Carlo Goldoni
Le inquietudini di Zelinda

ATTO PRIMO

SCENA UNDICESIMA   Zelinda, Lindoro e Fabrizio

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SCENA UNDICESIMA

 

Zelinda, Lindoro e Fabrizio

 

FABR. Non posso bastantemente spiegarvi il contento che provo per parte vostra. V'assicuro che il veder voi così ben trattati e così ben provveduti, mi fa più piacere del bene ch'ha lasciato il padrone alla mia persona.

ZEL. Effetto della vostra bontà.

LIND. Ne sono e sarò sempre riconoscente.

FABR. Spero ch'ora voi sarete contenta.

ZEL. Ho ragione d'esserlo, e sarei al colmo della felicità, se un interno rammarico non m'inquietasse.

LIND. Qual rammarico, Zelinda mia? Parlate, vi prego, che cos'avete?

ZEL. Vi dirò, la perdita del mio caro padrone... (Non ho coraggio di dire la verità). (da sé)

FABR. Ma bisogna poi darsi pace.

LIND. Veramente egli erabuono, e abbiamo sì grandi obbligazioni verso di lui...

FABR. Ma quel buon uomo non pretende da voi il sagrifizio della vostra pace, della vostra tranquillità. Egli ha avuto intenzione di farvi felici e contenti. Vi vuol sensibili all'amor suo, ma vuol che godiate tranquillamente il bene che vi ha lasciato.

LIND. Sì, dite bene, convien darsi pace, e profittar onoratamente di sì buona fortuna. Mio padre s'è meco riconciliato, ma per cagione della famiglia, non ama ch'io vada a stare con lui. Se Zelinda è contenta, resteremo qui, abiteremo la casa che ci ha lasciato il padrone, e passeremo i nostri giorni felicemente.

ZEL. Oh sì, questo è quel ch'io desidero. Staremo da noi in casa nostra; per me, sortirò pochissimo, non tratterò con nessuno, e spero che il mio caro marito non avrà a dolersi di me, e non avrà più alcun motivo di gelosia.

LIND. No, cara Zelinda, non mi ricordate più la mia debolezza passata. So che v'ho fatto delle ingiustizie, e non ve ne farò mai più. Voglio anzi che vi divertiate, che andiate a spasso, che trattiate con chi vi pare. Vi lascierò in pienissima libertà, e non vi sarà più pericolo che vi rimproveri, che vi tormenti, né ch'abbia la debolezza di sospettare di voi.

FABR. Bravo, così mi piace, così va bene, così Zelinda sarà contenta.

ZEL. (Ah no, questa sua indifferenza mi agita, mi tormenta, e mi fa dubitare che più non mi ami). (da sé)

LIND. Fabrizio carissimo, mi viene in mente un pensiere. Noi abbiamo pane, e vino, e casa, e dieci mila scudi di capitale, ma ciò non basta per vivere comodamente. Ho qualche cosa di casa mia, ma non basta ancora per tutt'i bisogni d'una famiglia. Bisognerebbe, per istar bene, bisognerebbe metter a profitto il danaro, e far qualche buon negozietto. Voi avete pratica degli affari, voi siete galantuomo, ci siete amico, potreste unirvi con noi, viver con noi, e col nostro danaro, e colla vostra direzione...

FABR. Sì, e aggiungete che anch'io, oltre il legato de' trecento scudi, ho qualche danaro ammassato, e spero che le cose nostre anderanno felicemente.

LIND. Ah, che ne dite, Zelinda? Vi pare ch'io abbia pensato bene?

ZEL. Scusatemi, ci ho qualche difficoltà. Non intendo di far alcun torto a Fabrizio ch'io stimo e rispetto, ma per un picciolo commercio, per maneggiare un piccolo capitale di dieci mila scudi, credo che voi ed io abbiamo talento che basti.

FABR. Signora, voi ricusate la mia compagnia...

ZEL. Non è, vi dico, per farvi un torto, ma se volete che parli chiaro, lo farò. Mi ricordo quanto ho sofferto per causa vostra. Mi ricordo che mio marito è stato geloso ancora di voi, e non vorrei che vivendo insieme...

LIND. Ma vi dico, e vi protesto, e vi giuro, che non sarò più geloso.

ZEL. Mai più geloso?

LIND. Mai più.

ZEL. Non posso crederlo, e non lo credo.

LIND. Lo vedrete, e lo toccherete con mano. Sono così persuaso, talmente disingannato, che vi lascierei, come si suol dire, in mezzo un'armata.

ZEL. (Se dicesse la verità, sarei alla disperazione). (da sé)

FABR. Orsù, abbiamo tempo a pensare, e a risolvere. Disponete di me come più vi piace, io son galantuomo son vostro amico, e questo vi basti. Faccio conto d'andar subito dal notaro a prender la copia dell'articolo che mi riguarda.

LIND. Sì, e con quest'occasione, fatemi il piacere di farvi dar la copia de' nostri legati.

FABR. Ben volentieri.

LIND. Se v'è qualche spesa...

FABR. Oh, per la spesa supplirà il signor don Flaminio. E il notaro di casa. A rivederci. (Zelinda, da una parte, ha ragione. Pare impossibile che un geloso di tal natura si sia cangiato del tutto). (da sé, e parte)

 

 

 


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