (va da Isabella).
PANTALONE Oh che bestie! Ma stimo quel vecchio matto. Se pól dar! Come che el se mette anca ello in riga de protettor! E mia fia col Cavalier che la serve? E quel matto de mio zènero lo comporta? Questi xé i motivi delle discordie de sta fameggia. Donne capricciose; marii senza cervello; serventi per casa. Bisogna per forza che tutto vaga a roverso (parte).